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Una vicenda tutta personale viene descritta in questo nuovo articolo di Franco Gabbani, una storia che ci offre un preciso quadro sulla leva per l'esercito di Napoleone, in grado di "vincere al solo apparire", ma che descrive anche le situazioni sociali del tempo e le scorciatoie per evitare ai rampolli di famiglie facoltose il grandissimo rischio di partire per la guerra, una delle tante. 

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. . . . . . . . . . . a tutto il popolo della "Voce". .....
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per pubblicare scrivere a: spaziodonnarubr@gmail.com
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Bagno degli Americani di Tirrenia
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Molina di Quosa, 8 luglio
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Casciana Terme Lari-Pontedera, 12 luglio-3 agosto
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San Giuliano Terme, 30 giugno
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Marina di Vecchiano -giovedi 4 luglio
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Alzarmi prestissimo al mattino
è un'adorabile scoperta senile
esco subito in giardino
e abbevero i fiori
Mi godo la piacevole
sensazione
del frescolino .....
Nel paese di Pontasserchio la circolazione è definita "centro abitato", quindi ci sono i 50km/ h max

Da dopo la Conad ci sono ancora i 50km/ h fino .....
di Giovanni Cominelli·30 Aprile 2024
Resistenza e dintorni. La proposta Barbera per il 25 aprile

1/5/2024 - 9:14

   Resistenza e dintorni. La proposta Barbera per il 25 aprile

Il regime democratico è nato il 25 aprile 1945. Grazie alla Resistenza? Non solo né principalmente. I 350 mila ragazzi degli eserciti alleati, sepolti ciascuno, nome per nome, sotto le croci bianche dei cimiteri di guerra, sparsi in tutta Italia, ne sono la tragica controprova.
Il 25 aprile in Italia è una festa nazionale, perché la Nazione non è stata solo oggetto, ma soggetto della Liberazione, perché vi hanno contribuito la Monarchia, alleata degli Alleati dopo l’8 settembre, l’Esercito, il CLN, che lancia il movimento di Resistenza, e il popolo. Tutto? Non proprio tutto. Dimenticare la grande zona grigia che si estendeva tra Fascismo e Anti-fascismo è un cattivo servizio di una memoria debole.  
Il Fascismo è finito il 25 aprile del 1945. Ha continuato a finire negli anni successivi, proprio attraverso i suoi nostalgici eredi, da Almirante a Gianfranco Fini, a Giorgia Meloni. Bisognerà che la sinistra si decida ad accettare questa evidenza. Se vuole combattere la cultura e la politica della destra, meglio che non si nasconda sotto il velo dell’antifascismo. Meglio se propone cultura politica e programmi.
L’antifascismo gridato nelle piazze o in “Bella Chat” non basta. Non è mai bastato. Se la sinistra è contraria, come sembra, al premierato, perché farlo in nome dell’antifascismo? Ha dimenticato che nel 1997-98 era favorevole al semi-presidenzialismo? Con i criteri di oggi non sarebbe fascistissimo? 
Se è contraria all’occupazione governativa, talora sguaiata, della TV pubblica, perché, dopo aver fatto una doverosa autocritica sui decenni precedenti, non propone che i partiti liberino definitivamente l’ostaggio dell’informazione pubblica dall’occupazione di partito? 
Non tutto l’antifascismo è democratico, non tutto l’anticomunismo è filo-fascista 
Aldo Cazzullo, giornalista del Corriere della Sera e spesso in TV, ha sostenuto la tesi che se la celebrazione del 25 aprile è ridiventata settaria, dopo anni tranquilli, dal 1994 in poi, ciò si deve al fatto che “la destra ha sempre rifiutato di riconoscersi in un patrimonio di valori comuni”.
La riesumazione della dialettica fascismo-antifascismo sarebbe stata opera di Berlusconi, perché gli conveniva elettoralmente. Conveniva molto meno ai post-comunisti, “avviati al compito ciclopico di costruire un nuovo campo progressista col cattolicesimo democratico e dunque interessati a seppellire per sempre il muro contro muro ideologico”.
Insomma, alla domanda su chi abbia incominciato per primo, su chi ha dato il primo spintone, Cazzullo risponde: Berlusconi! I post-comunisti hanno dato soltanto il secondo, per reazione. Ma “chi c’era” ha ricordi diversi. Berlusconi meditava da qualche anno di “scendere in campo”.
Il primo gesto politico ufficiale fu l’appoggio a Fini nelle elezioni comunali di Roma del 1° novembre 1993. Per la sinistra post-comunista fu già la prova che Berlusconi era filo-fascista. Ma non se preoccupò più di tanto: quando il Cavaliere “discese” in campo, il 26 gennaio 1994, D’Alema lo dava ancora e solo al 6%.
Discese in campo facendo appello all’anticomunismo. In realtà il comunismo, all’epoca, era morto almeno quanto il fascismo. Ma alla sinistra, tramortita dalla sconfitta del 27-28 marzo 1994, non parve vero di poter mettere insieme nel contrasto a Berlusconi l’accusa di anticomunismo e di filo-fascismo, il secondo conseguenza necessaria del primo.
Da allora i 25 Aprile hanno tagliato fuori Berlusconi e gli esponenti della destra dall’ “idem sentire” resistenziale-repubblicano, almeno fino al discorso di Onna del 25 Aprile 2009, nel quale egli prese ufficialmente atto che quello era il giorno della Festa della libertà, perché in quel giorno la libertà era stata liberata dalla Resistenza.
Sì, a Berlusconi ha fatto comodo, come sottolinea Cazzullo, evocare l’anticomunismo, ma solo perché per i post-comunisti continuarono a funzionare le equazioni: anticomunismo=filofascismo e antifascista=democratico. Equazioni false: perché si può essere antifascisti, ma anche antidemocratici. Tutti i comunisti sono stati antifascisti, non tutti democratici. Vedi alla voce Stalin e seguaci. Simmetricamente, non tutti gli anticomunisti sono stati democratici, ma si può essere anticomunisti ed essere democratici.
Il bando che la sinistra ha decretato, ad ogni rintoccar del 25 Aprile, verso gli esponenti della destra non è stata colpa delle mosse di Berlusconi verso gli eredi del MSI, ma della propria equazione-trappola: che l’anticomunismo tenda fatalmente verso il filo-fascismo.
Istruzioni per il 25 Aprile 2025
Augusto Barbera, attuale presidente della Corte costituzionale, il 25 aprile 2009 scrisse un articolo sul Secolo XIX, nel quale proponeva di concentrare nel 25 Aprile la Festa della liberazione e la Festa della Repubblica, oggi del 2 giugno. Il Secolo XIX ha deciso meritoriamente di ripubblicarlo il 27 aprile scorso.
Unirci sul 25 Aprile, perché è di lì che gli Italiani hanno incominciato a tessere l’arazzo complicato della democrazia italiana. Quel giorno unitario sarebbe la condensazione istituzionale di una memoria condivisa, la fine del rancore reciproco, la sutura di una ferita che non si decide a guarire: la Festa della Nazione. 
Una tale Festa non può essere convocata dall’ANPI, ma dalle istituzioni della Repubblica: dai Comuni, dalle Regioni, dal Parlamento, dalla Presidenza della Repubblica.
Sulla proposta Barbera tutte le Associazioni partigiane potrebbero/dovrebbero raccogliere centinaia di migliaia di firme per una proposta di legge popolare. Così l’ANPI e la FIAP ritroverebbero un ruolo culturale ed educativo rispetto alle giovani generazioni, che non hanno memoria della Resistenza e poco sentore della Repubblica. Sennò sono destinate alla scomparsa o, come nel caso dell’ANPI, a trasformarsi nel refugium peccatorum di tutti i frammenti della sinistra radicale. 
Nota finale su Brigata ebraica, Palestinesi e… maranza
Il 25 aprile di Roma e di Milano ha mostrato per l’ennesima volta che il 25 Aprile è diventato una zattera, dove ogni anno ciascuno porta i materiali più eterogenei. Ogni difensore di nobili cause, vere o presunte, si infila nella manifestazione e viene a gridare le proprie ragioni, più o meno fondate.
Sta già comparendo all’orizzonte la… “resistenza climatica”. Quest’anno a Milano c’erano “i maranza”, gruppi di giovani teppisti, molti dei quali figli di immigrati di seconda generazione, che calano dall’hinterland e dalle periferie verso il centro, per segnalare la propria estraneità violenta al Paese nel quale si trovano a vivere, fruendo delle opportunità e delle libertà che proprio la Resistenza ha instaurato e che mancano nei Paesi di origine.
È ora di far rispettare i confini del 25 Aprile. Dentro questi confini sta la Brigata ebraica, che ha pagato un prezzo alla liberazione dell’Italia. Fuori devono stare i Palestinesi. I quali hanno diritto di manifestare per la propria causa ogni giorno dell’anno, ma nulla c’entrano con la storia d’Italia e con il nostro 25 Aprile. 



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1/5/2024 - 13:36

AUTORE:
Bertelli

" Il Fascismo è finito il 25 aprile del 1945. Ha continuato a finire negli anni successivi, proprio attraverso i suoi nostalgici eredi, da Almirante a Gianfranco Fini, a Giorgia Meloni. Bisognerà che la sinistra si decida ad accettare questa evidenza."
Ne è sicuro ? La seconda carica dello stato, il presidente del Senato La Russa, tiene in casa, in bella mostra, i busti del suo duce. La presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, che ha giurato sulla Costituzione, come La Russa, non riesce a dirsi anti-fascista, come fa La Russa. Di esempi del genere ne potrei citare decine. Voglio invece ricordarle due " manifestazioni " fasciste a cui solo una parte di questo paese guarda con ribrezzo. Acca Larentia a Roma e la commemorazione di Ramelli a Milano. A queste " celebrazioni " partecipano migliaia di fascisti, tutti in formazione, e con la ciliegina del saluto romano. Saluto, che la Corte Costituzionale, sezioni unite, ha decretato essere reato perchè rimanda a ideologie del disciolto partito fascista ( apologia). Sarebbe curioso capire perchè in queste occasioni non intervengano mai, in materia attiva, come fanno di solito contro le manifestazioni di studenti o lavoratori, le forze dell'ordine. Volendo ci sarebbe anche altro di cui parlare ma già questo da un'idea.
Quanto alla querelle su Berlusconi ricordo che tranne il 25 aprile 2009, sotto campagna elettorate ( fascista o antifascista, era più che altro furbo e opportunista, il che non esclude il resto ), ha sempre disertato le manifestazioni di commemorazione di questa solenne data con qualsiasi scusa ( disertò anche l'invito dell'allora presedente Ciampi a partecipare alla manifestazione celebrata al Quirinale). Fece anche di peggio : nel 2011 insieme, guarda caso, a La Russa allora ministro della Difesa, cercò di " spostare ", e qui vengo al suo scritto di unire le due date maggiori per la Repubblica, il 25 Aprile, il 1° maggio e il 2 Giugno alle domeniche più vicine. Semplicemente assurdo. Provare per credere chiedendo agli Usa di spostare/accorpare il 4 Luglio o ai francesi di spostare/accorpare il 14 Luglio. Se lo immagina ?
Il 25 Aprile è la festa della Liberazione a cui hanno partecipato, come ha giustamente ricordato lei, diversi soggetti : Partigiani, soldati italiani, soldati alleati. Ma la monarchia no, per favore. Il re e la sua corte scapparono come ladri l'8 settembre del "43 lasciando le forze armate senza ordini ne guida, metà paese in balia dei nazisti e dei fascisti con tutto quello che ne conseguì poi. Anche da qui parte la vittoria al referendum del 2 giugno 1946. A pare mio le due date stanno bene dove sono.
Un saluto e buon 1° Maggio.