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Il 15 novembre p.v. L'Amministrazione Comunale di San Giuliano Terme apre la stagione del Teatro Rossini di Pontasserchio, con la direzione artistica di Martina Favilla - Presidente dell’Associazione Antitesi Teatro Circo. Una proposta artistica originale e di grande rilevanza, sostenuta dal Comune di San Giuliano Terme, Regione Toscana, Ministero della Cultura, che posiziona la città di San Giuliano Terme come area della cultura e della multidisciplinarietà con particolare attenzione all’inclusione sociale e alle nuove generazioni, con metodologie innovative. 

E non c'è da cambiare idea. Dopo aver sostenuto la .....
. . . sul Foglio.
Secondo me hai letto l'intervista .....
L'intervista a Piazza Pulita è di 7 mesi fa, le parole .....
Vedi l'intervista di Matteo Renzi 7 mesi fa da Formigli .....
per pubblicare scrivere a: spaziodonnarubr@gmail.com
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Arabia Saudita
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Incontrati per caso...
di Valdo Mori
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Dalla pagina di Elena Giordano
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storie Vere :Matteo Grimaldi
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Indaco il colore del cielo
non parimenti dipinto
Sparsi qua e là
come ciuffi di velo
strani bioccoli di bambagia
che un delicato pennello
intinto .....
tutta la zona:
piscina ex albergo
tutto in stato di abbandono

zona SAN GIULIANO TERME
vergogna
Di Mario La
Un paese senza spina dorsale L’Ucraina avanza, e il caldo agostano dà alla testa sia al governo sia al Pd

13/8/2024 - 11:12

Un paese senza spina dorsale L’Ucraina avanza, e il caldo agostano dà alla testa sia al governo sia al Pd

Meloni nega l’uso di armi italiane per l’offensiva di Kyjiv sul territorio russo: una posizione oscena ma giustificata dalla (altrettanto oscena) scommessa su Trump. Ma Schlein, invece, perché lo fa?

Dunque, il buon Guido Crosetto non parlava a titolo personale ma aveva anticipato con una certa durezza la posizione del governo: no all’uso di armi italiane per l’offensiva ucraina sul territorio russo. Una linea diversa da quella dell’Unione europea, degli Stati Uniti e della Gran Bretagna. L’operazione nella regione russa di Kursk «non cambia» il sostegno del Regno Unito a Kyjiv, ha detto ieri Keir Starmer: «La nostra posizione è che rimaniamo al fianco dell’Ucraina fin quando sarà necessario e siamo fermi nel nostro impegno a fornire assistenza militare».

L’Italia dunque continua nella sua operazione di autoisolamento, proprio mentre presiede il G7, probabilmente scommettendo sulla vittoria di Donald Trump a novembre e dunque mettendosi preventivamente in scia dello sganciamento degli Stati Uniti dalla Resistenza ucraina nel segno dell’asse del male Trump-Putin.

La conferma è venuta da Antonio Tajani che ha ribadito che le armi italiane «non devono essere usate per attaccare la Russia sul suo territorio». Singolare rovesciamento della verità, come se l’Ucraina fosse lei ad «attaccare» e l’operazione in Russia non fosse parte integrante della sua legittima difesa, ed è desolante che il ministro degli Esteri, finora per la verità coerente nel sostegno a Kyjiv, rigiri la frittata fregandosene dell’evidente isolamento in cui getta il Paese.

Ma un paradossale aiuto al governo viene da pezzi ben noti dell’opposizione, che parevano aver deposto la loro consolidata polemica oggettivamente anti-ucraina. A parte i ritrovati toni anti-occidentali di Giuseppe Conte, che gli servono per “parare” l’imminente battaglia di Alessandro Di Battista e della vecchia guardia, sono tornati fuori non solo il tradizionale “dossettismo” di un Graziano Delrio o il “pacifismo” anni Ottanta di un Arturo Scotto all’insegna del solito «bisogna trattare con Putin» (ma questi è d’accordo?) ma anche una brutta velina del Nazareno: «Fonti della segreteria del guidata da Elly Schlein – si è letto sulla Stampa – precisano che i vertici non si sentono completamente rappresentati dalla linea espressa da Lia Quartapelle e Filippo Sensi» (ma potremmo dire – aggiungiamo noi – anche da Lorenzo Guerini e Pina Picierno), che avevano tenuto una posizione di totale appoggio all’offensiva delle truppe di Kyjiv.

Sembrerebbe dunque che la precisazione rappresenti la linea ufficiale impersonata dal responsabile esteri Peppe Provenzano, non è chiaro se con l’avallo di Elly Schlein, anche se sembra impossibile che dal Nazareno filtri una velina senza che la segretaria lo sappia.
Si riapre così, e con modalità d’altri tempi, una ferita nel Partito democratico in coincidenza non casuale con il “pacifismo” iper-polemico di Conte, probabilmente per compensare un’apertura delle porte a Matteo Renzi che non era piaciuta a molti, appunto, Conte in testa. Insomma, rispolverare il “pacifismo” serve al gruppo dirigente dem per rifarsi una verginità a sinistra: e sennò perché questa velina ferragostana?

Tutto questo mentre anche sul fronte mediorientale spicca la totale irrilevanza del governo Meloni. Ieri i tre leader democratici di Francia, Gran Bretagna e Germania hanno realizzato un documento comune in cui si mette in guardia Teheran dal porre in atto azioni militari che provocherebbero un’escalation drammatica. Ed è sembrato di rivedere la foto di Emmanuel Macron, Olaf Scholz e Mario Draghi quando insieme andarono in treno da Volodymyr Zelensky a Kyjiv. L’impressione è durata un attimo, però. Stavolta c’era la firma di Starmer (bene questo ritrovato protagonismo inglese).

Ma già non c’era Draghi, non c’era l’Italia. Ora c’è l’Italietta di Giorgia Meloni che non conta più niente. Aspettando Trump-Godot, che forse nemmeno arriva.





 



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