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Una vicenda tutta personale viene descritta in questo nuovo articolo di Franco Gabbani, una storia che ci offre un preciso quadro sulla leva per l'esercito di Napoleone, in grado di "vincere al solo apparire", ma che descrive anche le situazioni sociali del tempo e le scorciatoie per evitare ai rampolli di famiglie facoltose il grandissimo rischio di partire per la guerra, una delle tante. 

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per pubblicare scrivere a: spaziodonnarubr@gmail.com
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Ripafratta, 12 luglio
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Bagno degli Americani di Tirrenia
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Molina di Quosa, 8 luglio
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Casciana Terme Lari-Pontedera, 12 luglio-3 agosto
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San Giuliano Terme, 30 giugno
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Alzarmi prestissimo al mattino
è un'adorabile scoperta senile
esco subito in giardino
e abbevero i fiori
Mi godo la piacevole
sensazione
del frescolino .....
Nel paese di Pontasserchio la circolazione è definita "centro abitato", quindi ci sono i 50km/ h max

Da dopo la Conad ci sono ancora i 50km/ h fino .....
Di Umberto Mosso
Impara l'arte e spara da una parte

14/3/2024 - 11:15


IMPARA L’ARTE E SPARA  DA UNA PARTE.

Ho avuto grandi maestri d’arte, Afro Basaldella, Walter Lazzaro, Gastone Novelli  e tanti altri che oggi trovate esposti nelle più importanti gallerie pubbliche d’arte moderna e contemporanea.  Al di là delle tecniche da loro ho imparato anche quanto sia sbagliato confondere il genio artistico con la vita privata della persona che lo incarna. Si può essere artisti sublimi e mediocri o brutte  persone. 

I miei maestri erano anche ottime persone. Penso, invece, a  Gabriele D’Annunzio, del quale non condivido una sola idea politica, ma che trovo un poeta sublime, che spesso recito tra me e me benedicendo i professori che ci costrinsero a imparare a memoria La pioggia nel pineto o I pastori.

Jorit è un artista in possesso di un’ottima tecnica, i suoi ritratti giganteschi lasciano ammirato chi apprezza  la figura umana riproposta come una cover. Come street artist preferisco Banksy, ma non disprezzo il suo lavoro.

Metto in chiaro questo perché ieri, ascoltando una sua intervista su Radio 24, ho pensato che il suo supposto pacifismo, tutto sbilanciato a favore del guerrafondaio Putin, sia in realtà il peggior bellicismo e il più cattivo servizio che si possa fare alla pace. 

Continuava a ripetere che Putin non era il diavolo, il cattivo sanguinario che l’Occidente vuole far credere, ma che agiva solo per riparare i torti fatti alla Russia, alle vessazioni subite dai russofoni nel Donbass ad opera di un regime, quello ucraino, nazionalista e di destra, alle provocazioni bellicose della Nato che, Usa in testa, avevano scatenato la guerra sacrificando il popolo ucraino.

Inutile ripetere la sequela di falsità, di travisamenti della storia e di mistificazioni della cronaca che sembravano i riassunti dei  comunicati del Cremlino mandatI a memoria. La guerra per procura, il nazionalismo filonazista ucraino, la malvagità dell’Occidente che ha costretto Putin a difendersi dai nemici del sistema e dell’integrità territoriale russa. Proprio come se l’Ucraina avesse invaso la Russia e la Nato si stesse preparando a farlo mandando avanti il prezzolato Zelensky.

Una stampa e una figura, per restare nella metafora artistica, della dottrina aggressiva ed espansionista  del  più grande imperialista contemporaneo.

Morale, l’Occidente fa orrore, la Russia è migliore.

A nulla serviva che l’intervistatore gli chiedesse cosa pensasse della morte di circa 200 giornalisti “casualmente” scomparsi nell’era Putin, dell’incarcerazione o della morte di migliaia di oppositori politici, delle violenze estreme, non casuali, ma programmate, contro la popolazione civile in Ucraina vittima di una invasione in violazione di confini internazionalmente riconosciuti.

Jorit continuava a ripetere come un disco rotto due soli concetti: “non è questo il punto”, la vecchia tecnica del benaltrismo di chi non sa rispondere, e “non do giudizi di merito su Putin”, ma intanto ne dava contro gli ucraini, aggiungendo che Putin non è il cattivo che solo la propaganda occidentale vuole far credere.  

Risposte ridicole per la loro evidente contraddittorietà che dimostrano, oltre che una perdita culturale, anche quella della ragione. Difronte all’evidenza dei fatti cui gli si chiedeva di esprimersi, sia su un regime dittatoriale che non gli avrebbe permesso di  manifestare le sue idee bizzarre come può fare qui, sia di indicare chi fosse l’aggressore e chi l’aggredito, Jorit cambiava discorso.

“Non mi occupo di questo”, continuava a dire, “io mi occupo di chiedere pace”. La pace secondo Putin, che comporta la sottomissione dell’Ucraina, l’annientamento della sua libertà e indipendenza, da sopprimere in un bagno di sangue sia ora e, non sia mai, che dopo una sua resa alla massima prepotenza che dilagherebbe oltre l’Ucraina.

Non riesco a credere che gente ragionevole possa pensare davvero che la resa dell’Ucraina porti la pace. La storia per loro non è stata maestra di vita. 

La Crimea è stata nel 2014 come i Sudeti concessi a Hitler, l’Ucraina sta oggi come la Polonia nel ’39, l’aiuto fraterno di Putin nel Dombass  è nello stesso stile sovietico portato in Ungheria nel ’56 o in Cecoslovacchia nel ’68. 

Nell’attesa di una risposta intanto Jorit si fa la foto ricordo col vecchio buon diavolo “dal quale non ho preso in centesimo” ripete. Se è così, e non abbiamo ragione di non credergli, si tratta proprio di una passione malsana, a conferma che  non bisogna mai confondere il genio artistico con la personalità di chi lo incarna.

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