Un paese che amo, il paese della mia mamma.Anche ora quando vado a RIPAFRATTA sono la figlia della "Cocca".
Un paese con una storia importante che conserva vestigia di grande rilievo.
Un paese rimasto inalterato nel tempo, non ci sono insediamenti nuovi, potrebbe essere il set di film d'epoca perché anche le case, le facciate conservano la patina del tempo.Un paese che è ancora comunità.
La cosa più bella Julio Velasco l’ha fatta, anzi l’ha detta - come spesso gli capita - dopo la straordinaria semifinale vinta contro la Turchia.
E, non appena lo senti aprire bocca, capisci subito che stai per ascoltare qualcuno di completamente diverso per profondità, spessore, cultura, visione prospettica.
“Ci dobbiamo divertire e dobbiamo smetterla con questa storia dell’oro che manca, perché non se ne può più. Lo dico anche in difesa della squadra maschile.
Fa male alle squadre nazionali, fa male alla Federazione, fa male a tutti: è una filosofia di vita negativa.
Godiamoci il fatto che le nazionali italiani femminili, maschili, giovanili, sono sempre al primo livello e abbiamo una delle Federazioni più importanti del mondo. Guardiamo ciò che abbiamo, non sempre quello che ci manca.“
A 72 anni Velasco ha colto, in pratica, il senso di quello che un’intera generazione di atleti di vent’anni ci stanno ripetendo dall’inizio delle Olimpiadi.
E questo vale più di qualunque medaglia, qualunque colore sarà.