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La Pro Loco Ripafratta “Salviamo La Rocca” organizza per sabato 18 maggio una conferenza dal titolo “Crocevia di cammini - Il confine pisano-lucchese tra itinerari e cammini, beni storici, turismo sostenibile e volontariato culturale”. L’evento si terrà a Villa Roncioni, nel borgo di Pugnano, comune di San Giuliano Terme, alle ore 10

. . . il sig Marino vuole metter becco dove da anonimo .....
Correva voce, al Circolo, che Bruno della Baldinacca .....
Il tuo forse lo ha guadagnato ultimamente ed il mio .....
Cara manuela
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di Mario Lavia
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di Biancamaria Coli seg. PD Circolo di Nodica
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di Umberto Mosso
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IMMAGINA San Giuliano Terme
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Crollo mura di Volterra; mozione di Pieroni (Pd)
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A cura di Erminio Fonzo
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da Museo del Bosco
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Di Gavia
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di Michelle Rose Reardon a cura di Giampiero Mazzini
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Dal 17 al 19 Maggio ore 10.00 - 20.00
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Forum Innovazione di Italia Economy" II EDIZIONE
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Valdottavo, 17 maggio
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Pisa: quartiere delle Piagge
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Pisa, 16 maggio
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Credevo di riuscirci mare
Ma non ti potei solcare
Ma è vero giuro è vero
Pur cambiando la vela e mura
Se gira il vento dritta
Al cuore
Per amarti .....
La Proloco di San Giuliano Terme, attenta alla promozione e alla valorizzazione dell'ambiente indice il concorso "il giardino e il terrazzo più bello" .....
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Breve storia di Burgundo Leoli, Ussaro pisano
di Franco Gabbani e Sandro Petri

18/3/2024 - 18:42

 
In questo nuovo articolo di Franco Gabbani le vicende storiche, incentrate tra la fine del '700 e l'inizio dell'800, travalicano i confini della Valdiserchio, come già accaduto in diverse occasioni, e d'Italia, espandendosi in Europa.
E' la storia di un giovane costretto a seguire la carriera militare per problemi e ripicche amorose, con l'inevitabile nefasta conclusione, raccontata utilizzando le stesse parole dell'ussero, che ci danno uno spaccato di un'esistenza iniziata negli agi della famiglia gentilizia e terminata sui campi di battaglia
Sandro Petri 
  
BREVE STORIA DI BURGUNDIO LEOLI, USSARO PISANO
 
di Franco Gabbani
 
Protagonista di questa ricerca non è un personaggio della Valle del Serchio, ma un giovane pisano la cui vicenda mi ha molto colpito per la sua singolarità.
Si tratta di Burgundio Leoli, un pisano al servizio della Francia, entrato nel reggimento degli Ussari non per la coscrizione obbligatoria, né come volontario per ambizione di carriera militare: anche se l’appartenenza all’Armata napoleonica esercitò un indiscutibile fascino su molti giovani, soprattutto rampolli dell’aristocrazia.
 
Ma andiamo per ordine.
 
Burgundio era nato il 5 aprile 1794 dall’unione del Cavalier Angiolo Leoli con la Nobile Lucrezia Silvatici.

La sua famiglia, originaria dal Castrum Leguli, oggi conosciuto col toponimo di Legoli, era (ed è ancora oggi) tra le discendenze gentilizie più antiche ed illustri della città di Pisa, iscritta nel libro d’Oro della Nobiltà Italiana con il titolo di patrizi di Pisa.

Burgundio entrò giovanissimo tra i cavalieri di Santo Stefano e tutto lasciava supporre che avrebbe avuto una vita tranquilla tra le numerose proprietà della famiglia e gli incarichi nell’Ordine stefaniano. Il destino, però, dispose diversamente.
 
Elisa Baciocchi, sorella di Napoleone Bonaparte, colpita dalla prestanza del giovane Leoli, lo volle come paggio della sua corte.
In occasione del suo trentaquattresimo compleanno, il 3 Gennaio 1810, Elisa diede, nei saloni del palazzo reale di Pisa, un ballo figurato e il paggio Burgundio interpretò Cupido, “il dio alato, saettatore di cuori” che “nella nudità dovette impressionare non poco la stessa Granduchessa, tanto da dar esca ai pettegolezzi dei salotti fiorentini”.
 
Ma le profferte amorose della non avvenente sorella dell’Imperatore francese non erano ricambiate dal giovane pisano, il suo cuore batteva per la contessa Marianna Montecatini, considerata la bellezza più compiuta di Firenze.
Marianna, che al ballo aveva fatto la parte di Venere, era sposata con il marchese Giovan Lorenzo Montecatini, ma non disdegnava le attenzioni dell’attraente giovane: i due, infatti, si frequentavano a Palazzo Pitti, essendo la Montecatini Dama di compagnia della Granduchessa.
 
Di fronte alla passione non corrisposta e dopo aver sorpreso i due innamorati in intimo colloquio, la Baciocchi, per ripicca, pretese e ottenne dal fratello che il suo paggio fosse assegnato ad un bataillon de marche con destinazione la Russia, dove l’Imperatore era impegnato nella omonima campagna.
Burgundio fu avviato al deposito del nono reggimento Ussari a cavallo, di stanza a Schelestadt non lontano da Strasburgo.
L’inimicizia di Elisa segnò drammaticamente il futuro del giovane nobile, precipitando nella “disgrazia” anche l’intera famiglia, sulla quale, dopo l’allontanamento di Burgundio, cadde la collera della principessa Baciocchi.
 
Nell’archivio della famiglia Leoli sono conservate le lettere intercorse tra Burgundio e i suoi familiari, ad iniziare dal 31 Maggio 1812, giorno della sua partenza da Bologna.
 
Alcune lettere sono rivolte alla madre per rassicurarla sulla sua buona salute e  testimoniano l’affettuoso legame che il giovane ussaro aveva con i familiari, in tutte c’è sempre un particolare ricordo rivolto alla sua Mariannina e raccomanda alla mamma che vada lei stessa o mandi qualcuna delle sue sorelle a Viareggio per sollevarla dall’angoscia del distacco.
In altre racconta la quotidianità, la tranquillità dei suoi soggiorni a Schelestadt, Fulm, Magonza, Erfurt, Dresda.
 
Il soggiorno  a Schelestadt, nonostante l’animo poco ospitale della popolazione, è in complesso gradito a Burgundio, come si legge nella lettera del 4 luglio 1812, diretta alla madre: “non potrei veramente star meglio, giacchè sono circondato da dei superiori e da compagni che mi amano… Dal giorno che sono arrivato in questo paese a questo oggi è quasi sempre piovuto. La città in se stessa sarebbe assai bella, avendo delle passeggiate assai gradevoli; ma gli abitanti son sì zotici che non ho trovato un amico”.
 
In una delle prime lettere al padre lo informa di quanto sia costoso l’equipaggiamento per un ussaro, dai 45 Luigi d’oro per  il cavallo e i suoi finimenti, ai 1216 Franchi per il vestiario.
Motivo comune della sue lettere è la richiesta di denaro rivolta al padre, il quale fa di tutto per accontentare il figlio che ha contratto debiti per liquidare il conto del sarto.
Al babbo confessa, anche, che solo ora si accorge di quale difficoltà sia “tener casa”.
Non mancano mai le annotazioni di colore, di solito tutt’altro che benevole nei confronti della cittadina di Schelestadt, afflitta per di più da un freddo intenso:  “e mi hanno detto che questi non sono ancora niente a paragone con quelli che devono venire… nella mia camera  ci ha una stufa, la quale sta accesa dalla mattina alla sera, e nonostante non serve.  
Non si vede che neve e ghiaccio, si sdrucciola nelle strade come in una ghiacciaia”.
 
E più avanti scrive: “Non so come la Mamma non voglia credere che non si trova società in questo paese, essendo ben facile a capire che è un paese da cani.
Noi Uffiziali ci facciamo un dovere di non salutare i paesani giacchè sono degli orsi”.
 
Il 19 Settembre  1812 scrive:”si crede che le nostre truppe sieno entrate a Mosca, e questo mi farebbe molto piacere perché vorrebbe dire che fra poco saremo a Pietroburgo”.
E’ un illusione del giovane perché da Mosca avrà inizio il rapido tramonto dell’astro napoleonico e a Pietroburgo lo zar Alessandro I attenderà il tragico sfacelo della Grande Armata.
Non sa ancora che Napoleone, entrando in Mosca, il 15 Settembre, l’aveva trovata in fiamme e senza abitanti, e che, dopo aver aspettato 5 settimane lo zar, per intavolare trattative di pace, il 19 ottobre 1812 aveva ordinato la ritirata: dei 600 mila uomini arruolati: ne torneranno 100 mila.
 
Nelle  parole di Burgundio, nonostante sia sempre animato da sicure prospettive di onore e di gloria, c’è anche una grande nostalgia della casa e della famiglia che spesso lo prende con maggiore acutezza del solito: “voglio credere che adesso saranno tutti a Lari (dove i Leoli passavano le vacanze in un loro palazzo), luogo delle mie delizie dove più volte mi sono divertito in seno alla mia amabile famiglia.
Questo però non vuol dire che io non abbia speranza di tornarvi …” e più avanti
“Quanto mangerei volentieri un fico dottato con una buona pesca: cose delle quali son privo da due anni”.
Chiede anche di sapere “se la Granduchessa e il Principe si ritrovano sempre a Firenze, se i medesimi mostrano sempre della collera contro la famiglia”.
Più volte, nelle sue lettere ricorre il pensiero alla sua donna, ed in un poscritto prega ancora la mamma di fare frequenti visite alla “disgraziatissima” sua Mariannina.
Questa affermazione fa supporre che anche la contessina sia stata vittima delle gelose ire della Granduchessa.
 
Il 23 Giugno 1813 scrive di aver passato il Reno a Magonza, di essere vicino a Fulm, in marcia verso Dresda.
E’ a Dresda che Napoleone, dopo aver ricostituito in fretta un esercito di 180 mila uomini, il 26/27 Agosto sconfigge i Prussiani.
Sarà la sua ultima grande vittoria sul suolo tedesco.
Da Dresda, il nostro giovane ussaro informa il padre: “ci siamo battuti e il nemico è stato battuto… il nostro povero reggimento ha perduto seicento uomini. 
Adesso ci siamo ritirati sopra a Dresda  e non sappiamo cosa sarà di noi.
Sono 40 giorni che non ho passato una  notte sotto un tetto, siamo tutti i giorni bivaccati o in piano o in boschi orribili, il tempo ci è talmente contrario che i nostri abiti marciscono sopra di noi.
Basta si spera di avere la pace la quale darà fine alla miseria”.                  
Nell’ottobre gli eserciti alleati si riuniscono e sconfiggono Napoleone a Lipsia: Burgundio partecipò alla ritirata, raggiungendo Coblenza, dove le forze francesi si fermarono in un villaggio sulle rive del Reno.
Il 10 Novembre 1813 scrisse: “Caro babbo vorrei poterli spiegare tutte le mie pene e tutto quello che ho sofferto in tutta questa disgraziata campagna… solo li basti che il buon Dio mi ha voluto salvo, ed a lui io devo renderne grazie, cosa che non cesserò mai di fare come pure al mio S. Protettore”.
 
Qui si concludeva la corrispondenza, perché il 4 Gennaio 1814, Burgundio Leoli, Ussaro pisano, moriva in un ospedale di Hasselt per una “febbre putrida”, forse tifo.
 
Questa storia, che era iniziata con la prospettiva di un futuro sereno e felice per il nostro protagonista, si chiude con una lettera da Hasselt in cui si annuncia la morte del non ancora ventenne Burgundio, di colui che fu bel paggio alla Corte Granducale di Firenze e poi luogotenente degli Ussari nella Grande Armata.
La morte ha afferrato e ha spezzato l’esistenza al nostro valoroso pisano che solo poco tempo prima scriveva “La morte non mi vole, e al contrario l’esistenza m’aspetta a grandi cose”.
 
Fonti bibliografiche:
 
Loi P., Amore, gloria e morte di Burgundio Leoli, “Rassegna periodica di informazioni del Comune di Pisa, anno IV, N. 7 – 8, Pisa 968.
 
Panajia A. – Vezzosi G., Memorie di Famiglia. Storia, curiosità, aneddoti, cronache di antiche casate pisane, Vallerini Editore,1994.
 
Panajia A., Souvenirs di un Ussaro pisano al servizio della Francia, Edizioni ETS,   2003.
 
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