none_o

Il circolo di lettura ha partecipato come giuria popolare al concorso letterario e artistico promosso da MdS Editori con Unicoop Firenze e La Voce del Serchio.
Il concorso dal titolo “Area Protetta” si articolava su tre sezioni: racconti, poesie e pittura, e per ciascuna sezione è stato selezionata una delle opere finaliste, che riceverà il Premio Speciale del Gruppo di Lettura conferito dalla sezione Soci Valdiserchio-Versilia di Unicoop-Firenze.  

SETTIMANA EUROPEA PER LA SICUREZZA E LA SALUTE SUL LAVORO
none_a
Comune di Vecchiano
none_a
Acque: 200 borracce per i volontari della Misericordia di Pisa
none_a
leggo sulla testata online Pisa today che si è verificato .....
. . . che sei amico curioso, chiedi all'amico del .....
. . . dicci ndove, il come ed il perché la minoranza .....
. . . anche oggi, pardon ieri, s'è votato con la .....
per pubblicare scrivere a: spaziodonnarubr@gmail.com
per pubblicare scrivere a: spaziodonnarubr@gmail.com
per pubblicare scrivere a: spaziodonnarubr@gmail.com
per pubblicare scrivere a: spaziodonnarubr@gmail.com
per pubblicare scrivere a: spaziodonnarubr@gmail.com
Incontrati per caso...
di Valdo Mori
none_a
none_a
Incontrati per caso...
di Valdo Mori
none_a
di Emanuele Cerullo
none_a
Libero caro
mio dolce tesoro
più ti guardo, ti "esploro"
più sembri un capolavoro
Un'inesauribile fonte
di emozioni
una sorgente
un erogatore .....
tutta la zona:
piscina ex albergo
tutto in stato di abbandono

zona SAN GIULIANO TERME
vergogna
none_o
"Ubi sunt ranae"

10/10/2024 - 18:43



Una gita sui nostri monti nel dicembre del 1995 che l’Associazione culturale “La Ginestra” di Vecchiano effettuava mensilmente con il nome: “Una Natura fuori dal comune” giocando su quest’ultima parola e che, per questa, aveva scelto: “Spazzavento aveva un fratello”!


"Ubi sunt ranae", diceva Plinio il vecchio riguardo ad un luogo, vicino Pisa, dove oltre ai marmi ed al grano quei piccoli anfibi erano una delle caratteristiche dominanti.
Pisa di pisano aveva il porto, la via per Lucca, i monti, le torri costiere di avvistamento per "li saracini", lo stile delle chiese e, come ora, pure la Marina e, mill'anni fa, aveva i Bagni o le Terme.
Il nostro paese ospite era Bagni del Monte Pisano, o Bagni di Pisa, o Borgo del Monte Pisano, prima di divenire San Giuliano, dal nome della chiesa dedicata a quel santo, e ne è prova il nome degli abitanti di questa bellissima località: qui non abitano i Sangiulianesi ma i "Bagnaioli", così come il vernacolo parlato è il "bagnaiolo".
È strano come due paesi confinanti e entrambi sedi comunali, Vecchiano e San Giuliano appunto, non siano divisi da campanilismi, sia pure senza arrivare all'esasperazione Pisano-livornese.
Oddio, ho dei dubbi sull'etimologia della località di fronte al ponte di Pontasserchio, dal lato vecchianese, che si chiama "La baccanella": baccagliare significa litigare urlando, e quindi Baccanella è:

"un concorrimento di persone che traggono in un luogo per curiosità, facendo rumore"
Mi rivedo i Vecchianesi di qua dal Serchio che tiravano sassi ai Sangiulianesi (qui leggi Pontasserchiesi) di là, urlando e prendendoli in giro. Interessante è notare che la località di Pontasserchio più prossima al fiume si chiama ancora oggi "Vecchializia".
 
Mio padre mi raccontava di quando i Nodichesi tiravano non sassi ma cacca ai Migliarinesi che andavano in trasferta nell'altro paese; l'usanza è ormai persa, ma forse resta nel nome di quella località del Comune di San Giuliano che si chiama appunto :Vico merdaiolo.
La storia dei Bagni di Pisa, o San Giuliano, va dal florido periodo di dominazione romana a quello ancor più ricco della potenza di Pisa, quando la Torre, ora scomparsa, del "monte pisano" ripeteva alla città i segnali, di fumo di giorno, e di fuoco la notte, che la Fortezza dell'Augusta di Lucca inviava alla Torre dell'Aquila.
La bontà del clima e le proprietà curative delle acque non erano le sole cose che facevano dei Bagni un luogo ambito da Pisa, da Lucca e da tutti i "Signori" malati della zona.
I marmi bianchi, ma ve ne sono di grigi, gialli. rossi e persino neri in una cavetta detta "della duchessa", erano già sfruttati dagli antichi etruschi che se ne servirono per fondare Lucca; i Pisani poi, nel XII secolo con i marmi di San Giuliano costruirono le mura della città.
Proprio in occasione del cantiere della cinta difensiva dì Pisa fu fatto ampliare da Cocco Griffi quel canale che oggi corre lungo la Via del Brennero, scavato sull'antico tracciato dell'Auser che andava a gettarsi in Arno, vicino al Ponte di mezzo.
Questo canale doveva servire per portare più facilmente i massi di marmo dalle cave fino alla città, marmo che i Gualandi, ricchi proprietari delle cave, donarono anche, in grande quantità, per la costruzione delle chiese di Santa Caterina, nel 1253, e di San Francesco, nel 1300, come è attestato dalle lapidi infisse in tali edifici.
I navicelli che percorrevano il vecchio Oseraccio, chiamato poi "fosso macinante" perché muoveva le pale di un mulino, portavano anche una certa quantità di persone che andavano alle Terme per curarsi i "reumi, nevrosi e ingorghi"; un editto comunale vietava addirittura, lungo tale canale, il trasporto di "puctanam pubblicam seu ruffìanam".
Il funzionamento dell'antico sistema fluviale Auser-­Arno è attestato da editti del 1286, del 1313 e del 1337 che obbligavano a tenere liberi da ingombri alla navigazione l"Ausere, l'Oseretto o Oseraccio; tali editti prescrivevano anche che i barcaioli dovessero scaricare un viaggio di terra ogni dieci di pietre o altro, affinché gli argini fossero sempre più alti, e i proprietari dei campi attestanti a piantare pioppi, salicastri o olmi sulle rive dei corsi.
Il marmo di San Giuliano, calcare ceroide, si differenzia da quello di Carrara, calcare saccaroide, per le maggiori venature che non lo rendono utilizzabile per la statuaria, ma ottimo come materiale da costruzione: allora quale miglior uso ne poteva essere fatto oltre a costruirci le colonne del Battistero della più celebre Piazza del mondo?
Sopra il paese si ergono: il Monte Croce, il Monte delle Fate, con cinque buche profondissime ora segnalate e recintate ma che in passato hanno fatto alcune vittime, il Monte Bianco, chiamato così per il colore dei massi, e il Monte Castellare, dove gli Etruschi prima, i Pisani e i Longobardi poi, eressero una fortezza che poteva dominare una porzione immensa della piana pisana.
Anticamente tale luogo era chiamato "Castello di Pinistello" (?), ma niente rimane della sua struttura; stranamente però le prime case di Santa Maria del Giudice, alle pendici del monte sul versante lucchese, hanno tutte qualche pietra bianca fra i mattoni rossi.
Solo le parti ricoperte dalla polvere dei millenni sono rimaste a testimonianza del castello che gli antichi Tirreno­-Pelasgi avevano eretto per vedere dall'alto il loro mare e per vederlo dall'alto mare.
Appena sotto questa punta di monte, 286 metri, su di una leggera spianatura, vi sono i resti di una villa ottocentesca, detta del "polacco" o dì "Brugnasche", che fa da punto di riferimento alla nostra escursione.
Dalle balze di questa proprietà si gode una meravigliosa vista della città di Pisa, delle colline di Vecchiano e dell'altro Castellare del Monte Spazzavento (in territorio vecchianese), inanellato dal bivio che la vecchia Via Aemilia Scauri-Aurelia faceva, andando verso Vecchiano Massaciuccoli, con la Via di Piemonte, poi Vicarese, verso Caprona-Uliveto (solo dopo il bivio divenne trivio, con la strada per Lucca, la Via pisana, ripresa e raddrizzata con l'apertura della galleria del Foro) c'è San Giuliano.
Il paese è sotto di noi: si vedono le Terme, di forma semicircolare, il neobarocco Caffè Hause, ristrutturato recentemente, i canali che drenano il padule di Asciano e, sotto monte verso nord, appena fuori paese, una serie di piccoli archi, otto in tutto, resti dell'acquedotto romano che portava le acque termali ai Bagni di Nerone partendo da Caldaccoli, la famosa località "calide acquae" di Plinio.
L'acquedotto correva quasi tutto interrato fino a Pisa e vi era lungo il tracciato, fino al secolo scorso, una antica via per la città che si chiamava "de musileis", cioè dei mausolei, o delle rovine.
Un’ultima curiosità: quegli alberi e quel giardino, là verso la stazione, sono chiamati Boboli, come la bistecca, cioè alla fiorentina!
 

Fonte: la mia foto è del marzo 2009 da un aeroplano biposto.
+  INSERISCI IL TUO COMMENTO
Nome:

Minimo 3 - Massimo 50 caratteri
EMail:

Minimo 0 - Massimo 50 caratteri
Titolo:

Minimo 3 - Massimo 50 caratteri
Testo:

Minimo 5 - Massimo 10000 caratteri