Il 15 novembre p.v. L'Amministrazione Comunale di San Giuliano Terme apre la stagione del Teatro Rossini di Pontasserchio, con la direzione artistica di Martina Favilla - Presidente dell’Associazione Antitesi Teatro Circo. Una proposta artistica originale e di grande rilevanza, sostenuta dal Comune di San Giuliano Terme, Regione Toscana, Ministero della Cultura, che posiziona la città di San Giuliano Terme come area della cultura e della multidisciplinarietà con particolare attenzione all’inclusione sociale e alle nuove generazioni, con metodologie innovative.
LA DISINFORMAZIONE E LE "VITTORIE DI PIRRO..."
La notizia dello sblocco, nel Senato americano, dei 60 miliardi di aiuti militari all'Ucraina, mi ha fatto ricordare che da qualche settimana, in effetti, non propongo agli amici (e coloro che mi seguono), un aggiornamento dettagliato (insomma il mio periodico "Pippone") sulla guerra in Ucraina, la quale rischia peraltro di passare sempre più "inosservata" (e non casualmente) per gli altri eventi nel frattempo insorti, ma soprattutto per una azione sempre più pressante di "disinformazione".
Da decenni ormai, propaganda e disinformazione hanno raggiunto livelli (anche tecnici) talmente elevati, per i quali, non attrezzandoci adeguatamente con ricerca e approfondimento su una pluralità "vera" di notizie, si rischia di fare la fine dei "polli", e abboccare subito alle prime panzane che ci vengono propinate.
Nella guerra moderna infatti (dal 45 in poi), i mezzi e le tecniche di comunicazione si sono profondamente evolute fino a diventare essi stessi "strumenti di guerra". Nei decenni più recenti i social media hanno sempre più acquisito importanza, e non avendo filtri sostanziali, sono diventati da una parte importanti strumenti, per molti aspetti anche di libertà (tant'è che in taluni "regimi" vengono limitati i chiusi), ma anche "strumenti di guerra", cioè in grado di veicolare la propaganda delle parti in conflitto.
Una guerra quindi definita “ibrida”, proprio per la presenza e l’uso di strumenti cosiddetti "non convenzionali", che rendono la guerra diversa dalle precedenti più famose, in quanto combattuta sia con le armi che con l’uso estensivo e strumentale della "comunicazione".
Non tutti sanno però che la "Dezinformatsiya" è un termine usato da Stalin, e una tecnica perfezionata prima di tutti gli altri dal KGB, il potente servizio segreto dell'URSS.
La propaganda diventò così allora, ed è tutt'oggi, la forma più pervasiva della comunicazione, un’attività sofisticata che impiega informazioni vere o notizie false, volutamente e sapientemente elaborate, in modo da modellare l’opinione pubblica, attraendola verso le proprie posizioni e ideologie.
Un esempio? Mentre si attraeva l'attenzione sulla narrazione russa (infondata fino a prova contraria) della "pista ucraina" per l'attentato di Mosca, cercando di accreditare l'idea dell'equazione secondo cui qualsiasi cosa compiuta dai Russi è legittima, e tutto ciò che al contrario fanno gli ucraini (a loro difesa) è un "atto di terrorismo", si cerca di far dimenticare il passato, ed anche quanto "odio di marca islamica" si è accumulato verso la Russia da parte di gruppi fondamentalisti, (per tutto quanto compiuto dalla Russia stessa in Siria ed altri teatri di guerra), e si arriva così all'assurdo che mentre l'Isis rivendica l'attentato, in molti (quasi tutti in Russia) restano convinti che sia opera degli ucraini.
Si tende anche a dimenticare che ogni giorno, e sottolineo "ogni giorno", la Russia continua a bombardare e lanciare missili sulle città ucraine, alla media di un centinaio al giorno, con continui sconfinamenti aerei, anche su paesi terzi come i baltici. Azioni che appunto rischiano di passare inosservate per l'opinione pubblica, per una propaganda martellante, diventando di fatto "normalità", "ordinario", tipo i recenti attacchi contro le centrali elettriche ucraine, ovviamente in territorio ucraino, anche se non nei territori rivendicati come russi.
Di queste cose ormai i media europei parlano poco, ma su cui anche quelli che lo stesso Lenin definì "utili idioti" (soggetti utilissimi alla "Dezinformatsiya") tendono a glissare.
Si tratta inoltre di una strategia che nel tempo è cambiata, perché è cambiata nel frattempo la realtà, passando da una logica (mal calcolata) di "guerra lampo", che doveva concludersi con i carri armati russi che entravano in Kiev, con l'arresto di Zelensky (e la sua scomparsa), e l'insediamento di un governo "fantoccio", agli ordini del Cremlino sull'esempio del presidente bielorusso, ad una strategia di "logoramento", per fiaccare il "nemico" e costringerlo alla capitolazione.
La strategia di "logoramento" è di per sé lunga, e quindi propaganda e disinformazione devono puntare su altre "narrazioni... C'è bisogno di distrarre l'opinione pubblica con vari fatti e notizie, più o meno eclatanti, che impediscono di considerare la realtà delle cose, e ne distorcano la percezione da parte dell'opinione pubblica, in casa propria per rassicurare, sul versante opposto per frammentare il consenso e sostanzialmente indebolire i governi.
Fin dall’inizio dell’aggressione russa (parola che viene sempre furbescamente evitata) infatti, si sono susseguite comunicazioni che tendevano a sminuire il ruolo "aggressivo" di Mosca, quasi a giustificarne le azioni di guerra rendendole pressoché necessarie, trascurando nel contempo le violenze (di ogni genere) sui civili, quasi che fossero cose false o montature. A fare passare in sostanza l'idea che, tutto sommato, invadere un paese indipendente discende da una sorta di "diritto" ad avere un’area di influenza.
Taluni si sono perfino spinti a scomodare la storia, con letture ideologiche e fuorvianti, per supportare le rivendicazioni russe.
Ma la "narrazione" più recente che viene diffusa è ulteriormente cambiata, perché la situazione è in stallo.
Riepiloghiamola il motivo su cui si insiste è l'idea che "dopo il fallimento della controffensiva ucraina dello scorso anno, si sono moltiplicate sui media internazionali le notizie di un imminente e inevitabile sconfitta dell’Ucraina, provocata da una grave mancanza di uomini, armi e munizioni, oltre che da un morale pessimo, e che nel frattempo, i russi avanzano, pur lentamente ma inesorabilmente un po’ ovunque".
Si annuncia trionfalmente la conquista di nuovi villaggi come Bogdanovka e Pobeda, dopo Avdivka peraltro sempre nella regione ucraina di Donetsk (non si schiodano di lì). Il ministero della Difesa di Mosca, rivendica sullaTass l'eliminazione di 410 soldati ucraini, aggiungendo che le forze russe continuano a “guadagnare posizioni più vantaggiose”, tralasciando ovviamente le proprie perdite che sono ben più alte.
Se è vero infatti che la Russia ha lanciato più di 8.000 missili e 4.630 droni contro obiettivi in Ucraina secondo le notizie che ci vengono riportate la Russia, dall'inizio della guerra, ha perso 451.730 soldati negli attacchi in Ucraina, perché chi attacca è sempre svantaggiato. E se lo stato maggiore ucraino esagera, noi ci fidiamo di più dei servizi inglesi, che stimano le perdite in 350.000 tra morti e feriti, (la cosa trova peraltro riscontro in un superiore quantitativo di coscritti, richiamati alle armi dalla Russia, in almeno tre occasioni), ma anche dimezzato il dato resta enorme.
La sostanza è che la Russia non riesce a "sfondare", ha prodotto uno sforzo bellico enorne, che gli è costato, anche in questi ultimi mesi decine di migliaia di perdite, ma salvo pochi kilometri, negli ultimi giorni le truppe russe hanno effettuato 279 attacchi contro otto insediamenti nella regione di Zaporizhia, ma nessuno si schioda di lì, gli ucraini resistono, subiscono perdite ma i russi muoiono in quantità di gran lunga maggiore.
È ovvio che gli ucraini soffrono questa situazione, PRIMO perché non mandano i loro uomini allo sbaraglio come fanno i russi (rivelando quanto vale per loro la vita di un soldato), e SECONDO, perché effettivamente gli aiuti sono arrivati con il contagocce, e recentemente (fino a ieri) erano bloccati nel senato americano dai "trumpiani".
Di conseguenza, per i sostenitori di Putin la necessità di fare passare un altra narrazione, quella appunto della grande potenza, "inarrestabile", che è ferma perché frena le sue azioni, ma che è comunque destinata a prevalere. Questa l'idea che in sostanza si trae in generale dai vari media.
Allora PROVIAMO A RIMETTERE UN PO' IN ORDINE LE COSE, facendolo con i fatti più che con le narrazioni, aiutandoci anche con delle cartine che rendono meglio la realtà...
Le cartine sono sempre utili, primo perché sono difficilmente smentibili, essendo fondate non su propaganda ma su rilevazioni satellitari di alta definizione, e secondo perché danno una idea reale e concreta rispetto ai discorsi.
Un esempio? Uno può leggere su un giornale di una "forte avanzata" e della "occupazione di alcune città", automaticamente è portato a pensare che parti importanti di territorio siano state conquistate, che ci sia un esercito "in rotta" ed uno che avanza inesorabilmente. Quando poi si visualizza la cosa sulla catra, e si prende atto che si tratta di pochi chilometri si perviene ad una consapevolezza diversa, soprattutto alla luce di quanto sono costati quei pochi chilometri in termini di perdite.
Ripartiamo quindi daccapo, la "narrazione" alla quale siamo giunti oggi, è quella secondo cui l'Ucraina "non ha futuro", il suo destino è segnato e destinato alla resa, ovvero quello di arrendersi ad una Russia che inesorabilmente sta macinando terreno su terreno, e quindi è praticamente inutile continuare a fornire aiuti all'Ucraina, in quanto destinata a soccombere, non solo, ma soccombere "totalmente".
Ah, ce n'è anche un'altra... quella secondo cui sono gli ucraini, e non i russi, a rendere impossibile un negoziato, e quelli che lo stesso Lenin definì "Utili idioti.." continuano ad insistere su questo, nonostante che Putin dichiari "non ci arrenderemo mai", e Medvedev illustri le basi per una trattativa spiegando che Kiev "è una città russa, che ora è controllata da una brigata internazionale di oppositori della Russia, guidata dagli Stati Uniti, e che da qui nasce la minaccia all’esistenza del nostro Paese".
Tornando alle cartine, gli ultimi passi avanti dei russi, con la conqista di piccoli paesi come Avdivka, Bogdanovka e Pobeda, (nell'arco di pochi chilometri) sono stati disegnati come "grandi conquiste" territoriali, senza considerare la realtà dei fatti, ovvero che si tratta di piccoli paesi, e che la loro conquista è costata tantissimo alla Russia in termini di perdite sul campo (solo per Avdivka circa 16.000 uomini).
La Russia ha prodotto una "spinta" militare fortissima (alcuni esperti dicono "massima"), come sopra accennato, proprio nel periodo precedente alle elezioni russe (per ovvi motivi). Ora, delle perdite si può discutere, e magari anche dimezzarle, ma non si può negare che la Russia è stata costretta a precettare altri coscritti per oltre 300.000 uomini perché ci sono i decreti ad attestarlo (uno per 130.000, nello scorso autunno, e uno precedente, nella primavera 2023, per 147.000, ed altri), segno evidente che "perdite" significative ce ne sono state, ed è stato peraltro innalzato, dal 2024, anche il limite di età da 27 anni a 30, perché evidentemente con i soli "under 27" i numeri richiesti non sono più raggiungibili.
Tuttavia quegli "utili-qualcosa..." di "Leniniana" memoria, continuano a disegnare una Russia "inarrestabile" che secondo l'enfasi dei numeri avrebbe conquistato in un anno (dal marzo 2023 ad oggi) circa 500 km quadrati, di cui 100 nel primo trimestre 2024, e quando uno sente dire 500 km quadrati è portato ad esclamare "porc...".
Ora, al di là dell'enfasi dei numeri come ho detto, 500 km quadrati sembrano tanti ma sostanzialmente fanno una striscia di 100 km di larghezza per soli 5 km di profondità (il fronte est è assai superiore ai 600 km), faccio notare, solo per rendersi conto delle dimensioni, che l'estensione territoriale di una cittadina come San Giuliano Terme in provincia di Pisa, è di poco inferiore ai 100 km quadrati, con un numero di abitanti equivalente a quello di Avdivka (circa 31.000).
Questo per dare una idea, ma se passiamo alle cartine rendiamo onore alla realtà in modo più concreto, considerando che queste si fondano su rilevazioni satellitari, difficilmente smentibili...
Iniziamo, a ritroso, dalla CARTINA n.3, del Marzo 2022, questa cartina rappresenta l'inizio della cosiddetta "operazione speciale" (circa un paio di settimane dopo), e mette in evidenza tutti i territori occupati dai russi nella "prima ondata", compresa la parte al confine nord (messo a disposizione dalla Bielorussia), dalla quale l'intenzione era di arrivare fino a Kiev in pochi giorni, con il tentativo di occupare, oltre a Zaporizhzhia, anche gli altri due siti nucleari di Chernobyl a nord e Mikolayv a sud.
Anche Sumy e Karkiv sono state di li a pochi giorni occupate.
Passiamo alla CARTINA n.2, al Febbraio 2023, dopo un anno di guerra, dalla cartina si rilevano i territori ritornati in possesso degli ucraini, e quelli (evidenziati in chiaro) che proprio in quel periodo gli stessi ucraini hanno riconquistato nella zona nord, di Karkiv, e sud, di Kherson. Si nota anche, in questa cartina, l'inizio della "spinta" russa, tra Zaporizhzhia e Donetsk.
Infine la CARTINA n.1, elaborata da SW (Institute Study of War), rappresenta la situazione attuale, ovvero a fine Marzo 2024. Dalla cartina si evincono le zone attualmente occupate dai russi, oltre quelle che già controllavano prima della guerra (Crimea e parte del Donbass). Si notano altresì le zone, evidenziate con i cerchietti, nelle quali l'esercito russo sta attaccando, e nelle quali ha realizzato le conquiste territoriali declamate recentemente cui accennavo sopra (Avdivka ed altri, indicati dalle frecce in rosso).
Avdivka peraltro è a circa 12 km da Donetzk (ricompresa nel cerchietto superiore). Donetzk è capoluogo di una regione che è stata "annessa" ma che a tutt'oggi non è ancora stata conquistata per intero, anche se si sono fatti votare i cittadini (non si capisce quali) per la rielezione di Putin. Sempre nella stessa cartina non si nota (a causa della scarsa evidenziazione del fiume Dnipro) la testa di ponte che gli ucraini hanno costituito sul lato est del fiume, nella zona di Kerson, e che nonostante due tentativi massicci di respingimento, da parte russa, è ancora lì.
Non aggiungo altri commenti, se non il fatto che, sempre nella stessa cartina viene messa in evidenza l'area (attorno a Melitopol), nella quale è tutt'ora confermata e presente una forte concentrazione di partigiani, che non viene mai evidenziata da nessun commentatore.
Sinceramente, tra la situazione evidenziata con le immagini, e la percezione che fornisce la narrazione "filo russa", cioè di una marcia "inarrestabile" di Mosca verso Kiev, c'è una oggettiva differenza.
È vero che gli ucraini sono in difficoltà, sono inferiori nel numero, hanno ricevuto aiuti non omogenei tra loro, come ho detto sopra, col contagocce, molti dei quali ancora promesse, ma lo sono perché devono, anche per quel motivo, "economizzare su tutto", dalle attrezzature alle munizioni da non sprecare, comprese le vite umane (e questo, a differenza dei russi gli fa onore).
Il grosso degli aiuti è consistito in attrezzature di difesa antiaerea, che hanno consentito l'annullamento dell'80% degli attacchi ricevuti, possiamo immaginare cosa sarebbe accaduto se tutti gli attacchi fossero andati a bersaglio...
E seguendo la logica di chi sostiene di non inviare più aiuti, il risultato sarebbe stato più che immaginabile, altro che Gaza... ma questa è una mia divagazione.
A questo punto viene da chiedersi però quali siano effettivamente le condizioni migliori per costringere la Russia a fermarsi (perché è questo il problema, non il contrario), e costringerla ad intavolare una trattativa.
Quale quindi la strada migliore?
Bloccare l'aggressore, rendendogli evidente che andando avanti va incontro a perdite enormi, e danni economici notevoli, quindi costringerlo a sedersi ad un tavolo?
Oppure rendere più debole l'aggredito, fiaccandone le capacità di resistenza (provocando però migliaia di morti in più) costringendolo a cedere fino alla resa?
E mi chiedo a quel punto su cosa verterebbe un negoziato, considerando che la Russia ha già dichiarato più volte che non rinuncerà mai a nessuna delle sue conquiste territoriali (prova ne è stata la frettolosa "annessione" di territori neppure conquistati per intero). Quali sarebbero quindi gli strumenti per far rivedere al regime russo le sue pretese? Una resa è una "resa" non un "negoziato".
Ad alcuni amici "pacifisti" (ai quali ricordo spesso che la pace non basta invocarla ma se ne devono creare le condizioni) faccio notare, oltre le dichiarazioni sempre più arroganti e minacciose dei vertici russi (fino a minacciare l'uso del nucleare), che della proposta cinese, a suo tempo presentata in 12 punti, sui cui l'Ucraina aveva dimostrato apertura (e la Russia solo silenzio), nessuno parla più (e sarà difficile parlare di pace non coinvolgendo la Cina).
Faccio notare anche, che è bastato che il governo svizzero indicesse recentemente una "conferenza di pace", appunto in Svizzera, per sentirla subito bollare dai russi come iniziativa USA, annunciando la loro diserzione all'iniziativa.
E aggiungo che, rispetto a chi diceva che "non si può umiliare la Russia", e "la Russia non può perdere", che le cartine rappresentano una realtà senza nessuno commento, e che questa realtà appare piuttosto diversa da come ci viene disegnata (forse per "non umiliare proprio la Russia stessa"?).
Non posso infine non ricordare alcuni dati relativi alle perdite, anche se questi dati (soprattutto quelli relativi ai soldati) è opportuno prenderli con le molle per ovvi motivi. I servizi inglesi stimavano, al mese di agosto 2023 le perdite russe a circa 300.000 (dei quali 120.000 morti e 180.000 feriti- dispersi), relativamente agli Ucraini le stime si attestavano a livelli più bassi (190.000 perdite, di cui 70.000 morti e 120.000 feriti-dispersi). Quanto ai mezzi la Russia avrebbe perduto
6.758 carri armati,
12.949 veicoli corazzati,
13.993 veicoli logistici e serbatoi di carburante,
10.580 sistemi di artiglieria,
1.017 sistemi di razzi a lancio multiplo,
717 sistemi di difesa aerea,
347 aerei,
325 elicotteri,
8.254 droni,
26 imbarcazioni e un sottomarino.
Sono nuneri su cui possiamo discutere all'infinito ma, anche se dimezzati restano una enormità.
Poi, come al solito, ciascuno tragga le proprie conclusioni su chi racconta la realtà e chi fa propaganda.
P.S. E comunque, per concludere, la leggenda di Pirro narra che, dopo la campagna d'Italia, Pirro stesso decise di tornare in patria, e dopo qualche tempo, in un'altra battaglia, morì in modo poco onorevole.. una donna che lo riconobbe da un tetto, gli tirò una tegola in testa, questa cosa lo distrasse, e consentì ad un soldato nemico di ucciderlo.