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Tornano, dopo la pausa estiva, i racconti storici di Franco Gabbani.
Un articolo, come per altri in precedenza, legato interamente  alle vicende personali di una persona dell'epoca, una donna che ha vissuto intensamente una vita, ragionevolmente lunga, che potremmo definire di ribellione al ruolo che ai tempi si riconosceva alle donne, in aperta opposizione ai vincoli, alle scelte e al giudizio che la società di allora le riservava. 

Fino ad adesso non mi sono espresso sulla "svolta" .....
Cani: quando è obbligatoria la museruola?
La museruola .....
Le “forti piogge che alterano la qualità dell’acqua .....
. . . gli Usa non sono il mio paese di riferimento, .....
per pubblicare scrivere a: spaziodonnarubr@gmail.com
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Abbiamo  scelto di diffondere il materiale del Festival di bioetica non solo per il tema di questo anno che riguarda così da vicino il futuro anche di noi donne ma  per onorare  la numerosa partecipazione femminile nella organizzazione e in tutti i  vari ambiti degli interventi che ne farà un Festival di grande interesse per noi donne .

Di Mario Lavia
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Di Umberto Mosso
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Di Roberto Zangheri
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Intervista a Maria Elena Boschi
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di Mario Lavia
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di Emanuele Cerullo
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Incontrati per caso...
di Valdo Mori
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Dal Wueb
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Incontrati per caso...
di Valdo Mori
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E settembre vien danzando
vien danzando alla tua porta:
sai tu dirmi che ci porta?
Tante uve, bianche e nere
fichi e mele con le pere
e di zizzole .....
Nel paese di Pontasserchio la circolazione è definita "centro abitato", quindi ci sono i 50km/ h max

Da dopo la Conad ci sono ancora i 50km/ h fino .....
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Le due vite di Lauretta Cipriani, prima Parra, poi Montanelli
di Franco Gabbani e Sandro Petri

5/9/2024 - 10:32


Tornano, dopo la pausa estiva, i racconti storici di Franco Gabbani.

Un articolo, come per altri in precedenza, legato interamente  alle vicende personali di una persona dell'epoca, una donna che ha vissuto intensamente una vita, ragionevolmente lunga, che potremmo definire di ribellione al ruolo che ai tempi si riconosceva alle donne, in aperta opposizione ai vincoli, alle scelte e al giudizio che la società di allora le riservava.
Non si occupò di politica, non fece imprese eroiche, semplicemente affermò orgogliosamente il diritto di vivere la sua vita in un momento storico dove ciò non era concesso.
La foto di Lauretta è ripresa dal libro di Cristina Contilli "Parigi era solo uno sfondo.Alessandro Poerio e Lauretta Parra tra amicizia ed amore"
 
Sandro Petri 
 
LE DUE VITE DI LAURETTA CIPRIANI, PRIMA PARRA, POI MONTANELLI (1) 
di Franco Gabbani
 
L’800 fu un secolo di profonde trasformazioni e di grandi avvenimenti per il nostro territorio: la dominazione francese, l’impero, la restaurazione, le guerre di indipendenza, la fine del Granducato lorenese, la nascita del Regno d’Italia.
Ma fu anche il secolo che segnò un’evoluzione per il ruolo delle donne che, diventando parte attiva dei processi che cambiarono quel mondo, mutarono anche il loro modo di essere, di pensare e di vivere, nonostante i limiti e le difficoltà di genere loro proprie.
Una delle donne che in questo periodo, nel mondo pisano, manifestò una propria personalità, al di là delle mura di casa, fu Lauretta Cipriani Parra che da protagonista attraversò il percorso con il quale, dalla Toscana granducale, passando per gli eventi risorgimentali, si approdò all’Unità d’Italia.
 
In particolare, nel suo caso, possiamo addirittura parlare di “due vite”.
Un anno fa da spartiacqua tra queste due vite, il 1832.
Il 1832 segnerà  la fine della sua prima vita: anni fatti di smanie, di avventure, di infedeltà coniugale.
Ma il 1832 sarà anche l’inizio di una nuova vita: conoscerà a Pisa Giuseppe Montanelli, compagno di studi dei suoi figli: Giuseppe non ha ancora vent’anni, Lauretta trentotto.
Si sposeranno nel 1848.
 
Lauretta nasce a Trinidad il 12 Febbraio 1795 da Giovanni Antonio Cipriani e da Maddalena Soffia Lieutau (o Lieutaud).
Nel quaderno battesimale è definita “originaria bianca” ma, essendo nata nelle Antille, è créole, aggettivo che indicava non solo i meticci ma anche le persone nate da genitori europei che abitavano le colonie.
Poco si conosce dell’infanzia di Lauretta fino al 1805 quando i genitori decisero di affidarla allo zio Anton Giulio, residente a Livorno, che si sarebbe preso cura di lei e l’avrebbe fatta istruire. Da qui, dopo alcuni mesi Lauretta entrerà nel Conservatorio di Ripoli, a Firenze, dove resterà fino al 1813.
Allo zio spetterà anche il compito di trovare marito a Lauretta che ormai ha 18 anni: la scelta cade su Giuseppe Di Lupo Parra, maggiore di quattro fratelli, tutti celibi.
Famiglia benestante, i Parra all’inizio del secolo avevano accresciuto notevolmente i propri beni fondiari e avevano fissato la loro residenza nella villa Parra di S. Prospero, presso Cascina.
 
Il matrimonio religioso, che sanciva l’unione indissolubile fra Giuseppe e Lauretta, fu celebrato nella cattedrale di Livorno il 17 Febbraio 1814.
Nove mesi dopo il matrimonio, il 17 Novembre 1814, nasce Antonio Giovanni Pietro, nel 1816 nasce Pietro Flaminio Giulio Benigno; segue, nel 1818, Sofia Giulia Teresa, ed infine Emila Adelaide nel 1819.
Trascorsi i primi anni, il matrimonio comincia ad incrinarsi: Lauretta si dimostra sempre più intollerante nei confronti dei fratelli Parra, insofferente della vita familiare nella campagna pisana, soggiorna sempre più spesso a Pisa, nel palazzo che i Parra possedevano sull’odierno lungarno Antonio Pacinotti.
Pisa rappresenta per Lauretta il centro della vita culturale e mondana, con feste da ballo e ricevimenti, soprattutto in casa del Gonfaloniere Mastiani.
Ad una di queste feste conosce il conte Pietro Passerini, futuro senatore al Parlamento toscano nel 1848, che non fu un semplice amico, forse molto di più.
Quale che fosse la relazione non passò inosservata, e fu la causa prima dei conflitti di casa Parra.
Il cognato Ranieri nel suo Memoria scriverà: “La sua passione col Signor Pietro Passerini eccedè tutti i limiti delle convenienze sociali nonché quelli de’ prudenziali riguardi che una madre di famiglia deve a sé, al marito, ai cognati, ed ai figli”.
Lauretta viene presentata come donna estrosa, esaltata, insofferente, insubordinata, testarda e con un’idea di indipendenza e di libertà inconcepibile per i Parra, per un marito incapace di tenerle testa, per dei cognati sconcertati da come e quanto quella giovane sposa avesse sovvertito le loro tranquille esistenze.
 
Nel 1821, fra i tanti stranieri che soggiornano a Pisa c’è la famiglia del fanariota (2) Joan Caradja, originario di Costantinopoli, fuggito dalla Valacchia (3) con ingenti ricchezze.
Quello che qui interessa non è però Joan ma il figlio, Principe Costantino Caradja, che diventerà l’amante appassionato di Lauretta.
I contadini di Titignano vedranno spesso “la Lauretta col Principe lasciare i cavalli ed inoltrarsi soli tra i grani, e nei segali lungo la strada detta dell’ulivo”.
Sono amori sfrontati, sprezzanti dell’opinione altrui ed il quadro della dissolutezza si completa attraverso il rapporto fatto dall’auditore pisano Bandelloni alla Presidenza del Buon Governo:  “Dicesi che il Nobile Sig.re Giuseppe Parra (…) assentatosi dalla villa e tornato ad un ora poco tarda della sera domandò della moglie, e seppe trovarsi serrata in camera sua (…) entrato in camera e trovatovi colla Signora il Principe Costantino si diede a percuoterlo di pugni, e siccome il Sig. Costantino si tolse di tasca una pistola, il Sig.re Parra investitolo nel braccio gliela fece cadere, per lo che si trovò costretto a chiedere misericordia, e venne allora lasciato partire”.
 
Lauretta, dopo quella famigerata sera di fine Maggio, era partita per Livorno, ma verso la fine del 1821, perdonata dal marito, rientra in casa Parra, ma, meno di un anno dopo, il 21 Novembre 1822, nella villa di S. Prospero, moriva Giuseppe Di Lupo Parra.
Trascorsi alcuni mesi, durante una delle feste, per il Carnevale pisano, in casa Mastiani, Lauretta conosce il principe russo Nicolas Dolgorukij, anche di questo incontro parla Ranieri nel suo Memoria:”… i sentimenti della morale umana non che religiosa avevano potuto per poco trattenere i moti di un temperamento disordinato. Il fu Dottor Giuseppe Parra morì nel novembre 1822: alla fine di gennaio 1823 Pisa vide la di lui vedova nelle braccia del Principe Dolgorukij. Questa nuova relazione amorosa della Lauretta ebbe tutti i caratteri delle due precedenti. Più libera però essa, non accompagnata dalle scene rumorose delle due prime”.
Il principe l’aiuterà nelle cause contro i cognati che volevano toglierle la custodia dei quattro piccoli figli; alla fine riuscirà ad ottenere soltanto l’affidamento delle due bambine, con l’obbligo comunque di educarle in un conservatorio.
 
Dal 1824 Lauretta non ha più una residenza stabile e tanto meno di proprietà, le porte di molti palazzi non si aprono più per la vedova Parra, sono anni difficili ma anche anni di libertà e di maturazione.
Bonapartista per tradizione familiare e per scelta, comincerà a trasferire le proprie battaglie di libertà personale su un piano più ampio, dimostrando grande sensibilità per le cause nazionali. Inizierà ad occuparsi “delle cose politiche”, frequenterà scrittori e rivoluzionari come Giovanni La Cecilia, poeti e patrioti come Alessandro Poerio: quest’ultimo nel novembre 1830 sarà espulso dal Granducato di Toscana e riparerà a Parigi dove ritroveremo anche Lauretta. Rientrerà in Toscana nel settembre 1832.
Ha trentasette anni, un’età più che matura per una donna dell’epoca, ma, proprio a partire da quell’autunno, inizia per la Parra una sorta di nuova giovinezza, una nuova vita.
Pochi mesi dopo il suo rientro in Italia conosce Giuseppe Montanelli, studente di giurisprudenza, di poco più grande dei suoi figli.
 
Giuseppe era nato a Fucecchio il 21 Gennaio 1813 da Alessandro Montanelli e da Luisa Pratesi.
Studiò giurisprudenza per desiderio della famiglia, ma non amava il diritto, preferendo la filosofia.
Diventato dottore in legge, i regolamenti granducali prescrivevano un tirocinio a Firenze di quattro anni, ma, il giovane Montanelli, a causa della sua salute delicata, ottenne di trascorrere i mesi da novembre a maggio a Pisa, e soltanto il resto dell’anno nella capitale.
 
A Pisa frequentava lo studio del giurista Giovanni Carmignani, dove si recava volentieri sapendo di poter discorrere con lui non solo di giurisprudenza, ma anche di filosofia, di letteratura e di politica.
Quest’ultimo argomento faceva crescere in lui l’amore per la “cara Italia” e la speranza di una rivoluzione che la rendesse libera.
Sempre a Pisa trascorreva tutte le sere in una famiglia che aveva adottato come propria, ricca di interessi culturali e mondani.
La “famiglia adottiva” sarà essenziale anche nei periodi in cui la sua salute peggiora, perché lo  circonderà di cure: è chiaro che parlando di “famiglia adottiva” si intende Lauretta e i suoi figli.  All’inizio Lauretta prova nei confronti di Giuseppe una simpatia sincera che non sottintende altri sentimenti se non la gratitudine per un giovane che l’ammira.
Così non era per Montanelli, che nel giugno 1833  scrive frasi di questo contenuto: “Qual nome io darò a quel vincolo misterioso che a te L. mi lega? E’ questo vincolo amore? Ma l’amore è l’unione di due cuori che si giurano fedeltà ad ogni istante (…) Ed io pur troppo sono partecipe delle tue gioie e delle tue pene. Ma lo sei tu egualmente delle mie?” .
Con il passare del tempo le cose cominciano a cambiare, Montanelli, come abbiamo scritto, diventa parte integrante della famiglia.
Al contempo essa andrà assumendo una parte fondamentale nella formazione di Giuseppe tanto per la sua vivace cultura cosmopolita, quanto per i legami politici con ambienti francesi e bonapartisti.
 
La storia del patriota Montanelli è conosciuta, per cui mi limiterò ad annotare che nel maggio del 1848 partecipa alla guerra, è ferito a Curtatone, fatto prigioniero e dato per disperso.
Nella battaglia muore Pietro, il figlio di Lauretta, e “Beppe” dall’ospedale di Mantova scrive; “Fra tutte le mie pene la maggiore è stata quella del colpo che sarebbe stato per voi la morte del povero Pietro, e forse anche la credenza della mia. (…) Pietro mi cadde accanto e non sopravvisse neppure un secondo alla ferita. Come era bello! Aveva sul viso la serenità del martire!”
 
Nel settembre, tornato in Toscana ed eletto deputato di Fucecchio, è inviato come governatore a Livorno per ristabilirvi l’ordine: il 25 dello stesso mese, Federigo Bartoli, Priore della chiesa di S. Frediano di Pisa, celebra il matrimonio segreto di Lauretta e “Beppe”.
Poco dopo succede a Gino Capponi come Presidente del  Consiglio e, dopo la partenza del Granduca, nel gennaio 1849, è nel governo provvisorio Toscano con Guerrazzi e Mazzoni. Inviato in missione in Francia, sarà costretto a restarvi fino al 1859, in seguito al ritorno di Leopodo II alla guida del Granducato. 
 
Lauretta è accanto al marito.
Suo marito, parola che ripeterà in continuazione perché quel termine rappresenta per lei il sinonimo di tutte le felicità possibili.
Pretenderà che il suo legame con Montanelli sia accettato socialmente al pari del suo primo sfortunato matrimonio con Giuseppe Parra: anche con lui c’erano vent’anni di differenza, ma a vantaggio della sposa.
Il prezzo che dovrà pagare sarà l’indifferenza pubblica: il “matrimonio segreto” del 1848 resterà tale, ignorato da tutti: quando Lauretta sarà citata lo sarà sempre come “la Parra” o “la vedova Parra”, mai come “Cipriani” o “Montanelli”.
 
Alla fine di aprile 1859 Lauretta e Beppe lasciano Parigi.
Nel luglio Montanelli incontra Napoleone III per raccomandare un ruolo di maggiore importanza per la Toscana nel futuro Stato: “Egli non avrebbe voluto fusione dello stato toscano con il Piemonte ma unione, non sovvertire le migliori leggi Toscane per avere quelle retrograde del Piemonte”, e, durante l’Assemblea per l’annessione al Piemonte, appoggerà la dinastia dei Lorena, lascerà l’aula al momento della votazione.
Tornato all’attività forense, sarà tra i fondatori del periodico “La Nuova Europa”; eletto deputato nel gennaio 1862 partecipa ai lavori del Parlamento torinese.
Muore precocemente nella sua casa di Fucecchio nella notte fra il 16 e il 17 Giugno di quell’anno.
 
Dopo la sua morte in giro si diceva: Era stato assistito il Montanelli? O forse quella moglie – ma era poi veramente la moglie? – lo aveva curato male? (…) Era una donna estrosa, di origine forestiera, dal passato poco chiaro … si curava e curava abitualmente Montanelli con rimedi insoliti.
Molti elementi giocavano a sfavore di Lauretta.
Ci si chiedeva ad esempio: I rimedi che aveva somministrato a Montanelli non potevano averlo fatto peggiorare? Da quanto tempo lo curava così? Non poteva darsi che ne avesse procurata lentamente la morte?
Le chiacchiere si moltiplicarono quando si seppe che Montanelli, due giorni prima della morte, aveva modificato il suo testamento dettando al notaio: “Lascio in proprietà assoluta la mia casa di abitazione con tutto quello che contiene (…) alla mia diletta consorte Signora Laura…”.  
Si disse che la vedova Montanelli ereditava la casa di un marito che non era nemmeno completamente tale, e che aveva ricavato indubbi vantaggi da quella scomparsa: da qui a pensare ad altro, il passo fu breve.
Non si capì che Beppe era per Lauretta la prima ragione di vita, che, ormai, soltanto il marito costituiva la sua famiglia e che senza di lui sarebbe rimasta sola.
 
Lauretta morì a Firenze il 5 agosto 1869, venne sepolta nel cimitero di Trespignano, in terra, nello spazio riservato a chi non poteva permettersi altra sepoltura.
Si concludeva così la seconda vita di Lauretta Cipriani Parra, la moglie creola di Giuseppe Montanelli.
 
(1) Nello scrivere queste pagine mi sono basato su:

Del Vivo C., La moglie creola di Giuseppe Montanelli, Edizioni ETS, Pisa 1999.
Fuori dall’ombra. Studi di storia delle donne nella provincia di Pisa. A cura di: Elena Fasano Guarini, Annamaria Galoppini, Alessandra Peretti, Edizioni PLUS, Pisa 2006.

(2) Nome dei greci che risiedevano nel Fanar, quartiere di Costantinopoli.
 
(3) E’ una regione della Romania.

 

 
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