Una vicenda tutta personale viene descritta in questo nuovo articolo di Franco Gabbani, una storia che ci offre un preciso quadro sulla leva per l'esercito di Napoleone, in grado di "vincere al solo apparire", ma che descrive anche le situazioni sociali del tempo e le scorciatoie per evitare ai rampolli di famiglie facoltose il grandissimo rischio di partire per la guerra, una delle tante.
Abbiamo ricevuto in Redazione di Spazio Donna il pensiero di Sonia Orsini e lo pubblichiamo volentieri.
Quello che scrive Alda Merini lo trovo affascinante perché mi fa percepire e focalizzare meglio su quelle che possono essere le polarità della nostra esistenza. Ciò che leggo nelle sue parole è la bellezza spudorata del proprio pensiero lontano da schemi e giudizi o pregiudizi per la malattia mentale. La diversità non è contraddizione con quella che sembra essere la manifestazione di sé stessa.
A volte ci identifichiamo con una nostra polarità più sviluppata e rimaniamo dentro per meglio rassicurarci, magari nel tempo scopriamo che ci sono tante Alde in giro per il mondo...
Tratto dal libro Dio arriverà all'alba - uno spaccato di quotidiano di Alda Merini
«Certe volte in manicomio me ne diventavo così triste e malinconica da non avere più voglia di nulla. Ma mai sprofondavo del tutto. Mi veniva in testa di ricominciare a studiare. E poiché non potevo mi applicavo a studiare le facce delle persone, le loro storie, i loro principi, le loro tremende odissee. Ce n'era di cose da imparare se volevi anche se mancavano i libri.
In manicomio eravamo tutti smunti, smarriti, anoressici, quel che ci davano da mangiare non sapeva di niente e noi mangiavamo soltanto quel tanto che bastava per poter ingurgitare le medicine.
Eppure mi piaceva la vita, l'amavo e la descrivevo, anche se non scrivevo, con me stessa.
Ricordavo e abbellivo nella mia testa.
Mi sembrava come sempre di essere una scrittrice semplice e umile.
La grandezza la lasciavo volentieri agli altri.
Era bello comunque essere insieme agli altri, anche se eravamo tutti pazzi, tutti con "diverse tazze da rimettere a posto nella credenza".
Ci guardavamo negli occhi l'uno nell'altro e un mezzo sorrisino ci scappava sempre. Perché eravamo vivi e in un certo qual modo eravamo belli, checché ne dicessero tutti gli altri».
Alda Merini