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La solita Italietta-La campagna elettorale ligure tira fuori il peggio della destra e della sinistra
Alle elezioni del 28 ottobre, il centrista Bucci sarà il volto moderato dei meloniani (proprio come Fitto in Europa), mentre il Pd sembra aver riesumato il campo largo giallorosso con l’appoggio dei Cinquestelle a Orlando
Dalla Liguria, dove si vota il 28 ottobre, arrivano diverse indicazioni politiche nazionali sotto vari aspetti. La prima riguarda la destra a trazione meloniana: non avendo un serbatoio di nomi “suoi” cui attingere, per venirne fuori si rivolge abilmente a figure centriste. In Europa – vedremo con quali risultati – a un democristiano doc come Raffaele Fitto, in Liguria a un uomo classicamente di centro come Marco Bucci. Il quale recentemente aveva fatto riferimento alle sue condizioni fisiche non buone proprio per escludere una candidatura alla Regione.
Possibile che Meloni abbia insistito malgrado questo problema di salute? Certo, politicamente quella di contrapporre un moderato come l’attuale sindaco di Genova a un esponente della sinistra dem come Andrea Orlando è una mossa astuta. Perché Orlando è appoggiato volentieri dal Movimento 5 stelle che in quella regione ha sempre avuto posizioni molto ostili a una politica di interventi urbanistici di un certo tipo (esempio, la famosa Gronda). E se Beppe Grillo, Ferruccio Sansa e Giuseppe Conte hanno scelto di stare con l’ex ministro la destra definirà questa candidatura come un ritorno “giallorosso” che potrebbe risultare sgradito a un elettorato più moderato, malgrado l’appoggio a Orlando di Carlo Calenda e un po’ a denti stretti di Matteo Renzi.
Dunque Bucci serve alla destra per stare in campo con discrete possibilità di vittoria per evitare così il cappotto Emilia-Romagna, Umbria e appunto Liguria, anche a costo di puntare su un uomo che non starebbe bene. Se la cosa fosse confermata in termini seri, davvero il cinismo della destra non avrebbe avuto limiti.
Quello che è sicuro è che dopo Giovanni Toti, costretto alle dimissioni, Meloni ha scelto un centrista anche per bloccare la Lega che con Edoardo Rixi avrebbe appunto caratterizzato la coalizione in senso più estrmistico, e anche questo è un segnale “nazionale”.
Bucci serviva inoltre per rompere le uova nel paniere a Matteo Renzi – che con il sindaco di Genova ha un rapporto forte (Italia Viva è nella giunta genovese) –, ma è anche vero che Italia Viva non può appoggiare il cavallo della Meloni proprio mentre chiede di entrare nel centrosinistra.
Potrebbe però dirgli, Renzi, che devono cadere davvero i veti (e i ricorrenti insulti a mezzo tv da parte dei Bersani e delle Bindi) per rendere il clima generale migliore di quello che è. Anche qui dunque c’è un risvolto nazionale della vicenda ligure: il sì di Renzi a Orlando (suo ex ministro!) conferma la strada intrapresa ed è un elemento che potrebbe aiutare a togliere ogni veto verso la formazione renziana.
Tornando sul lato opposto, evidentemente la destra-destra di Giorgia Meloni conferma di non disporre, soprattutto sul territorio, di figure “sue” in grado di competere. E quando lo fa di solito perde (con l’eccezione dell’Abruzzo) a conferma che Fratelli d’Italia non riesce a entrare in sintonia con la logica del governo: d’altra parte i ministri meloniani sono quelli che hanno più problemi, a parte il caso, che è tutto da studiare, di Guido Crosetto: ma che dire di Francesco Lollobrigida, Adolfo Urso, Daniela Santanchè, Nello Musumeci (di Gennaro Sangiuliano manco a parlarne)?
Ecco dunque i Fitto e i Bucci per vincere una battaglia politica o elettorale. Nel segno della moderazione. E forse del cinismo. Mentre il campo largo striato di giallorosso torna ad agitarsi.