Il 15 novembre p.v. L'Amministrazione Comunale di San Giuliano Terme apre la stagione del Teatro Rossini di Pontasserchio, con la direzione artistica di Martina Favilla - Presidente dell’Associazione Antitesi Teatro Circo. Una proposta artistica originale e di grande rilevanza, sostenuta dal Comune di San Giuliano Terme, Regione Toscana, Ministero della Cultura, che posiziona la città di San Giuliano Terme come area della cultura e della multidisciplinarietà con particolare attenzione all’inclusione sociale e alle nuove generazioni, con metodologie innovative.
ALLONS ENFANT
“Serve un chiarimento immediato”, questa fu la motivazione di Macron nell’indire le elezioni anticipate in Francia. E il chiarimento c’è stato con una risposta forte che ha detto no alla destra sovranista, antieuropea e filorussa di Le Pen e del suo burattino Bardella.
Quello che colpisce è il rapporto di Macron coi francesi. Contestato per anni da una vandea bipopulista, difronte al voto europeo di una parte dell’elettorato, giudicato umorale e irresponsabile, si è comportato come un padre severo che non cede alle pretese irragionevoli di un figlio scapestrato e chiede a tutta la famiglia di condividere una scelta più responsabile e consapevole.
Si dirà che il sistema elettorale a doppio turno ha aiutato la scelta di Macron. Osservazione banale, cosa altro sarebbe stato possibile fare che non fosse consentito dal sistema elettorale in vigore? Restare fermi? Dare credito ai sondaggi farlocchi?
Quel sistema ha avuto il suo peso, ma molto di più l’ha avuto il sussulto democratico indotto nei francesi dalla politica che, innescata dal coraggio di Macron, ha superato divisioni storiche profondissime per difendere innanzitutto il sistema democratico.
C’è da constatare che quando la destra perde o si definisce vittima di manovre di palazzo, se in un sistema parlamentare si crea una maggioranza che legittimamente la lascia all’opposizione, o denuncia la vittoria dell’avversario come un furto (Trump docet) perpetrato dalla maggioranza dei voti popolari. Immaturi per la democrazia.
Oggi i giornali di destra si uniscono, con le stesse parole, alle critiche del russo Lavrov al doppio turno come sistema manipolatorio della democrazia. Da che pulpito.
In realtà il doppio turno non solo raddoppia il valore del voto popolare, ma rende partecipi gli elettori degli accordi tra i partiti che così vengono esplicitati prima del voto definitivo e dei quali si chiede l’approvazione. Tutto il contrario delle manovre di palazzo.
E ora che ne sarà della Francia e dell’Europa, dove l’Italia resta il solo membro fondatore dell’UE con un governo di destra?
Per capire cosa accadrà in Francia occorre guardare dentro il risultato dei tre blocchi che si divideranno i seggi all’Assemblea Nazionale.
Nel primo, il Nuovo Fronte Popolare, la maggior parte dei seggi è andata alla somma di socialisti, sinistra moderata di Glucksmann, ambientalisti, non al gruppo di Melenchon. Tutte forze della sinistra democratica che avevano apertamente dichiarato che la loro unione sarebbe durata solo fino al 7 luglio per battere la destra, ma poi ognuno avrebbe ripreso la sua strada che, nella maggioranza dei casi, è contraria da anni alla politica estremista, euroscettica, filorussa e antisemita di Melenchon.
Nell’Ensemble di Macron il suo partito, Reinaissance, ha retto bene il confronto elettorale. Non è il primo partito, ma è impossibile ogni maggioranza democratica che ne prescinda.
I Repubblicani, i gollisti che non si sono alleati con Le Pen, hanno mantenuto una loro pattuglia di deputati indisponibili a qualunque maggioranza che comprenda gli estremisti di destra o di sinistra.
Ora, come aveva previsto se fosse andata come sperava, la palla torna nelle mani di Macron. Che non ha più la maggioranza assoluta, ma che ha la possibilità di plasmare, nei prossimi tre anni di presidenza, un nuovo corso politico francese con un governo che veda assieme liberaldemocratici e sinistra socialista e democratica.
La lezione di Macron è che ci vogliano visione politica, fiducia in se stessi e molto coraggio. Soprattutto bisogna saper perdere, senza per questo decidere frettolosamente di annegare in un bicchiere d’acqua.
Ultima notazione di chi, come me, si impiccia dei problemi in casa d’altri. La mancanza di una sponda di destra francese isolerà ancora di più l’Italia di Meloni nell’UE. A meno che la sconfitta di Le Pen non suggerisca a Meloni di abbandonare il suo, ormai malconcio, sogno di riunire la destra europea sotto la sua leadership.
Non sarà disperata Meloni per avere perso una amica rivale, ma ora c’è Orban che incalza e la insidia perfino in casa dove Salvini non perde ogni occasione per differenziarsi da lei.
Meloni ha due possibilità. O profittare della sconfitta francese per ridare l’assalto alla leadership della destra europea, oppure fare la sua mossa del cavallo e proporsi come leader di un nuovo partito conservatore democratico di ispirazione europeista e atlantista.
La terza, quella di governare l’Italia nel modo migliore è esclusa per mancanza di requisiti politici.
La crisi della destra, che non ha sfondato in Europa, e quella dei conservatori inglesi, aprono un campo di riflessione notevole per lei. Riuscirà a vederlo? Non sono solo affari suoi.
Una cosa è certa, nelle ultime quattro settimane l’Europa è cambiata e non in peggio.
Ora possiamo tornare ad occuparci di unire i riformisti liberaldemocratici italiani. Con una sola raccomandazione, non occupiamoci più di Calenda, l’hanno inventato apposta per farci perdere tempo e testa.