Il 15 novembre p.v. L'Amministrazione Comunale di San Giuliano Terme apre la stagione del Teatro Rossini di Pontasserchio, con la direzione artistica di Martina Favilla - Presidente dell’Associazione Antitesi Teatro Circo. Una proposta artistica originale e di grande rilevanza, sostenuta dal Comune di San Giuliano Terme, Regione Toscana, Ministero della Cultura, che posiziona la città di San Giuliano Terme come area della cultura e della multidisciplinarietà con particolare attenzione all’inclusione sociale e alle nuove generazioni, con metodologie innovative.
IL DANNO.
Ad un certo punto non ci si ascolta più. Perché il cattivo lavorio è stato tale da averci trasformato, agli occhi del nostro interlocutore, nell’idea malvagia che pensa ci animi. E per lui quella nostra idea non è solo un’opinione politica, ma è diventata un’arma che colpisce di punta e di taglio la sua sensibilità, che attenta alla sua esistenza in un modo che, dice, non si sarebbe mai aspettato. Tradimento.
Avere innescato questo pessimo lavorio è il danno che ci è stato fatto e che ci colpisce insieme, chi è d’accordo e chi no.
Non è più politica, diventa materia da psicanalisi. Servirebbe un Recalcati
Il pregio principale di Renzi è quello che per alcuni è il peggior difetto: l’ingenuità e la scaltrezza di dire la verità.
Intendiamoci, nessuno al mondo dice sempre la verità e tutti i politici, né più né meno di chiunque altro, dicono anche bugie o mancate verità.
Il punto è che il senatore fiorentino più che bugie dice soprattutto verità scomode, ma così scomode che sembrano bugie, da farlo diventare odioso proprio agli stessi che dovrebbero essergli grati per avergli aperto gli occhi.
Recalcati scrisse che la principale colpa di Renzi era stata quella di avere messo la sinistra davanti al suo cadavere. Una frase forte quella del professore, che descriveva un’azione politica ancora più forte, quella di Renzi che aveva avuto il coraggio di scuotere il suo stesso popolo dimostrandogli l’inutilità di proseguire come fatto fino ad allora.
Perché nei sette anni precedenti la sua segreteria il vecchio establishment del PD aveva fatto a gara per togliere l’anima a quel partito. E Italia Viva nacque per far rivivere quell’anima, che si voleva risvegliare nel PD e far tornare nel centro sinistra.
Quella fu la collocazione politica di Italia Viva alla Leopolda 10.
Si voleva essere il centro del centro sinistra e aprire una competizione all’interno dell’area progressista sull’occupazione di uno spazio che non era né equidistante tra i due poli, né neutrale.
Renzi onorava la salma della sinistra, fu lui che aveva portato il PD nell’allora PSE, ma indicava ai suoi che bisognava far nascere una nuova forza progressista, liberaldemocratica e popolare, del XXI secolo, perché la sinistra del XX non serviva più a governare gli indispensabili cambiamenti chiesti dal mondo.
Che ingenuità fu pensare, allora, che il popolo progressista fosse il più attrezzato per capire la contemporaneità e le sue esigenze di cambiamento! Mal glie ne incolse.
Da un lato i sommi sacerdoti proprietari del copyright della sinistra che, come la moglie di Numa Pompilio che nascose per settimane la morte del secondo re per governare Roma in suo nome, rivendicavano il diritto ereditario su un partito usurpato da un giovinotto ex DC.
Dall’altro le prefiche lamentose e aggressive, confortate nel ruolo delle veglianti il morto, alle quali intimava lo sfratto. Insieme strinsero la tenaglia che, ingenuamente, aveva provocato la sua sincerità.
Oggi sta succedendo di nuovo.
Renzi ha messo davanti agli occhi dei suoi la situazione di stallo, assai più pericolosa di quanto percepito. Stallo nel quale è entrato il paese dopo il pessimo esito elettorale del ’22, l'avvento del governo Meloni, il peggioramento in Europa nel ’23, le guerre e le incertezze mondiali.
La conferma di questo pericolo viene dai magheggi tra Von Der Leyen e Meloni e l’avanzamento della destra.
Dunque la morte del Terzo Polo, ucciso da Calenda per tre volte in pochi mesi, non è più - oggi - il problema centrale, come vuol far credere Marattin, ma è solo un “di cui”.
Attardarsi nel tentativo di rianimarlo è solo pessimo marketing politico per telespettatori assonnati.
Ma è soprattutto una bugia davvero più grande di qualunque altra possa avere detto Renzi.
Perché Renzi indica una via d’uscita dallo scivolamento a destra. Via complessa, irta di pericoli, trabocchetti e difficoltà. Dolorosa persino, come fu manlevare il Conte 2 nel momento del peggiore attacco dei grillini contro di lui e la sua famiglia, ma è la possibilità concreta di uscire dallo stallo battendo la destra.
E’ stato proposto un confronto, si è risposto di si, con la massima disponibilità, è vero, ma l’esito non è scontato.
Invece insistere nel voler resuscitare Lazzaro e farlo da mosca cocchiera senza cocchio, cioè in solitaria, è solo una dissipazione di energie, una perdita di tempo in un momento nel quale perdere tempo è perdere, punto e basta.