Il 15 novembre p.v. L'Amministrazione Comunale di San Giuliano Terme apre la stagione del Teatro Rossini di Pontasserchio, con la direzione artistica di Martina Favilla - Presidente dell’Associazione Antitesi Teatro Circo. Una proposta artistica originale e di grande rilevanza, sostenuta dal Comune di San Giuliano Terme, Regione Toscana, Ministero della Cultura, che posiziona la città di San Giuliano Terme come area della cultura e della multidisciplinarietà con particolare attenzione all’inclusione sociale e alle nuove generazioni, con metodologie innovative.
È tra le piante più comuni che si possono reperire allo stato selvatico, utile sia in cucina che in fitoterapia. “Malva” si dice derivi dal greco con significato di molle, emolliente, altri invece dal latino “mollis“.
Questa pianta, di origine mediterranea, è stata decantata già nel VIII sec. a.C. quando i germogli venivano presentati sulle mense dei dignitari.
Lo stesso Pitagora (570 a.C.- 495 a.C.), noto filosofo, matematico, astronomo dell’antica Grecia, riferendosi alle enormi virtù di quest’erba scrisse con uno spirito di puro altruismo:
“semina la malva, ma non mangiarla; essa è un bene così grande da doversi riservare al nostro prossimo, piuttosto che farne uso con egoismo per il nostro vantaggio“, poi però sosteneva che la malva dovesse essere mangiata ogni giorno per calmare le passioni e purificare la mente. Cicerone ne era ghiottissimo, e Marziale, oltre che usarla come antidoto alle sue notti brave, la consigliava a chi aveva problemi di stitichezza. Orazio l’accompagna alla cicoria e Apicio la consacra nella cucina ricca, pur essendo cibo contadino e popolano, dedicandole due ricette. Carlo Magno rese obbligatoria la sua semina per le conclamate virtù della pianta.
Oggi in gastronomia le foglie di malva, appena spuntate, sono mangiate crude nelle insalate, oppure cotte nelle minestre con orzo o riso. Sempre le foglie cotte, entrano come ingrediente nella preparazione di ripieni per ravioli e polpette. Le contadine del secolo scorso d’alcune regioni, mettevano dei fiori di malva nel corredo della sposa perché si diceva aiutassero a conservare la bellezza anche con l’avanzare dell’età.
Penso che non ci sia uno di noi che non abbia bevuto l’acqua di bollitura di malva o decotti per stati infiammatori della bocca, nevralgie dentali, infiammazioni delle vie respiratorie, infiammazioni dell’apparato digerente e delle vie urinarie.
Io sì, mia madre la teneva in massimo conto e mi sono domandato per anni perché mio padre, quando eravamo a pescare in barca sul Serchio e il pesce si slamava, diceva a voce alta: “allora marva!”
Cosa voleva significare?
“Mal va” (va male) oppure che per lo gnocco ci voleva un lenitivo? Una bella tazza di acqua di malva?