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Una vicenda tutta personale viene descritta in questo nuovo articolo di Franco Gabbani, una storia che ci offre un preciso quadro sulla leva per l'esercito di Napoleone, in grado di "vincere al solo apparire", ma che descrive anche le situazioni sociali del tempo e le scorciatoie per evitare ai rampolli di famiglie facoltose il grandissimo rischio di partire per la guerra, una delle tante. 

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per pubblicare scrivere a: spaziodonnarubr@gmail.com
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Bagno degli Americani di Tirrenia
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Molina di Quosa, 8 luglio
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Casciana Terme Lari-Pontedera, 12 luglio-3 agosto
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San Giuliano Terme, 30 giugno
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Marina di Vecchiano -giovedi 4 luglio
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Alzarmi prestissimo al mattino
è un'adorabile scoperta senile
esco subito in giardino
e abbevero i fiori
Mi godo la piacevole
sensazione
del frescolino .....
Nel paese di Pontasserchio la circolazione è definita "centro abitato", quindi ci sono i 50km/ h max

Da dopo la Conad ci sono ancora i 50km/ h fino .....
di Cristian Rocca
Dopo le Europee - Il comitato studentesco di Schlein, e il futuro del Partito democratico

22/4/2024 - 23:16

Dopo le Europee - Il comitato studentesco di Schlein, e il futuro del Partito democratico


I capilista Pd alle elezioni del 9 giugno sembrano un’opera surrealista. Sarebbe il caso che una nuova leadership (i nomi ci sono) prepari fin d’ora un’iniziativa politica per offrire un’alternativa liberal socialista al populismo di destra e di sinistra

Le liste elettorali del Pd sono un’opera d’arte surrealista, anche se alla fine non dovesse arrivare la ciliegina finale del nome di Elly Schlein dentro il simbolo dell’unico partito italiano fin qui non ammalato di leaderismo.
I nomi dei capilista del Pd alle Europee sembrano uno scherzo mal riuscito, tanto da non stupirsi se da un momento all’altro Schlein pubblicasse una storia su Instagram col tono «ci hai creduto, faccia di velluto».
I capilista Pd alle Europee trasformano quello che una volta era il partito a vocazione maggioritaria (Veltroni, scusali) in un’accozzaglia di sedicenti pacifisti, ma in realtà volenterosi e ignari complici delle mire imperialiste di Putin, con un occhio di riguardo all’anticapitalismo di maniera, ma senza la nobiltà dell’ideologia comunista, solo con l’impostura dell’attivismo dei cuoricini social. E poi, immancabile, la solita rincorsa al populismo dei Cinquestelle, questa volta addirittura candidando un’ex europarlamentare grillina poi transitata dai Verdi.

Con Eleonora Evi c’è l’ex direttore di Avvenire Marco Tarquinio che, a parte non curarsi delle strazianti richieste di aiuto degli ucraini bombardati quotidianamente dai russi, sui diritti civili ha posizioni reazionarie, perfettamente speculari a quelle di Alessandro Zan, addirittura candidato in due circoscrizioni, noto per le sue battaglie di bandiera e soprattutto per non essere capace di portarle a compimento.
Restando sui capilista, cioè sui candidati che più di altri rappresentano la linea del partito, ci sono l’ex capo dei pensionati della Cgil Ivan Pedretti, e quel Sandro Ruotolo che per decenni ha fatto da Robin a Superman Michele Santoro nel bersagliare in diretta tv la sinistra contemporanea e nell’apparecchiare la tavola al populismo giustizialista di Beppe Grillo e non solo.
In questo cast da film di Buñuel, ci sono però un paio di eccezioni: le due numero 3 al Nord Ovest e al Sud, le eurodeputate uscenti Irene Tinagli e Pina Picierno, e sarebbe mancato solo che Schlein non avesse valorizzato il lavoro di Tinagli da presidente della commissione per i problemi economici e monetari di Bruxelles e di Picierno da vicepresidente del Parlamento europeo.

E però, per esempio, Giorgio Gori non compare nella testa di lista al Nord ovest, ma è solo sesto, con il milanese Pier Maran ottavo ed Emanuele Fiano dodicesimo (le battaglie contro l’antisemitismo oggi si portano di meno).
La composizione delle liste Pd è importante perché, in questo momento cruciale per le sorti dell’Europa, a Bruxelles serviranno tanti bravi parlamentari socialisti, oltre che popolari moderati e una presenza forte dei liberali di Renew, ma questi deputati socialisti serviranno a poco, anzi saranno un problema enorme, se la delegazione italiana del Pd sarà composta da eurodeputati che poi voteranno no agli aiuti all’Ucraina, no alla difesa europea e no alle politiche per respingere e far pagare i danni all’invasore Putin.

Questa è la questione più importante del nostro tempo: a Bruxelles ci sono già i sovranisti e gli amici di Putin, per questo le famiglie politiche tradizionali non possono fare scherzi e permettersi défaillance, soprattutto se a novembre dovesse vincere in America il campione del no agli aiuti all’Ucraina a maggior gloria di Putin.
I riformisti del Pd ancora una volta hanno rinunciato a fare una battaglia politica strategica, ma si sono concentrati su manovre senza visione e su accordi personali limitati a salvaguardare questo o quel candidato, a cominciare da Stefano Bonaccini che era partito per contendere lo scettro del partito a Schlein ed è finito con ideare l’ipotesi di mettere il nome della segretaria nel simbolo delle Europee.

C’è da augurarsi che nel gioco delle preferenze i candidati buoni prevalgano su quelli del comitato studentesco, ma è altrettanto auspicabile che il Pd schleiniano vada male alle elezioni, a maggior ragione se ci sarà il nome della segretaria sul simbolo, in modo da archiviare al più presto questa stagione adolescenziale e inaugurarne un’altra più adulta.
Va costruita già adesso l’alternativa all’attuale gruppo dirigente Dem, non solo ai seguaci di Schlein che abilmente hanno occupato il Pd, ma anche alla cosiddetta “ditta” che trascina il partito verso una nostalgica ininfluenza, ai manovratori alla Franceschini e anche a quel che resta dei riformisti.
Qualcuno tra i non corresponsabili dello svuotamento di senso del Pd si dovrà intestare un’iniziativa politica nuova e capace di coinvolgere di nuovo i padri nobili – Veltroni, Gentiloni, Rutelli – e di disintossicarsi dal populismo a Cinquestelle per sostituirlo con un’alleanza strategica con i più affini Renzi, Bonino, Calenda, i socialisti, i liberali, i radicali, i repubblicani.
Qualcuno si dovrà fare avanti e offrire al paese una visione credibile per il futuro, europea, occidentale e maggioritaria, come sta facendo il segretario socialista inglese Keir Starmer, dopo la sbandata nostalgica del Labour per Jeremy Corbyn, o come ha dimostrato da poco l’ex cofondatore di Solidarnosc e attuale premier liberal polacco Donald Tusk, uno capace di sconfiggere nel suo paese la destra populista che sembrava invincibile.
Facciamo dunque tanti in bocca al lupo per il 9 giugno a Pina Picierno e a Giorgio Gori, ma anche a Irene Tinagli, a Pier Maran, ad Alessandra Moretti e tanti altri come Lia Quartapelle e Filippo Sensi che non sono candidati. Ma li aspettiamo con impazienza dal 10 giugno.





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Minimo 5 - Massimo 10000 caratteri

24/4/2024 - 11:34

AUTORE:
bagnaiolo, attivista PD

A me risulta che le liste che sostengono Cecchelli sindaco sono 4, più o meno le stesse che sostennero Di Maio nel 2019. Altre non ce ne sono. Sinistra unità c'è.
Nel 2014 il Pd corse da solo, a sinistra c'erano due liste : l'Altra Europa con Tsipras e i verdi.

23/4/2024 - 18:45

AUTORE:
Elettore di centro sinistra

...il candidato sindaco del PD non vada a dire alla gente di sinistra; te no, te no perché di te non c'è bisogno.
Poi per le europee si arrivò al 41% con l'ingresso di Sclein, Bonifei ed altri ed al tempo eran buoni tutti?

23/4/2024 - 17:39

AUTORE:
bagnaiolo, attivista Pd

C'è solo un problema caro Cristian, i voti vanno guadagnati con le preferenze. A questo giro i listini bloccati non ci sono. Bisogna metterci la faccia, casa per casa.
Se il Pd deve guardare alla Bonino così come a Renzi e Calenda si sta lustri. Per non parlare di chi non esiste : radicali, socialisti, repubblicani ecc.ecc.
Consiglio non richiesto : segui Azione e Iv verso destra, lascia perdere il Pd, di quelli come te non c'è bisogno!