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Una vicenda tutta personale viene descritta in questo nuovo articolo di Franco Gabbani, una storia che ci offre un preciso quadro sulla leva per l'esercito di Napoleone, in grado di "vincere al solo apparire", ma che descrive anche le situazioni sociali del tempo e le scorciatoie per evitare ai rampolli di famiglie facoltose il grandissimo rischio di partire per la guerra, una delle tante. 

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per pubblicare scrivere a: spaziodonnarubr@gmail.com
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Molina di Quosa, 8 luglio
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Casciana Terme Lari-Pontedera, 12 luglio-3 agosto
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San Giuliano Terme, 30 giugno
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Marina di Vecchiano -giovedi 4 luglio
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Circolo ARCI Migliarino-6 luglio
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Alzarmi prestissimo al mattino
è un'adorabile scoperta senile
esco subito in giardino
e abbevero i fiori
Mi godo la piacevole
sensazione
del frescolino .....
Nel paese di Pontasserchio la circolazione è definita "centro abitato", quindi ci sono i 50km/ h max

Da dopo la Conad ci sono ancora i 50km/ h fino .....
Incontrati per caso
di Valdo Mori
A GIUSE “CON IL CUORE”
Anziché una separazione un ricongiugimento tra livornesi e pisani

25/6/2024 - 18:27

LA SCOMPARSA DI UN GRANDE AUTORE VERNACOLARE LIVORNESE

di Valdo Mori


PREFAZIONE
di Dario Ballantini


“E’ matto per il teatro”
Questo mi raccontava mio nonno di Giuseppe.
Con il suo modo colorito di esporre, mi faceva conoscere il valore aggiunto di un uomo che riusciva ad essere impresario di se stesso e della sua compagnia.
“Si da tanto da fare !” diceva.
Io speravo tanto che ogni vota lo chiamasse per interpretar il suo ruolo: don Renzo, il parroco.
Grazie a questo personaggio inventato da Giuseppe e cucitogli addosso, mio nonno con la vecchiaia che incombeva acquisiva qella che oggi si chiama visibilità.
E, in giro con i nipoti per mano nella vita di tutti i giorni, salutava chiunque incontrasse benedicendolo così “La pace sia con voi” frase che nella commedia diventava spunto per far rispondere “E con quelli di là !” agli attori protagonisti, in riferimento ai tradimenti tra le mura di casa (argomento principale de La separazione alla livornese, gioiello della lunga commediografia vernacolare di Giuseppe, che trovata vuota l’eredità di un teatro dialettale post-bellico scomparso con i suoi autori ed attori, imperversava in città ed in provincia tenendo viva questa tradizione).
 
Ci metteva tanta passione, tanta cura e tanto amore soprattutto per i suoi attori.

Lo devo ringraziare perché trascinato con mio fratello Glauco dietro le quinte di questi spettacoli, ho conosciuto n mondo felliniano vero, fatto di attori grotteschi vestiti e truccati da donna, di guitti che mangiavano nelle gavette, di soubrette mancate, di talenti comici non comuni.
Quel teatro mi ha fatto assorbire – da spugna replicante quale sono stato poi – i talenti comici puri come Otello Papini e Roberto Simon, una coppia di maschere debordanti che molto avrebbe avuto da insegnare ai blasonati Legnanesi, faccia milanese dello stesso teatro.
Ciò che più conta di Giuseppe sono la voglia i condividere e l’abbraccio che idealmente e mimicamente ha rivolto al pubblico nei mille finali e sottofinali delle sue commedie semplici, nel tempo tutte da rivalutare proprio per questi particolari, anfratti dove si sono nascosti gli
amatoriali attori clowneschi di na intera generazione scomparsa.

 

 
Giuseppe Pancaccini, Giuse per tutti gli amici, ci ha lasciato all’improvviso.
 
Una vita dedicata alla famiglia e al teatro la sua più forte e grande passione.
 
Superato il primo momento di sconforto durante il quale i ricordi si rincorrono e si sovrappongono casualmente, cerco di mettere un minimo di ordine nel racconto di questi lunghi anni di conoscenza e della inusuale collaborazione (tra un livornese ed un pisano) avuta nella commedia La Separazione alla Livornese nel lontano 2006.
 
Il campanilismo tra Livorno e Pisa è cosa nota e storica, ma in fondo noi attori amatoriali siamo cugini e nel teatro c’è sempre stata stima e rispetto anche se la volontà di prevalere e di essere più ganzi, simpatici e comici c’è sempre stata e  sempre ci sarà.
 
Lo conobbi personalmente nel 2002 quando la Compagnia il Carrozzone diretta appunto dal nostro Autore, Attore, Regista, Impresario ( e qui aggiungerei un Tuttofare perfezionista) non aveva pronta una commedia da proporre come ogni anno ai primi dell’autunno presso il cinema teatro 4Mori  di Livorno in collaborazione con la Compagnia dei Portuali.
 
Giuse ammirava la Brigata dei Dottori di Pisa e gli sarebbe piaciuto collaborare con noi. Chiamò il Peluso per programmare la recita e ci dette appuntamento in Via Tacca presso il Teatro.

Arrivò pedalando una colorata Montan Bike facendoci gli onori di casa. Poco dopo rappresentammo l’ultima commedia del Peluso La Malintesa con un buon successo di pubblico e di critica.
 
Per l’occasione un mio caro amico, il grande umorista pittore e vignettista livornese ALBERTO FREMURA , preparò una locandina dal titolo Per una sera: I 5 MORI dove il mio volto troneggiante al centro guardava negli angoli dove erano raffigurati i volti dei 4 schiavi.
 
Giuse anche in seguito provò a collaborare con noi Pisani.
 
 Una commedia di grande successo da lui scritta e rappresentata con grande successo centinaia di volte fu  Il marito del mi’ figliolo che al Teatro Lux di Pisa si replicò per 5 sere di seguito.

Giuse ideò uno spot pubblicitario, che io vidi in anteprima, dove lui era impegnato ad attaccare i manifesti dello spettacolo mentre transitavano in strada la Cesira e la Colomba a passeggio per PISA.

Seguiva n breve scambio di battute che avevano lo scopo di pubblicizzare l’evento. Ma il progetto si arenò e non fu realizzato con vero dispiacere di Giuse.
 
Altra sua idea nel tempo era quella di proporre una commedia recitata da attori dei  due gruppi insieme ma anche questo sogno è rimasto nel cassetto
 
In questi ultimi tempi l’idea è stata ripresa da Alessio Nencioni capocomico della Compagnia La Carovana già protagonista di altre commedie del Pancaccini in collaborazione con La Compagnia Lirica Livornese diretta da Franco Bocci.
 
Nel 2006 incontrai di nuovo Giuseppe a Livorno proprio di fronte alla Chiesa di Santa Giulia (la fidanzata del nostro san Ranieri ! almeno così si dice ) , Giuseppe dopo i soliti calorosi saluti mi disse come sempre con fare diretto tanto da apparire burbero: “Cerco un Pretone per rimettere su La Separazione alla livornese. Te la senti ?”
 
Ma nelle parole si sentiva tutto l’amore per il teatro e per i numerosi attori che lo circondavano che adorava anche se, a volte, li trattava bruscamente.

E poi, come già detto, ammirava molto noi Pisani ed in modo particolare me che essendo il fine dicitore e parlando sempre in italiano potevo spaziare in molti ruoli in diverse commedie.
 
Era di ritorno dalla sua quotidiana visita al mercato di Piazza Cavallotti luogo simbolo della livornesità e fonte inesauribile delle sue storie e battute comiche. 

Una volta mi confidò “E poi c’è nato Mascagni !”

Per lui livornese nell’animo, amante della lirica ed in particolare dell’autore de La Cavalleria Rusticana, opera che mise anche in parodia ma che poi per una serie di difficoltà non fu rappresentata con suo grande dispiacere.
 
Le prove de LA SEPARAZIONE iniziarono subito a casa sua con la lettura del copione  i profili e i caratteri dei personaggi.

La commedia scritta 30 anni prima in occasione della legge che introduceva in divorzio in Italia non era più stata rappresentata ed il trentennale della approvazione delle legge sul divorzio era un buon motivo per riproporla al pubblico.
 
Mi ritrovai insieme ad un cast eccezionale: Con Giuse c’erano Aldo Bagnoli, Piero Paoli, Aldo Corsi, Viviana Larice, Tiziana Foresti, Alba Noemi, Cristina e Marcello Marziali  (che poi lasciò pe altri impegni), Doranna Natali, Piero Giorgetti, Marco Rossi  ed un giovanissimo Chierichetto Luca D’alesio che fu sostituito al momento di andare in scena perché convocato ad un Talent Scout televisivo.
 
Il mio personaggio era quello del parroco Don Renzo interpretato 30 anni prima da Bruno Giuntini nonno materno di Dario Ballantini.

Potete leggere qui accanto la prefazione  dello stesso Dario per l’ ultimo libro  di Giuse Dall’inizio alla fine e capirete perché mi ha scritto la dedica “ all’erede di nonno “ che conservo gelosamente tra i ricordi teatrali più cari.
 
Il volume Giuseppe Pancaccini Dall’inizio alla fine (Cinquant’anni della mia vita sulle tavole della Gran Guardia) è stato pubblicato nel 2022 dalla Casa Editrice Salomone Belforte&C. ed è disponibile sul Web o nelle migliori librerie italiane.
 
Di tutto il cast e delle numerose e lunghe prove ho un caro ricordo anche se delle volte intervallato da qualche urlo  di richiamo.

Ma tale era la passione dell’Autore  per la perfezione della recita che spesso si arrabbiava. Ma poi il tutto passava con una risata collettiva.
 
 E dopo le prove Cristina e Giuse ci offrivano dei deliziosi manicaretti spesso a base di pesce a testimonianza della loro bravura ed esperienza culinaria acquisita anche nella conduzione di un ristorante all’Isola d’Elba.
 
Giuse aveva gestito anche una polleria ed infatti Mike Bongiorno alla Gran Guardia di Livorno  lo presentò come “il pollaiolo livornese”
 
La messa in scena prosegui poi nei saloni dei 4 Mori con la presenza costante e continua dl Aldo Bazzali, mitico direttore artistico e suggeritore o meglio “rammentatore”.

Presenza fissa a tutte le prove interpretava il difficile ruolo nel migliore dei modi: è un’arte anche questa saper individuare il momento, il tono, la battuta da lanciare a volte anche solo con lo sguardo.

Diverse sono le situazioni e personali le esigenze di ogni attore. Si creava quindi un rapporto unico e diretto tra il suggeritore e l’attore sulla scena.

Lo rivedo ancora nella unica buca rimasta (quella del Goldoni) con il suo copione steso davanti, l’immancabile cappello in testa e le mani sempre pronte ad aiutare, se necessario, i deboli inizi di battuta lanciati.
 
Le esperienze teatrali con alcuni grandi attori (Domenico Modugno in primis, ma anche Walter Chiari ed altre Compagnie di attori professionisti)) venivano sapientemente utilizzate da Giuseppe che sapeva gestire una perfetta organizzazione dello spettacolo dalla regia, alle musiche, ai costumi di scena.

E poi essendo di fatto anche l’impresario di se stesso pensava, organizzava e gestiva tutte le fasi dello spettacolo dalla scrittura del testo, alla messa in scena alle scenografie.
 
Tra le sue pubblicazioni oltre ai due libri già citati (La Separazione e Dall’ inizio alla fine) mi piace ricordare Madame Sitrì dove oltre al testo ed una interessante documentazione iconografica risalta l’elenco di tutti gli attori che hanno collaborato con Il Carrozzone ed i teatri dove la Compagnia si è esibita.
 
Per la Grande Sorella cercava una scenografia belle e originale, la trovò a Roma dopo lunghe ricerche nei magazzini di posa di Cinecittà.
 
Della regia tesa alla perfezione ed alla grande attenzione del particolare abbiamo già parlato.
 
Per la parte musicale si avvaleva di un ottimo ed esperto collaboratore Massimo Rey.

Scelta delle musiche per le parodie, arrangiamenti e accompagnamento musicale. Per un lungo periodo fu anche il suo più diretto aiutante tanto che firmò anche alcune regie di spettacoli.
 
Nela scelta degli abiti e dei costumi di scena collaborava anche la moglie Cristina che da attenta osservatrice della vita della Compagnia era prodiga di consigli sull’attività e sugli interpreti che Giuse delle volte chiedeva.
 
Non mancavano certo il Responsabile luci e fonica (Alex Fava) e il macchinista (Mario Morelli).
 
Per la Passerella finale un vero atto di rapporto diretto con il pubblico c’era una preparazione ed organizzazione speciale dall’ordine di uscita alle posizioni sulla scena alla sigla da cantare tutti insieme.
 
Tra le curiosità particolari mi piace ricordare l’aiuto che mi dette Cristina Marziali seguendomi con gli occhi e le mani, per darmi il tempo giusto, da dietro il sipario quando uscivo di scena cantando le litanie.

Come si fa con i bambino alle recite all’asilo. Aiuto necessario proprio per le mie limitate capacità musicali.
 
Un’attenzione particolare alla scenografia de LA SEPARAZIONE ALLA LIVORNESE composta da due camere con in mezzo la cucina per un totale di circa 12 metri.

Letti, mobili, tavoli sedie e tutti i possibili oggetti di scena necessari fino a pupazzetti nella cameretta della figlia.
 
La commedia fu rappresentata Sabato 14 Ottobre e Domenica 15 Ottobre 2006 al Teatro Goldoni di Livorno esaurito in ogni ordine di posti. Applausi ripetuti e vari richiami alla ribalta.

Quando fu il mio turno Giuse mi presentò così: “… certo siamo messi male con i preti a Livorno, Don Renzo l’ho dovuto andare a prendere a Pisa: Valdo Mori della Brigata dei Dottori !” Benedetto Giuse era ancora ignaro che di li a poco da Pisa sarebbe arrivato pure il Vescovo !
 
La cena dopo lo spettacolo si svolse presso IL SOTTOMARINO dove  fu servita una serie di piatti squisiti della migliore tradizione marinara livornese.

E anche qui Giuse ci fece la sorpresa:  al momento del dolce arrivò una enorme torta con le candeline per festeggiare gli  80 anni di Viviana !
 
L’incontro finale avveniva poi nel suo ufficio (Bar Tirrenia in Via Grande) per un brindisi, un saluto e per parlare dei programmi futuri.
 
Ricordo infine che ebbi una piacevole sorpresa personale: al termine della rappresentazione venne a trovami in camerino il mio amoco  Aldo Tendi che non vedevo da anni e con il quale sempre a Livorno avevamo fondato e diretto nel 1964 un giornalino studentesco intitolato Il Brusio.
 
Dopo nel Novembre dello stesso anno partecipai alle prime letture de La Hasa del grande budello leggendo la parte di Fra Raffaello.

Impegni reciproci ci impedirono di continuare la collaborazione ma non mancai di essere presente alla prima rappresentazione.

Ed in galleria ero accanto  Giuse ed al PAPA che scese sul palco solo all’ultima scena mentre Giuse stesso lanciava in platea coriandoli di colore bianco e giallo così come descritto nel copione che conservo ancora.
 
Qui non mi soffermo sulle centinaia, migliaia di repliche delle sue 30 commedie, dei premi e riconoscimenti ricevuti.

Nel suo magazzino è riuscito a conservare bona parte delle locandine, piante degli esauriti teatrali, manifesti, copioni, giornali, foto di scena e ricordi vari.

E’ n lascito importante per la storia teatrale di Livorno ed una memoria da rileggere e rivalutare come espressione di un determinato periodo storico e culturale.
 
Tra attori, tecnici e collaboratori sono centinaia le persone che hanno collaborato negli anni con Il Carrozzone e che hanno lasciato na traccia importante nel mantenimento delle tradizioni popolari.

Oltre ai già citati artisti non si può qui non ricordare almeno i grandi Roberto Simon, Otello Papini, Sergio Primo e Tina Andrey che Giusppe presentò così nel so libro La Separazione.
 
“ Ma, per fortuna, come Pinocchio, anch’io trovai la mi’ fa-Tina (Andrey), bella, speciale, ‘ome quella del Collodi. La Divina der teatro livornese si prese a cuore ir mi’ ‘opione e (per facci la rima) da allora l’apprausi rivonno da Roma insino sur Vortone”
 
Per me è stata una esperienza formativa ed indimenticabile che mi ha permesso di conoscere bene una città che già conoscevo bene ed avevo molti amici artisti.

In seguito mi ha permesso di far parte anche delle compagnie di Bocci, Pacitto e Lia Orlandi con la quale ho avuto l’onore di interpretare il ruolo del Colonnello ne La ’hiesta e del padrone di casa ne Li sfollati.
 
Termino parlando del titolo da dare a questo mio ricordo: ero molto indeciso ed alla fine ho copiato la dedica che mi hai fatto nell’ultimo incontro che abbiamo avuto a Livorno  il 13 Dicembre 2022 “A Valdo con il cuore” che io contraccambio con riconoscenza ed affetto.
 

- Foto1 - Cast La Separazione alla livornese 2006
- Foto 2 - Libro Pancaccini 2022
- Foto 3 - Dediche di Giuseppe e Dario a me
- Foto 4 - Libro LA Separazione 1974
- Foto 5 - Passerella finale Teatro Goldoni 2006
- Foto 6 - Locandina spettacolo 1974

 
 

 

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25/6/2024 - 22:26

AUTORE:
Davide

Ringrazio Valdo Mori e la redazione de La Voce del Serchio per l’omaggio dedicato a babbo, un livornese verace che amava i cugini pisani e soprattutto la fantastica Brigata dei Dottori .. diceva sempre, in fondo in fondo ci si vole bene, ma la storia ci obbliga a fa’ finta di leti’a’ a tutti costi .. Grazie