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Una vicenda tutta personale viene descritta in questo nuovo articolo di Franco Gabbani, una storia che ci offre un preciso quadro sulla leva per l'esercito di Napoleone, in grado di "vincere al solo apparire", ma che descrive anche le situazioni sociali del tempo e le scorciatoie per evitare ai rampolli di famiglie facoltose il grandissimo rischio di partire per la guerra, una delle tante. 

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per pubblicare scrivere a: spaziodonnarubr@gmail.com
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Domenica 7 Luglio mercatino di Antiqua a San Giuliano T
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Ripafratta, 12 luglio
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Bagno degli Americani di Tirrenia
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Molina di Quosa, 8 luglio
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Casciana Terme Lari-Pontedera, 12 luglio-3 agosto
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Alzarmi prestissimo al mattino
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esco subito in giardino
e abbevero i fiori
Mi godo la piacevole
sensazione
del frescolino .....
Nel paese di Pontasserchio la circolazione è definita "centro abitato", quindi ci sono i 50km/ h max

Da dopo la Conad ci sono ancora i 50km/ h fino .....
Redazione-Il Riformista
Chi è Yulia Navalnaya, la moglie di Navalny attacca Putin: “Avvelenato con il Novichok, prenderò suo posto”

19/2/2024 - 23:52

Chi è Yulia Navalnaya, la moglie di Navalny attacca Putin: “Avvelenato con il Novichok, prenderò suo posto”

“Navalny ucciso col Novichok”.

E’ quanto denuncia, in sintesi, Yulia Navalnaya moglie di Alexei Navalny, l’oppositore russo morto a 47 anni in circostanze misteriose mentre era detenuto in un carcere in Siberia. La versione ufficiale è quella del malore dopo una camminata. Il Novichok è l’inconfondibile impronta degli apparati di sicurezza russi, un vero e proprio “piatto tipico” utilizzato anche durante la guerra in corso in Ucraina. Si riferisce a una classe di neurotossine sviluppate in Unione Sovietica e in Russia negli anni ’80 e ’90.

Possono essere somministrate in varie forme (liquida, polvere, aerosol) e una volta inalate o entrate a contatto con la pelle possono portare alla morte in pochi minuti.
La moglie di Navalny, in un video pubblicato sui social, è convinta che le autorità russe non stiano consegnando il corpo del marito, perché vogliono far sparire le tracce del delitto.

“Mio marito non poteva essere spezzato, ed è esattamente per questo che Putin lo ha ucciso. Vergognoso, codardo, non osa guardarlo negli occhi o semplicemente pronunciare il suo nome”, denuncia nel video-messaggio diffuso sui social. “In modo altrettanto vile e codardo, ora (le autorità russe) nascondono il suo corpo, non lo mostrano a sua madre, non lo restituiscono, mentono pateticamente, e aspettano che le tracce dell’ennesimo Novichok di Putin scompaiano”, ha aggiunto la vedova, riferendosi all’agente nervino con cui era stato avvelenato il marito nell’agosto del 2020.
“Noi sappiamo perfettamente perché Putin ha ucciso Aleksej tre giorni fa, ve lo diremo presto. Scopriremo esattamente chi e come ha compiuto questo crimine. La cosa più importante che possiamo fare per Aleksej è combattere” ha garantito.

Navalny e l’avvelenamento nel 2020: morti i due medici che lo salvarono
Nell’agosto del 2020 subì un tentativo di avvelenamento con il Novichok. Un avvelenamento che avvenne dopo che la fondazione di Navalny aveva aperto uffici in tutta la Russia in vista delle elezioni regionali di settembre dove peraltro i candidati che aveva sostenuto hanno successo insperato. Navalny viene salvato per una serie di circostanze fortuite e due dei medici che lo hanno curato al pronto soccorso di Omsk, dove il suo aereo aveva fatto un atterraggio di emergenza a causa dei violenti sintomi, sono in seguito morti, guarda caso, in circostanze fortuite.

 La moglie di Navalny: “Continuerò il suo lavoro”
“Continuerò il lavoro di Alexei” ha aggiunto la donna. “Voglio vivere in una Russia libera, voglio costruire una Russia libera”. “Tre giorni fa Vladimir Putin ha ucciso mio marito.

Putin ha ucciso il padre dei miei figli. Con lui ha voluto uccidere la nostra speranza, la nostra libertà, il nostro futuro”. Putin, sottolinea Navalnaja, ha portato via Navalny  non solo dalla sua famiglia, ma da quella di tutti i russi, confinandolo in un luogo estremo oltre il Circolo polare artico: “Ha voluto uccidere la prova che la Russia può essere diversa”. In questi anni, racconta, “sono sempre stata accanto ad Aleksej, e ne sono stata felice. Ma adesso voglio stare al vostro fianco, perché so che avete perso tanto quanto ho perso io.

Aleksej è stato ucciso in prigione dopo essere stato torturato e tormentato per tre anni”. Passa poi a ricordare le innominabile ristrettezze a cui era costretto, privato persino della possibilità di scrivere una lettera ai figli.
 






Fonte: Redazione
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