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La Pro Loco Ripafratta “Salviamo La Rocca” organizza per sabato 18 maggio una conferenza dal titolo “Crocevia di cammini - Il confine pisano-lucchese tra itinerari e cammini, beni storici, turismo sostenibile e volontariato culturale”. L’evento si terrà a Villa Roncioni, nel borgo di Pugnano, comune di San Giuliano Terme, alle ore 10

. . . il sig Marino vuole metter becco dove da anonimo .....
Correva voce, al Circolo, che Bruno della Baldinacca .....
Il tuo forse lo ha guadagnato ultimamente ed il mio .....
Cara manuela
io non so con esattezza i pro e i contro .....
per pubblicare scrivere a: spaziodonnarubr@gmail.com
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di Mario Lavia
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di Biancamaria Coli seg. PD Circolo di Nodica
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di Umberto Mosso
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IMMAGINA San Giuliano Terme
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Crollo mura di Volterra; mozione di Pieroni (Pd)
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A cura di Erminio Fonzo
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da Museo del Bosco
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Di Gavia
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di Michelle Rose Reardon a cura di Giampiero Mazzini
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Dal 17 al 19 Maggio ore 10.00 - 20.00
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Forum Innovazione di Italia Economy" II EDIZIONE
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Valdottavo, 17 maggio
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Pisa: quartiere delle Piagge
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Pisa, 16 maggio
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Credevo di riuscirci mare
Ma non ti potei solcare
Ma è vero giuro è vero
Pur cambiando la vela e mura
Se gira il vento dritta
Al cuore
Per amarti .....
La Proloco di San Giuliano Terme, attenta alla promozione e alla valorizzazione dell'ambiente indice il concorso "il giardino e il terrazzo più bello" .....
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Er tornaonto!

4/3/2024 - 20:16


 Er tornaonto


A’ tempi dell’ongresi e lle sanzioni,
‘vando ar potere c’era Testa mónda,
si sartava merende e ccolazioni,
e lla buzza ‘un era tanto tonda.
 
Tornato Tullio a ccasa cor barchetto
co’ una presacchiata di tinchette, 
che misse ‘nsieme ‘un erin più d’un etto,
si disse che venivin bone fritte.
 
Olio ‘un c’era neanco per e llume,
er grasso ito tutto era ‘nder mózzo,
e pesci allòra ributtò ‘nder fiume.
 
Le tinche tutte ‘n coro cor singhiozzo,
scampate a ‘vella brutta fine truce,
gridonno, pinn’all’aria: “Viva ‘r Duce!”
 
 
Siamo seri ora e godiamoci, nel ricordo e dallo scritto, del chimerico "Risotto sulla tinca".
 
Questa ricetta mi è stata data dal caro e rimpianto amico Giuliano, figlio di Menotti, colui che diede il nome all’altrettanto rimpianto ristorante in quel meraviglioso e incantevole luogo di riposo e di ristoro sul lago di Massaciuccoli, dove l’indimenticato fondatore ha pescato e cacciato per notai e braccianti, per gitanti e professori e dove le tinche e i lucci saltavano dall’acqua nella padella o sulla brace e dove le folaghe e i germani piovevano dal cielo nei tegami o nelle pentole.

Risotto sulla tinca
La tinca è uno dei più bei pesci del lago. Il colorito è brunoverdastro o bruno-olivastro, la pancia dorato-giallastra a volte con riflessi rossicci e l’iride rosso vivo. Come tutti i pesci dalle minute e minutissime scaglie, (vedi per tutti l’anguilla) la sua è una carne prelibata, tenera e grassa. La pesca è simile a quella della carpa, anche se con la canna è meglio usare come esca vermi di terra, e questa è la preparazione del pescato.
“Prima di tutto andrebbe trovata una tinca femmina pregna perché le uova sono decisive per la riuscita del piatto. Il pesce va pulito al solito modo e lasciato intero. Si fa un battuto fine di tutti gli odori in piccola parte: l’odore delle erbe aromatiche non deve superare quello del pesce! Si usa l’immancabile prezzemolo, l’aglio, la cipolla, il sedano, la prezia e il pepolino. Si fanno soffriggere e rosolare pochissimo in olio di oliva, si mettono pomodori freschi spellati, sale pepe e peperoncino e si fa cuocere a fuoco basso. Non si gira mai la tinca, eventualmente si scuote la padella, e si cuoce per un’ora, sempre a fuoco basso. Fin qui la preparazione è simile a quella che si fa, sempre con la tinca, in un altro tipico e delizioso piatto: tinca con i piselli. A noi interessa il risotto quindi andiamo avanti con la parte più difficile: la spolpatura. Il pesce cotto deve essere tolto “intero” dal tegame e spolpato “a mano” e “alla svelta” perché non deve freddare. Si levano religiosamente le uova, se presenti, mentre la testa, le grosse lische, le pinne e la coda si mettono di nuovo al fuoco in un pentolino d’acqua. Bisogna fare attenzione alle piccole lische biforcute che farebbero decadere il risultato finale se trovate in bocca e si rimette tutto al fuoco, polpa e uova, per altri quindici minuti. Aggiunto poi il riso necessario, si cuoce aggiungendo l’acqua colata del brodetto degli avanzi e ci viene in mente un detto di padule: “Disse la tinca al luccio: vale più la mi’ testa der tu’ buzzo!” . Un motivo ci deve essere!
Mi raccomando: l’acqua va aggiunta poca alla volta perché venga assorbita piano piano e non arrivare alla fine che, per eliminarla, il riso stracuocia”.
Grazie Giuliano, attramagliami du’ angioli ‘ndove siei, che ci vieng’anch’io, prim’o ppoi!
 
 
 
 
 

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6/3/2024 - 18:19

AUTORE:
Massimo cerri

Vi era il mese più propizio per la pesca della tinche Maggio e per il luccio settembre! La zona di casina era più ambita per la tinca, mentre i chiari erano il luogo ideale per il cucchiaino! Bei tempi quando il lago era una ricchezza.

5/3/2024 - 20:45

AUTORE:
Giò

Se la tinca era la regina delle acque, il luccio non poteva che essere il re
Tinca in camicia e luccio in pelliccia
È meglio essere capo di luccio che capo di storione
Tinca di maggio e luccio d'ottobre, per via del cambiamento climatico...
Provebi toscani o italiani...ma quelli di mezzo li capisco poco...