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Il 15 novembre p.v. L'Amministrazione Comunale di San Giuliano Terme apre la stagione del Teatro Rossini di Pontasserchio, con la direzione artistica di Martina Favilla - Presidente dell’Associazione Antitesi Teatro Circo. Una proposta artistica originale e di grande rilevanza, sostenuta dal Comune di San Giuliano Terme, Regione Toscana, Ministero della Cultura, che posiziona la città di San Giuliano Terme come area della cultura e della multidisciplinarietà con particolare attenzione all’inclusione sociale e alle nuove generazioni, con metodologie innovative. 

E non c'è da cambiare idea. Dopo aver sostenuto la .....
. . . sul Foglio.
Secondo me hai letto l'intervista .....
L'intervista a Piazza Pulita è di 7 mesi fa, le parole .....
Vedi l'intervista di Matteo Renzi 7 mesi fa da Formigli .....
per pubblicare scrivere a: spaziodonnarubr@gmail.com
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Arabia Saudita
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Incontrati per caso...
di Valdo Mori
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Dalla pagina di Elena Giordano
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storie Vere :Matteo Grimaldi
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Indaco il colore del cielo
non parimenti dipinto
Sparsi qua e là
come ciuffi di velo
strani bioccoli di bambagia
che un delicato pennello
intinto .....
tutta la zona:
piscina ex albergo
tutto in stato di abbandono

zona SAN GIULIANO TERME
vergogna
di Mario Lavia
Lo scambio Ucraina-Liguria

2/9/2024 - 17:57

Lo scambio Ucraina-Liguria - La carica degli anti-atlantisti Pd per far tornare il partito agli anni Cinquanta

Bettini e Conte hanno orchestrato una strategia per costringere Schlein a rifiutare l’ingresso di Renzi nel centrosinistra. La segretaria dem intanto vira sul pacifismo immorale, loda il governo Meloni e scarica Kyjiv in cambio del sostegno populista ad Andrea Orlando. I riformisti si faranno sentire o come al solito si gireranno dall’altra parte?

Appena Matteo Renzi si è mosso è partita la contraerea degli anti-atlantisti. È in corso infatti una forte offensiva contro i riformisti interni ed esterni al Pd in reazione alla iniziativa del leader di Italia viva di agganciare il centrosinistra dopo il fallimento del Terzo polo. 
Orchestrata da Giuseppe Conte, la campagna era stata anticipata dal fedelissimo Stefano Patuanelli che per primo aveva detto: o noi o Renzi. Poi è pesantemente sceso in campo Goffredo Bettini, in asse con l’avvocato, che ha suonato il piffero della rivoluzione anti-atlantista corredata dalla tesi stalinista che, certo, un’area liberale ci vuole ma non la deve guidare Renzi, «non bisogna dargli le chiavi», chiavi che per uno con quella mentalità sono per definizione nelle mani del Partito: decide lui, il Partito, come si deve organizzare il novello partito dei contadini – alias forza liberale – che deve acchiappare i voti più moderati da portare in dote. Tattica antichissima, da partiti comunisti degli anni Cinquanta.

È ovvio che l’uno-due Bettini-Conte significhi un cazzotto nell’occhio alla Elly Schlein versione «testardamente unitaria» che come tale aveva fatto (almeno momentaneamente) cadere il veto su Italia viva, un modo ruvido per obbligarla a scegliere tra Renzi e Conte, oltre che una via libera al popolo delle Feste dell’Unità per mandare a quel paese il primo (quando non c’è, perché a Pesaro, dove Renzi ha dialogato con Matteo Ricci, che pure è un neo-bettiniano, nessuno lo aveva contestato). 

Dopo la fatwa del conte Bettini (che veramente ha qualche quarto di nobiltà) è poi arrivato Conte in persona con l’aut aut alla segretaria del Pd, la quale ha rimesso i panni di Alice nel paese delle meraviglie rifiutandosi di dire la sua su una questione che è diventata esplosiva e continuando a predicare calma in un campo che è già di battaglia e dove una sua parola chiara porterebbe un minimo di ordine. 

Per di più Schlein ha sposato la tesi degli anti-atlantisti sulla questione del diritto di Kyjiv di intervenire in territorio russo e di colpire le basi russe da cui partono le bombe contro l’Ucraina. È evidente che la segretaria non intende creare attriti con il Movimento 5 stelle, che infatti ha immediatamente ringraziato il Partito democratico togliendo il nome di Luca Pirondini dalla corsa in Liguria lasciando così campo libero ad Andrea Orlando. A pensar male si fa peccato ma sembra proprio uno scambio tra Ucraina e Liguria. 
In tre giorni insomma il centrosinistra, vecchio o nuovo che dir si voglia, ha rimesso le lancette indietro tanto da sembrare di essere tornati ai tempi lugubri delle segreterie di Nicola Zingaretti ed Enrico Letta che in varia misura concorsero alla vittoria finale di Giorgia Meloni.

La quale ha incredibilmente incassato il beneplacito di Schlein alla linea ungherese del governo sulle armi all’Ucraina sposando l’ardita tesi che l’attacco nella regione di Kursk farebbe salire la tensione: ecco dunque che il pacifismo imbelle e attendista del Pd, che ovviamente piace a Conte, Bettini, i vari Marco Tarquinio e al gruppo dirigente del Nazareno, si salda con la voglia di disimpegno di Meloni e Tajani. 

Lo rivela bene Marco Revelli, intellettuale superpacifista de sinistra, al Fatto, l’organo contian-meloniano: «Le dichiarazioni di personaggi con von der Leyen, Borrell, Metsola sono così deliranti da fare apparire come ragionevole uno come Salvini». Il cerchio si chiude. Con il bel risultato che a questo punto non sarebbe improbabile un voto unitario del Parlamento che rimettesse in discussione la collocazione del nostro Paese a fianco dell’Ucraina. Persino Giovanni Donzelli, luogotenente di Fratelli d’Italia, ha sentito il bisogno di ribadire che l’Italia sta con Kyjiv perché i meloniani si rendono conto che non conviene spezzare la corda con Bruxelles peraltro mentre si tratta sulle deleghe di Raffaele Fitto.
Tutto questo resterà senza conseguenze in un Pd dove pure esiste gente adulta e fedele agli orientamenti della Nato, persone che paiono però in grande sofferenza e soprattutto in forte minoranza?

Sapranno assumere una esplicita iniziativa di opposizione alla segretaria o si limiteranno ai mugugni più o meno privati?

E come reagirà Matteo Renzi alla fatwa del conte Bettini e alle posizioni della leader del Pd?

La ripresa politica per il centrosinistra parte male, malissimo, con Conte che dirige l’orchestra e i dem che suonano il piffero.





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