In questo nuovo articolo di Franco Gabbani si cambia completamento lo scenario.
Non avvenimenti storico- sociali, nè vicende di personaggi che hanno segnato il loro tempo.Il protagonista è questa volta è il fiume Serchio, l'attore sempre presente nella storia del territorio, con grandi vantaggi e tremendi disastri.
Ma non manca il tocco di Franco nell'andare ad esaminare grandi lotte politiche e piccoli episodi di vita comune legati al compagno di viaggio nella storia del nostro ambiente.
Sono state scritte centinaia di pagine su questo magico luogo tanto caro ai paesani che vi si affacciano ed ora anche a quelli dei comuni vicini.
I bagniaioli si sono avvicinati tardi alla loro spiaggia che, se fosse stata usucapibile, ora sarebbe a buon diritto Vecchianese, non c’è campanilismo ora, è questa popolazione che l’ha usata per prima e più a lungo.
Di là, complice Pattana e tutti gli indigeni “barchizzati”, si recavano famiglie intere a passare le vacanze estive: dalla chiusura delle scuole a dopo ferragosto e poi tutto ritornava deserto e primitivo.
I migliarinesi per anni hanno visto allungarsi la spiaggia, allargarsi la striscia, sparire la rena, riapparire la sabbia, chiudersi la foce, allargarsi la bocca, nascere un laghetto, riempirsi un laghetto, trombe marine e cavalloni da paura, delfini al largo e balene spiaggiate, mucchi di reticolati bellici arrugginiti, reperti di antiche glorie, invasioni di meduse, arselle a corbelli, sciabicate piene di spannocchi e fragoline, gabinetti fra le pagliole, fresco di baracche, esplosione di ombrelloni, allegria compagnia fraternità, bagni di mare e sciacquate di Serchio, comune pulizia, scambio di fiaschi di vino e frittate di cipolle, partite di pallone e dormite al riparo di cannelle e poi, come nei film d’indiani, sono arrivati i conquistatori e un foglio plastificato affisso nottetempo da umili marinai comandati da un ammiraglio, tale Boschi, che intimava di: riportare il luogo al pristino stato!
Mi ci son voluti tre giorni per capire cosa volesse dire “pristino” poi quando l’ho saputo non ho maggiormente inteso se lui sapesse che pristino così c’era da tanto tempo e molto molto prima che lui lo vedesse pristino quindi per lui sarebbe stato pristino come era adesso e con come era prima, maremma pristina bisogna che mi pristini anch’io! Ma non era di questo che volevo parlare oggi, son cose dette e ridette, ma dell’argomento che per anni, e continua tuttora, ha fatto discutere i conoscitori del luogo: l’erosione costiera. Il fruitore assiduo di Bocca di Serchio ha sempre detto: “Boni bimbi, come l’ha portata via vedrete che la riporta, è sempre stato così!”
E infatti la rena andava con le mareggiate invernali e ritornava con quelle primaverili, cambiando di poco un anno e pareggiando l’anno successivo. Se ci son voluti 1500 anni da quando San Pietro sbarcò dal mare fino a quando il Gallinari fece i capannoni a Bocca d’Arno, perché ci dovevamo meravigliare se non potevamo avere più spiaggia?
Il primo punto del problema è che la rettifica e cementificazione delle rive dei nostri corsi d’acqua non fanno più arrivare al mare i detriti che per secoli hanno fatto avanzare la linea di costa e quei pochi che arrivano sono spinti in acque profonde perché leggeri. La dinamica del moto ondoso è di una imprevedibilità estrema per una serie di fattori che sballano tutti gli studi e le formule scoperte in laboratorio.
Il compianto professor Marco Tongiorgi nel lontano 1976 era responsabile del Progetto CNR “Difesa del suolo”, sottoprogetto “Dinamica dei litorali”, prendendo a campione di studio il tratto tra Livorno e Viareggio. Ne venne fuori un interessante lavoro che si altalenava fra successi e fallimenti e tutto per diversi motivi.
Non esiste porzione di spiaggia simile ad altre, quindi non si può prendere un modello valido. La granulometria della sabbia è diversa da zona a zona fino ad arrivare a capire che una porzione di battigia che ha rispettato lo studio, una volta erosa dal moto ondoso, può presentare nello strato inferiore una diversa grossezza nei granelli e non rispondere più nello stesso modo. Il vento di libeccio che spinge le onde oblique da sud a nord erode la spiaggia e l’antagonista maestrale la ripasce, ma più lentamente perché arriva sulla riva con una diversa angolazione, ma anche diverse sono le giornate dell’uno e dell’altro vento e imprevedibili i tempi della loro venuta. L’onda viene in diagonale spostando la sabbia, ma la rilascia in perpendicolare. I granelli più fini se scivolano nelle acque profonde non sono più in grado di arrivare sulla battigia. Il famoso pennello ostacola l’erosione a sud ma sconvolge visibilmente a nord di esso, ma non provoca erosioni su spiagge lontane, anzi un loro accrescimento, quindi, nel caso nostro, i contestati pennelli di San Rossore ci fanno un piacere e non un danno. Una grossissima mareggiata fa enormemente più danni di diverse medie mareggiate e piccole onde che frangono per diverso tempo possono aggiustare l’erosione subita con il riporto di sabbia.
Molto altro ci sarebbe da dire sull’erosione, anche cose che vanno oltre la tecnica e la scienza e parlano solo di un rapporto intimo che ti lega a questa nostra spiaggia che non vorresti mai veder morire e che, amandola troppo, ne vorresti tutelare la visione così come l’hai conosciuta da bambino, ma tutto cambia al mondo, anche Bocca di Serchio.
Cambia?
Il professor Livio Trevisan, direttore un tempo dell’Istituto di geologia dell’Università di Pisa, scrisse:
“la spiaggia è un sistema aperto, in quanto entra ed esce materia, entra e si trasforma energia. E quasi tutti i parametri, o fattori, sono largamente visibili, non esiste una spiaggia simile ad un’altra”.
Allora non cambia, si trasforma!
Trasformati pure Bocca di Serchio, ma per noi resterai sempre la stessa, bella e libera … ma non spiaggia libera per chi non vuol spendere, ma libera spiaggia per coloro che la voglion tale!
u.m.