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È possibile dipingere il silenzio?
Gavia ci prova con le immagini dei mondi che lo evocano.

In un tempo fatto di parole, porre l’attenzione sul silenzio è riflettere su quello che forse più manca oggi: l'ascolto, il saper ascoltare. 
Questa nuova mostra di Gavia vuole essere come l'artista stessa ama, uno spazio di incontro e di condivisione di un senso comune all’interno di una situazione pittorica, materiale e artistica ma anche il luogo dove possa emergere una realtà di emozioni 

Cani: quando è obbligatoria la museruola?
La museruola .....
Le “forti piogge che alterano la qualità dell’acqua .....
. . . gli Usa non sono il mio paese di riferimento, .....
Spesso negli Stati Uniti e quando ti trovi tra la mid .....
per pubblicare scrivere a: spaziodonnarubr@gmail.com
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Abbiamo  scelto di diffondere il materiale del Festival di bioetica non solo per il tema di questo anno che riguarda così da vicino il futuro anche di noi donne ma  per onorare  la numerosa partecipazione femminile nella organizzazione e in tutti i  vari ambiti degli interventi che ne farà un Festival di grande interesse per noi donne .

per pubblicare scrivere a: spaziodonnarubr@gmail.com
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di Emanuele Cerullo
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Incontrati per caso...
di Valdo Mori
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Dal Wueb
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Incontrati per caso...
di Valdo Mori
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Fata Idro ha fatto un miracolo: quello vero balsamico salvifico.
In ausilio a fata Flora riesce a difendere,
proteggere, tutelare il mondo intero .....
Nel paese di Pontasserchio la circolazione è definita "centro abitato", quindi ci sono i 50km/ h max

Da dopo la Conad ci sono ancora i 50km/ h fino .....
di Vincenzo Marini Recchia
Un quadro geopolitico in veloce, drammatico mutamento

28/8/2024 - 10:17

      Un quadro geopolitico in veloce, drammatico mutamento.

 

La furibonda reazione di Giorgia Meloni alle iniziative parlamentari di Italia Viva sul sistema di potere parentale mi appare come una prova evidente che i piani politici dell’attuale capo del governo si siano trovati di fronte un ostacolo inaspettato, non calcolato né previsto.

Proviamo a capire il perché.

La leader di FdI prima delle elezioni europee aveva scommesso su una polarizzazione elettorale tra lei e la Schlein. Calcolando freddamente i vantaggi e giudicando poco strategici i rischi, stante la frammentazione delle forze di opposizione. Di più aveva immaginato, molto probabilmente, irrealistico che proprio Renzi, all’indomani delle elezioni europee, si facesse protagonista di un appeasement delle forze di centro e della sinistra in chiave alternativa al centrodestra. Avrebbe dovuto inghiottire parecchi e indigesti rospi.Invece l’intero quadro sulla scacchiera politica nazionale è attraversato, dopo la mossa di Renzi, da un potenziale negativo per le sorti del governo e la segretaria del Pd, ritenuta il male minore nella scelta meloniana di renderla sua antagonista, può forse riuscire a trasformare in maggioranza parlamentare l’attuale maggioranza numerica.

Per la prima volta, dalle elezioni del 2022, le certezze di Giorgia Meloni, traballano seriamente, sul piano delle alleanze sia internazionali che nazionali. Per la prima volta l’opposizione può giocare la carta di un candidato alla premiership credibile.Non dissimile appare lo sconcerto di alcuni navigati politologi, troppo frettolosamente affascinati dalla convinzione di trasformare in commestibili le immangiabili pietanze offerte dalla cuoca di Palazzo Chigi, alle ineluttabili prese con la realtà dei fatti.Ad alcuni la via, di un sostegno meno plateale e indiretto a Giorgia, è apparsa quella di difendere gli irriducibili costruttori di muri e confini strettamente sorvegliati tra le possibili alleanze. Ma sta crescendo il dubbio che alimentare l’illusione terzopolista del buon Luigi Marattin non sia anch’essa una mossa prevista dal diabolico ed egocentrico presidente di Italia Viva. Valorizzare - amplificandone la visibilità - potrebbe risultare un falso investimento nel tentativo di sottrarre voti al centrosinistra dal momento che Calenda ha già capito che la sua sopravvivenza non sarà garantita dalle sparute truppe che seguono lo scissionista di turno. Il che spiega lo stallo dei capataz della Rai, indecisi nel dargli visibilità.

Tuttavia c’è un qualcosa di non detto - o anche in qualche modo dissimulato - che inquieta non solo un pezzo di quanti hanno fin qui apprezzato Renzi ma soprattutto i destinatari della proposta.I Destinatari e i Vecchi amici che si sentono traditi, probabilmente giungeranno alla conclusione che MR, MEB e tutto il gruppo dirigente di IV sono solamente dei falliti che cercano di preservare una qualche rilevanza svendendo principi e contenuti. Niente di diverso da altre già sperimentate e trasformistiche biografie pubbliche. Una siffatta conclusione non acquieta i Destinatari della nuova alleanza e produce una divisione e nuova inimicizia in quelli che si proclamano traditi.Solo il futuro prossimo chiarirà a quanti, come me - convinti che non sia un tracollo etico e un opportunismo senza principi a guidare le recenti mosse del senatore fiorentino ma un grado di perspicacia politica superiore - mantengono la fiducia, che fin qui si è meritata, e attendono che si manifesti quanto, per limitate informazioni, non riescono ancora a scorgere.

Noam Chomsky, uno dei più grandi studiosi contemporanei dello stato dell’informazione, sostiene - non a torto - che le masse non solo non dominano l’informazione reale ma non ne hanno neanche la consapevolezza. Questa sorta di torpore governato è, generalmente, la causa dell’inerzia faticosa con la quale - soprattutto i cittadini dei sistemi ad alto tasso di pluralismo politico - prendono consapevolezza della drammaticità di una situazione potenzialmente catastrofica.

Se un sistema assolutistico ed autoritario affonda rapidamente i colpi, la risposta di un sistema democratico è sempre più lenta e complessa. Per intenderci, con un esempio concreto, è come il risveglio da un’anestesia totale. Il risveglio ha bisogno di una preparazione graduale, senza strappi bruschi.Il punto a cui sono arrivate le due crisi che attanagliano l’Occidente, a Nord e a Sud dell’Europa, dovrebbero indurci a fare una ipotesi sugli scenari che spiegherebbero ciò che oggi ci appare nebuloso e contraddittorio, dal momento che non possediamo l’informazione puntuale sulla globalità dei fenomeni e chi ci governa non ama le situazioni di panico. Preferisce la trasparenza solo quando può predisporre soluzioni, anche drastiche, ma accettabili perché adatte all’urgenza dello scopo.Che la crisi mediorientale precipiti verso l’esito - finora rinviato - della liquidazione della matrice del terrorismo fondamentalista islamico, è ben oltre la mera ipotesi.In un tal quadro è possibile immaginarsi l’Italia guidata da schieramenti condizionati da amici di Putin, come Salvini e Conte o guidati dall’attuale capo del governo, incerta verso lo schieramento che guida l’Europa?

La guerra di aggressione all’Ukrajna, iniziata all’insegna di un manifesto contro i sistemi liberal-democratici, non obbliga il complessivo arco di forze politiche, che pur nella diversità, a quei principi si ispirano, a fare blocco a fronte di un pericolo mortale? Non si conferma - nello svolgersi di una crisi estrema come è la guerra - il vecchio assioma che è la collocazione nelle alleanze internazionali a stabilire i quadri nazionali?In una prospettiva di ricorso all’unità nazionale per difendere le libertà individuali e lo stato di diritto i democratici, dovunque accasati, dovranno far fronte comune e mettere da parte la multipolarità.

Lo stato di eccezione, quando la posta in gioco è la sopravvivenza della libertà - l’aria con il COVID, per rammentare una esperienza recente - non sopporta più complicate distinzioni: o da una parte o dall’altra.







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