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Il 15 novembre p.v. L'Amministrazione Comunale di San Giuliano Terme apre la stagione del Teatro Rossini di Pontasserchio, con la direzione artistica di Martina Favilla - Presidente dell’Associazione Antitesi Teatro Circo. Una proposta artistica originale e di grande rilevanza, sostenuta dal Comune di San Giuliano Terme, Regione Toscana, Ministero della Cultura, che posiziona la città di San Giuliano Terme come area della cultura e della multidisciplinarietà con particolare attenzione all’inclusione sociale e alle nuove generazioni, con metodologie innovative. 

E non c'è da cambiare idea. Dopo aver sostenuto la .....
. . . sul Foglio.
Secondo me hai letto l'intervista .....
L'intervista a Piazza Pulita è di 7 mesi fa, le parole .....
Vedi l'intervista di Matteo Renzi 7 mesi fa da Formigli .....
per pubblicare scrivere a: spaziodonnarubr@gmail.com
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Arabia Saudita
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Incontrati per caso...
di Valdo Mori
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Dalla pagina di Elena Giordano
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storie Vere :Matteo Grimaldi
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Indaco il colore del cielo
non parimenti dipinto
Sparsi qua e là
come ciuffi di velo
strani bioccoli di bambagia
che un delicato pennello
intinto .....
tutta la zona:
piscina ex albergo
tutto in stato di abbandono

zona SAN GIULIANO TERME
vergogna
di Mario Lavia
Illusione ottica-Il boom di firme contro l’autonomia differenziata e il rischio del grillismo referendario

6/8/2024 - 8:48

Illusione ottica-Il boom di firme contro l’autonomia differenziata e il rischio del grillismo referendario

L’entusiasmo per la raccolta rapida di adesioni online contro la riforma Calderoli non si trasformerà automaticamente in una partecipazione ampia al voto. E il meccanismo così semplice potrebbe far abusare dello strumento referendario, minando la centralità del Parlamento

La valanga di firme arrivata in così poco tempo ha generato nei promotori del referendum contro l’autonomia differenziata l’idea che il popolo italiano sia ultra-sensibile al tema e pronto in massa a recarsi ai seggi. È probabile che si tratti di un’illusione ottica. Dovuta al fatto nuovo rappresentato dalla possibilità di firmare il quesito referendario dal divano di casa senza cercare il mitico banchetto ove recarsi, fare un minimo di fila, esibire il documento e firmare. Tutto questo con quaranta gradi. Vero, per entrare nell’apposita piattaforma ci vuole il leggendario Spid ed effettuare tutta una procedura. Ma siamo tutti ormai abituati a operare sulla Rete per mille motivi: non è uno Spid in più o in meno che ci può fermare. 
La novità introdotta dal Parlamento tre anni fa va benissimo, s’intende, perché agevola l’esercizio di un potere dei cittadini. L’errore è pensare che le cinquecentomila firme raccolte in pochi giorni autorizzino a dire che, vista questa spinta, il quorum (il cinquanta per cento più uno degli elettori) non sarà difficile da raggiungere. Come se venticinque milioni di italiani fossero una conseguenza meccanica dei cinquecentomila che hanno firmato. Di norma, il quorum non si raggiunge mai, o quasi mai. Poi tutto è possibile ma al momento nulla, a parte l’ottimismo della volontà, autorizza a farla così facile. 

E poi la questione davvero seria è questa: se raccogliere le firme diventa così facile è evidente che l’istituto referendario rischia di diventare di uso comune. Di essere svilito dal suo abuso. Chiunque, o quasi, è in grado di raccogliere le firme necessarie grazie a Internet. Quindi bisognerebbe pensare ad alzare notevolmente il numero dei firmatari (più delle ottocentomila ipotizzate da Stefano Ceccanti) oltre forse a restringere le materie referendabili. 

Una democrazia referendaria assistita e incoraggiata dalla tecnologia darebbe un colpo alla centralità del Parlamento (che a sua volta deve recuperare ruolo e credibilità) e metterebbe in mano a chiunque uno strumento così delicato.

Meno che mai poi si dovrebbe pensare a una «via referendaria al campo largo», come fa balenare Riccardo Magi sentito da Daniela Preziosi su “Domani”, per il quale si dovrebbe cementare le opposizioni oggi sull’autonomia differenziata, domani su un referendum sullo Ius soli, dopodomani sulla cannabis. È una scorciatoia populista in risposta alla crisi della politica, un grillismo referendario che finirebbe con l’ammazzare la democrazia parlamentare, che in fondo è l’unica che abbiamo.





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