none_o


Il 15 novembre p.v. L'Amministrazione Comunale di San Giuliano Terme apre la stagione del Teatro Rossini di Pontasserchio, con la direzione artistica di Martina Favilla - Presidente dell’Associazione Antitesi Teatro Circo. Una proposta artistica originale e di grande rilevanza, sostenuta dal Comune di San Giuliano Terme, Regione Toscana, Ministero della Cultura, che posiziona la città di San Giuliano Terme come area della cultura e della multidisciplinarietà con particolare attenzione all’inclusione sociale e alle nuove generazioni, con metodologie innovative. 

E non c'è da cambiare idea. Dopo aver sostenuto la .....
. . . sul Foglio.
Secondo me hai letto l'intervista .....
L'intervista a Piazza Pulita è di 7 mesi fa, le parole .....
Vedi l'intervista di Matteo Renzi 7 mesi fa da Formigli .....
per pubblicare scrivere a: spaziodonnarubr@gmail.com
per pubblicare scrivere a: spaziodonnarubr@gmail.com
per pubblicare scrivere a: spaziodonnarubr@gmail.com
per pubblicare scrivere a: spaziodonnarubr@gmail.com
Arabia Saudita
none_a
Incontrati per caso...
di Valdo Mori
none_a
Dalla pagina di Elena Giordano
none_a
storie Vere :Matteo Grimaldi
none_a
Indaco il colore del cielo
non parimenti dipinto
Sparsi qua e là
come ciuffi di velo
strani bioccoli di bambagia
che un delicato pennello
intinto .....
tutta la zona:
piscina ex albergo
tutto in stato di abbandono

zona SAN GIULIANO TERME
vergogna
per pubblicare scrivere a: spaziodonnarubr@gmail.com
LORENZA MAZZETTI UNA DONNA TANTE IDEE

28/2/2024 - 8:14


«Non sono una scrittrice, ho scritto dei libri. Non sono una pittrice, ho dipinto dei quadri. Non sono una regista, ho diretto dei film».

Lorenza Mazzetti e’ nata a Roma nel 1927, ma ha trascorso l’infanzia in Toscana a Rignano sull’Arno - teatro della strage della famiglia
Einstein - e qui viene sepolta nel 2020 accanto ai suoi parenti.


La sua biografia è sconvolgente, la sua opera letteraria e cinematografica rara e preziosa. Orfana di madre dalla nascita e presto anche di padre, Lorenza va a vivere ancora bambina, insieme alla sorella gemella Paola, vicino a Firenze, nella villa della zia paterna, Mina Mazzetti, sposata al cugino di Albert Einstein. Qui trascorre anni felici, in compagnia delle cugine e dei ragazzini dei contadini che ruotano attorno alla villa, fino a quando nell’agosto del ’44, un attimo prima di lasciare l’Italia, una squadra delle SS trucida Mina Mazzetti e le sue figlie. Lo zio Robert, che era stato convinto a nascondersi pochi giorni prima, si suiciderà l’anno dopo. Lorenza, sopravvissuta in quanto non ebrea, racconta quegli anni ne Il cielo cade, uscito nel ’62 e vincitore del premio Viareggio. 
Lorenza Mazzetti si trasferisce subito dopo la seconda guerra mondiale a Londra, dove fa la cameriera e studia alla Slade School of Fine Arts. Ha pochissimi soldi, ma molte idee: tra il 1952 e il 1953, rubando alla scuola l’attrezzatura e la pellicola, realizza clandestinamente il suo primo cortometraggio, K, ispirato a La metamorfosi di Kafka, che le permette di farsi conoscere nel mondo del cinema londinese. Il film anticipa il manifesto del Free Cinema, che la stessa Mazzetti firma nel 1956 con Lindsay Anderson, Tony Richardson e Karel Reisz. Il movimento del Free Cinema fu una delle onde nuove più trascinanti della cultura europea che ha segnato, con le sue storie di periferie malinconiche e giovani qualunque, il cinema contemporaneo, Ken Loach compreso. Grazie al sostegno di Denis Forman, direttore del British Film Institute, e all’aiuto dello stesso
Anderson, gira poi Together (1956), che partecipa alle prime proiezioni del Free Cinema e al Festival di Cannes, ottenendo una Mention au film de recherche. Tornata in Italia per vedere la sorella, ma con l’intenzione di tornare nella capitale inglese, Lorenza si ferma a vivere a Roma sopraffatta dal tragico ricordo della strage della sua famiglia adottiva e cade in una profonda crisi depressiva. Dopo essersi ripresa grazie a un lungo periodo di cure, inizia a scrivere il romanzo autobiografico "Il cielo cade". Negli anni '60 Lorenza Mazzetti inizia una collaborazione con "Vie nuove", rivista del Partito comunista, tenendo una rubrica settimanale, invitando i lettori a parlare dei propri sogni, che interpreta insieme allo psicanalista junghiano Vincenzo Loriga. Gli interventi su "Vie Nuove" verranno raccolti nel volume "Il lato oscuro. L'inconscio degli italiani", pubblicato nel 1969. Nello stesso anno esce "Uccidi il padre e la madre", romanzo esistenzialista che racconta la storia di una ragazzina iper-rivoluzionaria che, entrata in una stazione per partire e lasciare tutto, non riuscirà mai più a uscirne. Sempre a Roma Lorenza Mazzetti dirige il Puppet Theatre – un Teatro di burattini per bambini – e si dedica anche alla pittura. Nel 2014 pubblica il racconto dei suoi anni nella capitale inglese nel libro Diario londinese.
Una vissuto segnato dalla tragedia quello di Lorenza Mazzetti, ma anche brulicante di ingegno creativo e popolato da amici artisti come Pier Paolo Pasolini, Bernardo Bertolucci, Marguerite Duras, Elio Vittorini, Albert Camus, Cesare Zavattini, Gian Maria Volonté e molti altri, destinati a restare per sempre nella sua quotidianità.
•   Il cielo cade (1961)
•   Album di famiglia, Diario di una bambina sotto il fascismo, 2021 • Con rabbia (1963)
•   Uccidi il padre e la madre (1969); pubblicato nel 2016 in una nuova edizione con il titolo Mi pu  prestare la sua pistola per favore?
•   Il lato oscuro, Tindalo (1969), raccolta degli interventi su Vie Nuove in risposta a lettere di lettori che chiedevano consigli di tipo psicoanalitico.
•   Il teatro dell'io: l'onirodramma. I bambini drammatizzano a scuola i loro sogni (1975)
•   Diario londinese (2014)
Londra, metà anni Cinquanta. Abbandonata in un locale dell’accademia universitaria, dove per la sua tenacia è riuscita ammessa, una ragazza italiana ruba l’attrezzatura per girare un film. Comincia così il movimento del Free Cinema inglese. La ragazza era Lorenza Mazzetti e in Diario londinese racconta tutto quello che successe intorno alla preparazione del suo film Together, il primo documento del Free Cinema. Racconta dei giorni e delle persone che, assieme a lei, iniziarono il movimento. «Volevo lasciare la Toscana» comincia l’autrice, perché dietro le sue spalle stava la truce tragedia. Dello zio Robert Einstein e della famiglia di lui che l’aveva adottata. Erano stati sterminati dai nazisti nel 1944, di fatto dinnanzi agli occhi di lei bambina e della sorella, forse per vendetta contro l’altro Einstein, il grande Albert. Questa storia Lorenza Mazzetti ha raccontato in un breve capolavoro, Il cielo cade, e il ricordo ritorna per lampi anche in questo diario. Ma solo come se fossero sogni che parlano di un dolore che non si quieta, perché invece questo libro è percorso da una fervida energia creatrice, felice di giovinezza e di voglia di sorprendersi. In linea con l’ardore di autenticità della nuova espressività scoperta, la prosa di queste pagine è voluta senza orpelli e senza aggettivi: un racconto verità che staglia immagini, non narra eventi, per consegnare, sullo sfondo di una metropoli che non ha sonno, il ritmo di un meraviglioso momento dell’intelligenza e della vita.

 

Paola Bernardini

+  INSERISCI IL TUO COMMENTO
Nome:

Minimo 3 - Massimo 50 caratteri
EMail:

Minimo 0 - Massimo 50 caratteri
Titolo:

Minimo 3 - Massimo 50 caratteri
Testo:

Minimo 5 - Massimo 10000 caratteri

1/3/2024 - 20:22

AUTORE:
AUTRICE Matilde Baroni

Negli ultimi anni della sua lunga vita Lorenza Mazzetti con suo marito, entrambi anziani, trascorrevano alcuni periodi estivi a Bolsena accanto a quel placido lago. Io spesso ero ospite di un'amica e lì vedevo passare e li riconoscevo. Sapevo della complessità della vita di Lorenza a partire dalle sue opere e dalle comuni amicizie romane. Lei non mi conosceva. Erano tutti e due minuti e lui da un certo punto nel camminare si aiutò con un bel bastone. Camminavano vicini, lentamente come di chi non ha fretta; eppure lei di cose nella vita ne aveva già fatte proprio tante andando forse sempre di quel passo. Camminavano lentamente ma non apparivano incerti e anche a chi non li conosceva davano un senso di grande forza, e forse di pace.
I loro vestiti erano difficilmente catalogabili, ma sicuramente se li guardavo con attenzione potevo intravedere stoffe buone, scarpe comode , adatte; e tutto rimandava a colori e fatture di mondi lontani. Per qualche anno questa coppia è stata per me che la osservavo, dai vari baretti in cui ro seduta, una parte essenziale del paesaggio di quel lungolago semplice e quieto.
Si può trasmettere quello che si è anche senza parlare; così anche facendo una piccola passeggiata.
Cioè semplicemente essendo.