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Una vicenda tutta personale viene descritta in questo nuovo articolo di Franco Gabbani, una storia che ci offre un preciso quadro sulla leva per l'esercito di Napoleone, in grado di "vincere al solo apparire", ma che descrive anche le situazioni sociali del tempo e le scorciatoie per evitare ai rampolli di famiglie facoltose il grandissimo rischio di partire per la guerra, una delle tante. 

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per pubblicare scrivere a: spaziodonnarubr@gmail.com
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Mauro Pallini-Scuola Etica Leonardo: la cultura della sostenibilità
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Incontrati per caso
di Valdo Mori
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APOCALISSE NOKIA di Antonio Campo
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A cura di Erminio Fonzo
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Tirrenia
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12 13 14 LUGLIO E ANCORA 19,20,21 MUSICA DAL VIVO
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Domenica 7 Luglio mercatino di Antiqua a San Giuliano T
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Ripafratta, 12 luglio
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Bagno degli Americani di Tirrenia
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Alzarmi prestissimo al mattino
è un'adorabile scoperta senile
esco subito in giardino
e abbevero i fiori
Mi godo la piacevole
sensazione
del frescolino .....
Nel paese di Pontasserchio la circolazione è definita "centro abitato", quindi ci sono i 50km/ h max

Da dopo la Conad ci sono ancora i 50km/ h fino .....
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Una scrittrice da scoprire e da leggere: Luisa Adorno

7/7/2024 - 9:17



Luisa Adorno.
Toscana di nascita e siciliana d’adozione, Luisa Adorno (Pisa, 1921 – Roma, 2021) racconta come pochi altri la provincia italiana del secondo dopoguerra. Nasce a Pisa nel 1921 come Mila Curradi in una famiglia di antifascisti; il fratello minore, Mauro (1925-2005) sarà a sua volta romanziere.
 
“Al ritorno dalla guerra del ’18 mio padre faceva il tirocinio d’avvocato a fianco di un legale di cui condivideva le idee socialiste; quando i fascisti ne devastarono lo studio, impegnando le forze migliori della loro giovinezza nel far volare i mobili dall’Arno, la sua scrivania subì la stessa sorte. Il vecchio socialista espatriò, mio padre rimase. Lo lasciarono campare, ma per uno di quegli strani drenaggi che si operano più sensibilmente in provincia, divento’ l’avvocato dei poveri.”
 
 La morte della madre, la prigionia e la latitanza del padre, il bombardamento della casa natale di Pisa, costringono Luisa Adorno a un’autonomia precoce.
 
“La mia casa vera in Toscana, era andata perduta, crollata dietro la facciata intatta. Quand’era successo mia madre era già morta da anni, mio padre in guerra, prigioniero o disperso, e la nonna, sopraffatta da tanto disastro, aveva appuntato il proprio dolore sulla perdita dei suoi quattro ferri da stiro.”
 
Trasferitasi a Roma, Mila partecipa alla Resistenza, si laurea in lettere e per quarant’anni insegnerà italiano nelle scuole medie e superiori. Conosce Cosimo Stella, di origini siciliane, lo sposa e per qualche tempo convive con i suoceri, iniziando a trascorrere parte delle vacanze estive nella casa di famiglia in Sicilia, in un podere sulle pendici dell’Etna: subisce da subito il fascino dell’isola, così diversa dalla sua regione d’origine, tanto che vi ambienterà quasi tutta la sua produzione narrativa.
 
L’esordio avviene nel 1962 con L’ultima provincia, per il quale sceglie, per rispettare la privacy familiare, lo pseudonimo Luisa Adorno: racconta infatti una storia profondamente autobiografica, ritraendo in modo vivace le peregrinazioni della famiglia del marito al seguito del padre, un prefetto trasferito spesso da una città all’altra, prima sotto il fascismo e poi nello stato repubblicano. “Luisa Adorno e’ uno pseudonimo. Lo presi quando pubblicai L’ultima provincia per evitare che attraverso il mio nome fosse riconosciuto il protagonista, ovvero il prefetto, mio suocero. Fu riconosciuto lo stesso, ma lo pseudonimo rimase. Il mio nome e’ Mila Curradi “in Stella”, come sono costretta a firmare dati i pasticci burocratici derivati dal credere Stella il nome e Mila il cognome. Sono nata a Pisa nel ‘21, come ho candidamente confessato sul risvolto di un libro, anche se nei seguenti, invano l’ho taciuto. Il rest, che ho fatto studi classici, che ho insegnato per quasi quarant’anni divisa tra scuola media e superiore, che ho collaborato, sempre brevemente a Il mondo di Pannunzio, a Paragone, a L’indice, a Abitare, che sono eroicamente sposata da quasi cinquant’anni, e ho figli e nipoti, lo sa chi ha letto i miei libri, perché io scrivo soltanto la vita.” Autodichiarazione dell’autrice ora in Scritture femminili in Toscana, a cura di Ernestina Pellegrini, Firenze, Le Lettere, 2006.
 
Le dorate stanze
 
“Pedalavamo sulla via di Marina con tanta più foga man mano che, avvicinandoci al mare, il vento si opponeva di più. Ma quando sbucammo dall’ombra degli ultimi platani nella luce accecante della foce ci fermammo tutti insieme. Cielo, mare, fiume palpitavano di bianco. Bianca era la spiaggia deserta sull’altra sponda, bianchi nel baluginio di schiuma e di schizzi i due puntoni di scogli che si allungano nell’acqua, per un tratto, oltre la foce. Issate, laggiù, su gambe da trampoliere, due vecchie bilance alzavano in quel momento, con le braccia adunche contro il cielo, le reti luccicanti, in un vortice di gabbiani.
 
 Potrei ripetere che scrivo la vita, non per fare dell’autobiografia, ma per capire a fondo, per chiarire a me stessa quello che ho vissuto. Insomma, con Proust, perché «…è la letteratura la vera vita, la vita finalmente riscoperta e illuminata, la sola vita pienamente vissuta». Attraverso otto romanzi l’Autrice ripercorre gli anni più significativi della sua esistenza.
Oltre a Le dorate stanze gli altri suoi libri, tutti pubblicati da Sellerio e tradotti in varie lingue, sono L’ultima provincia (1983, 2021), Arco di luminara (1990 e 2022), La libertà ha un cappello a cilindro (1993), Come a un ballo in maschera (1995), Sebben che siamo donne... (1999), Foglia d’acero con Daniele Pecorini-Manzoni (2001) e Tutti qui con me (2008). “Cos’altro ho fatto nella vita che chiedere agli altri di giocare con me, ed aggrapparmi, volta a volta, all’idea di un bombolone e fiutare una stagione nell’altra, e cercare e godere la bellezza delle piccole cose?” Se penso all’attimo in cui colsi tutto questo, in un grande respiro di speranza, di libertà, e rivedo tutti noi sulle biciclette ferme, un piede in terra e uno sul pedale, le teste volte dalla stessa parte, i vestiti mossi, le camicie gonfie di vento, ho una pena improvvisa delle nostre giovinezze. Era la mattina del 10 giugno 1940.”
 
Da Le dorate stanze Il romanzo Le dorate stanze (Sellerio, 1985) riprende nel titolo versi di Eschilo: «per questo giungo, alle dorate stanze…» che rimandano agli studi classici e al ricco bagaglio culturale dell’autrice. L’autrice, ritornata da sola a Pisa, dialoga a distanza con le sue amiche d’infanzia e rievoca il comune passato; proprio in questo libro lei stessa scrive: «Perché io, sola, non esisto» perché la sua vita è insieme al mondo che la circonda, alle persone che tratteggia, alle storie che narra, altrimenti avrebbe poco senso. I legami, i ricordi, gli episodi qui narrati, portano dunque a conoscere la scrittrice stessa. Nella prima parte scrive della sua gioventù ingenua e spensierata con le amiche e i compagni di studio, dei primi amori, del fascismo appena percepito, del padre tanto amato, della nonna brontolona… e dei bombardamenti su Pisa, degli abitanti che morirono, della casa di Luisa distrutta. Infine l’inizio del suo impegno politico nel Partito comunista che la porterà a Roma dove incontrerà il futuro marito. Nella seconda parte l’autrice si sposta al sud dove incontra Anna, sua coetanea e nuova moglie del padre. Nella terza parte invece emergono i ricordi di un periodo trascorso in Svizzera e della conoscenza di Agathe, che la ospita, con il suo mal di vivere.
 
Paola Bernardini

 

p.s. foto presa in rete



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