Il 15 novembre p.v. L'Amministrazione Comunale di San Giuliano Terme apre la stagione del Teatro Rossini di Pontasserchio, con la direzione artistica di Martina Favilla - Presidente dell’Associazione Antitesi Teatro Circo. Una proposta artistica originale e di grande rilevanza, sostenuta dal Comune di San Giuliano Terme, Regione Toscana, Ministero della Cultura, che posiziona la città di San Giuliano Terme come area della cultura e della multidisciplinarietà con particolare attenzione all’inclusione sociale e alle nuove generazioni, con metodologie innovative.
Viaggiando verso la bonifia
Varche vorta mentre vaggo in bonifia, passando dal piano mi vien da riordà’. Vando ero bimbetto, anni ‘60 - ‘70, spesso mi portavino in bonifia col baroccio e trovavo, di vesti tempi, parecchie donne in biciretta tutte imbauccate per riparassi dal freddo pungente. Erano le spinanciaie. In vei tempi Vecchiano era conosciutissima per vesta ‘urtura agriola insieme ai brenciuli (cavoli). Intere squadre di spinaciaie in biciretta si dirigevino nei ‘ampi con tutte le stagioni, acqua e vento un’erino motivo di festa, come del resto anco’ oggi, solo il ghiaccio le fermava e inviavino a coglie vando dimoiava, in tarda mattinata. Insomma Braccio di Fero per Vecchiano gliera una bella pubblicità. La spinaciaia, lavoro fatioso, all’intemperie, per molte donne era un modo per aiutà la famiglia a sbarcare il lunario. La porca dello spinacio la scorevino in coppia, una di vi e una di là, con il falciotto e lo zappino per levà l’erbaccia, cosi, mentre coglievino e diserbavino, continuavino nel parlare del più e del meno come quando in coppia con la biciretta andavino nel campo. Ma un bel giorno a Vecchiano arrivarono le acciughe! Sì, la pesca di vesto pescio si era spostata da veste parti, a Viareggio, e il pescato veniva lavorato a Vecchiano. Arrivonno le fabbrie del pescio nel piano, una era in via di Bracciolo e una vicino al camposanto, tante spinaciaie si buttarono all’industria Lavoro un po’ puzzolente ma senza intemperie e ben pagato insomma tante donne decisero per il pescio, così si chiamava la fabbrica delle acciughe. Le mettevano in salamoia e le lavoravano, er puzzo si sentiva anco dal di fori. Veste fabbrie durarono per un bel po’ finché un giorno i branchi delle acciughe si spostarono in altri mari e anco le fabbrie vennero chiuse. Insomma, alla fine rimasero du fabbrie vote e disoccupazione, e bisognò tornare agli spinaci. Oggi spicinaciaie e spinaciai ce ne sono rimasti poi e molti sono stranieri.
La tèra è sempre lì e l’acciughe vanno dove gli pare e con loro viaggino i pesci predatori.
Massimo Cerri.