Il 15 novembre p.v. L'Amministrazione Comunale di San Giuliano Terme apre la stagione del Teatro Rossini di Pontasserchio, con la direzione artistica di Martina Favilla - Presidente dell’Associazione Antitesi Teatro Circo. Una proposta artistica originale e di grande rilevanza, sostenuta dal Comune di San Giuliano Terme, Regione Toscana, Ministero della Cultura, che posiziona la città di San Giuliano Terme come area della cultura e della multidisciplinarietà con particolare attenzione all’inclusione sociale e alle nuove generazioni, con metodologie innovative.
Non riesco a capire dove Marattin vorrebbe portare Italia Viva e se e come vorrebbe smontare il sistema bipolare che il 90% degli elettori, a torto o a ragione, ha confermato di gradire.
O mi sfugge qualcosa, ma credo di non avere - in sessanta anni di militanza politica - competenze e testa politica inferiore a quella di Marattin, oppure arriverò alla conclusione che si tratta, purtroppo, di uno dei casi di dissipazione di qualità indiscutibili, lasciate svanire senza costrutto.
Ne ho visti così, sia in politica, sia nella professione, geni potenziali che al momento opportuno si sono innamorati così tanto di se stessi da perdere di vista dove si stessero portando.
Non so se questo sia il caso di Marattin, spero di no. Spero che sappia far valere le sue qualità in qualunque posto decida di portarle. Non contesto il fatto che abbia idee differenti dalle mie. Vorrei solo capirle.
Lui insiste sulla necessità di costruire il terzo polo.
Esiste uno spazio ideale e culturale riformista di ispirazione liberaldemocratica da fare emergere e rappresentare politicamente? Dico di Si.
Esiste la possibilità che questo spazio sia occupato da un nuovo partito che si ponga al di fuori dei poli di centro sinistra e di centro destra e cresca quantitativamente in modo autonomo al punto di mettere in crisi l’attuale sistema bipolare? Penso di No.
Si tratta di due cose differenti e Marattin scambia uno spazio ideale e culturale potenziale per la base di un terzo polo, un nuovo partito, alla nascita del quale non si oppone solo la controtendenza del sentimento elettorale della stragrande maggioranza degli elettori di ogni tendenza politica, ma fa ostruzione anche la presenza, distruttiva e petulante, del personaggio che ha mandato a picco per ben due volte il terzo polo e dichiara ancora che continuerà a farlo contro chiunque non riconosca il suo partito personale come terzo polo e la sua leadership.
Cosa potrebbe fare Marattin? Perché nel suo documento non lo spiega e dire solo terzo polo non basta. Dobbiamo dedurlo?
A: mettere su una Italia Viva in sedicesimo per fare la concorrenza ad Azione, sperando di raggiungere una percentuale abbondantemente sopra alle due cifre per mettere in crisi il sistema bipolare?
B: Confluire in Azione accettando la versione calendiana del partito personale che dice di non sopportare? Calenda è come il cane dell’ortolano che fa la guardia all’orto perché non mangia l’insalata e non la fa mangiare a nessuno. Lasciate ogni speranza o voi che entrate.
C: Entrare in FI per fare massa critica e cambiare gli equilibri interni al centro destra? Legittimo, per chi è di destra o è disposto a seguire i dolori della pubertà politica di Meloni, dagli sbocchi identitari incerti, e le mutazioni della politica trasgender di Salvini.
In ognuna di queste ipotesi c’è il nodo, che Marattin non affronta, delle necessarie alleanze, non essendo credibile che un nuovo partito, che nascerebbe con tutte quelle malattie neonatali, arrivi da solo al 50,01% dei voti.
E con chi allearsi non è cosa da definire tra tre anni, ma oggi. Perché ci sarà da lavorare, duro, per arrivare a una sintesi di coalizione che non è affatto detto che, anche senza veti, alla fine vedrà consolidarsi la stessa composizione politica di partenza.
Dunque quella di Marattin non è una proposta di cambio di strategia politica, perché si ferma all’evocazione di un terzo polo, ma non dice come, quando, perché e con chi. Per questo il suo documento insiste solo su un problema di metodo: democrazia, partecipazione, congresso, ma per decidere cosa?
La proposta di Renzi è politica utile allo stato puro: se il terzo polo non è realizzabile, almeno per oggi, manteniamo Italia Viva come partito riformista di ispirazione liberaldemocratica e facciamolo vivere all’interno della coalizione di centro sinistra. Spetta a noi essere in grado di affermare le ragioni e gli obbiettivi dei riformisti liberaldemocratici dentro una coalizione che, per l’assenza di veti e la nostra presenza, non potrà essere che nuova. Così si può crescere.
Noi abbiamo tutto l’interesse che si apra un nuovo ciclo politico e la proposta di Renzi ha scosso dalle fondamenta il vecchio centro sinistra. Non a caso le perplessità (eufemismo) di M5S e V&S.
Non capisco quelli che ci vedono già omologati al PD. Forse non erano già prima convinti di IV e della competitività delle sue proposte? O, forse, erano critici di Renzi ma erano reticenti a dirlo esplicitamente?
Tutte posizioni legittime, ma dovremmo fare un congresso quando a norma di statuto correzioni politiche di questa natura e portata sono previste tra le competenze dell’Assemblea Nazionale?
Per favore non obbiettate che l’AN non è rappresentativa perché è a maggioranza “renziana”. Cosa volete insinuare? che la maggioranza degli iscritti a IV oggi non sarebbe “renziana”?. E cosa dovrebbe essere la base del partito nato alla Leopolda? Quello che da una posizione minoritaria ha cambiato il corso della politica italiana almeno in tre passaggi cruciali per merito del suo leader?
Non è culto della personalità, è semplicemente il riconoscimento di una linea politica giusta e convincente.
E’ permesso condividerla con Renzi senza che qualcuno aggiunga le sue nuove alle vecchie offese che da anni ci vengono portate dall’esterno?