Una vicenda tutta personale viene descritta in questo nuovo articolo di Franco Gabbani, una storia che ci offre un preciso quadro sulla leva per l'esercito di Napoleone, in grado di "vincere al solo apparire", ma che descrive anche le situazioni sociali del tempo e le scorciatoie per evitare ai rampolli di famiglie facoltose il grandissimo rischio di partire per la guerra, una delle tante.
Il capriccio delle stagioni è sempre stato il nemico del contadino; il sudore di un anno poteva, in poche ore, risultare inutile per una grandinata.
Per questo il contadino ha cercato di ridurre al minimo i danni provocati dal mutamento del tempo facendo previsioni basate su un miscuglio di verità, di esperienze e superstizioni provenienti dalla notte dei tempi.
A parte i “calendi” che si facevano i primi dodici giorni dell’anno che avrebbero condizionato il tempo dei dodici mesi, ma il contadino (scarpe grosse e cervello fino) aggiustava: se S. Paolo (25 gennaio) è scuro dei calendi non me ne curo!
Così come il 2 febbraio, la candelora: “per la candelora se piove o se gragnola, dall’inverno siamo fora e se sole o solicello siamo invece in mezzo al verno”. Ora si sono dimenticate certe “previsioni” a parte la stranota “se piove il terzo aprilante quaranta dì durante” o al tramonto: “aria rossa o piscia o soffia” o sulla luna: “cerchio vicino acqua lontana e cerchio lontano acqua vicina”.
Io mi attengo di più quelle sperimentate, da me coniate e dichiarate quindi veritiere: “se non è marzo sarà aprile, ma di spugnole ne fai un barile!”
Se poi qualcuno le chiama morchelle, spugnini, spugnette o spunghini è lo stesso.
Un consiglio: lavatele bene bene perché son come me: “ni garba la rena!”