L'analisi del nuovo articolo di Franco Gabbani si sposta questa volta nel mondo di un associazionismo antesignano, le confraternite, necessarie per togliere dall'isolamento e dal mutismo le popolazioni delle campagne, anche se basate esclusivamente sui pricipi della religione.
E d'altra parte, le confraternite, sia pur "laiche", erano sottoposte alla guida del parroco.Sono state comunque i primi strumenti non solo di carità per i più bisognosi, ma soprattutto le prime esperienze di protezione sociale verso contadini ed operai.
Nei suoi numerosi articoli sulla storia del territorio, Franco Gabbani ha finora preso come riferimento, personaggi o avvenimenti storici, inquadrandoli nella cornice degli usi e delle norme dell'epoca.
Questa volta prende spunto da situazioni e argomenti curiosi, spigolature come le chiama.
Al di là dei fatti precisi, quello che colpisce particolarmente, oltre al fatto in sè, è il linguaggio usato nei documenti, non solo formale e involuto, come da sempre ci ha abituato la burocrazia, ma spesso anche di difficile comprensione, esplicitando l'evoluzione continua della lingua e dei termini.
Bellissima la correlazione tra crittogama e fumo delle locomotive. Come a dire che certe opinioni complottistiche hanno origini lontane
SPIGOLATURE DALL’800
di Franco Gabbani
Oggi ci soffermiamo su vicende di carattere poco noto, personaggi non rilevanti, ma che ci permettono di far luce su comportamenti sociali difficilmente rilevabili attraverso altre analisi. Proprio per questo ho ritenuto opportuno riportare integralmente buona parte dei documenti consultati.
Sarebbe stato possibile riassumerli ma, così facendo, secondo me si sarebbe perso l’effetto che ho percepito leggendoli.
Scritti con un linguaggio fatto di termini ed espressioni strettamente legate a quel periodo e a quell’ambiente, riassumerli avrebbe significato perdere la loro autenticità e il loro potere evocativo.
Il fine è sempre quello di far conoscere un po’ di storia dell’800, perché, come ha scritto Dumitru Novac “Abbiamo bisogno del profumo del passato per dare il giusto valore al presente”.
L’INCIDENTE DEL MAIALE
Nei diversi archivi moltissimi sono i documenti concernenti liti giudiziarie e ciò che mi ha veramente sorpreso è stata la numerosità di quelli che trattano cause promosse non solo per i motivi più diversi, ma anche i più impensabili.
In questo senso una causa davvero singolare fu senza dubbio quella che vide come protagonisti l’Andreini e il Luparini nell’Ottobre del 1806.
La causa fu promossa da Franco Andreini di Nodica contro Stefano Luparini di Vecchiano perché “il maiale statoli morso e guastato dal di lui cane da presa il dì 15 caduto, che aveva sciolto in di lui compagnia Domenico suo figlio, essendo esser morto per tal causa il detto maiale nella sera del 18 Ottobre”.
L’Andreini presentò una dichiarazione del Perito intendente delle Malattie sopravvenienti al Bestiame il quale dichiarò che “fino nel dì 17 del caduto mese di Ottobre mi portai nella casa dell’Andreini di Nodica, da esso chiamato a visitarli un maiale ammalato; qual maiale osservai essere stato morso da un cane nella ciocca dell’orecchio sinistro, tanto profondo, che essendo stati lacerati da detto morso diversi muscoli, e perciò prodotta una irreparabile infiammazione, giudicai, secondo la mia perizia, e coscienza, essere irreparabile la morte.
Inoltre, attesto che essendo stato ricercato da d.to Andreini dopo mortoli il sud.to maiale a giudicare per la verità, se poteva essere accaduto dal suddetto morso, dichiaro esser verissimo, esser cagione dell’infiammazione sopraggiunta come sopra, ed per essermi ritrovato più volte a vedere, ed osservare altri simili casi”.
L’Andreini presentò altre testimonianze: il Luparini fu condannato perché “risultò chiaramente che il maiale morì per causa del cane, così per giustizia doveva essere detto Luparini condannato al pagamento del prezzo di detto maiale, ed alla refazione di tutti i danni e spese coerentemente alla di lui domanda” (1) .
Con il passare degli anni la situazione, riguardo al modo di tenere i maiali e al loro pascolare nelle pubbliche strade e piazze, pare non avesse subito grandi cambiamenti se, sessant’anni dopo, il 12 Giugno 1865, il Gonfaloniere di Vecchiano, Massimiliano Prato, emise una notificazione nella quale si dichiarava:
"Si rende pubblicamente noto per tutti gli effetti, ed affinché non se ne possa allegare ignoranza, a tutti i possessori di Majali, che dalle leggi è proibito di mandarli a pascolare nelle pubbliche Piazze, e Strade, e che conseguentemente sono richiamati i suddetti possessori alla osservanza delle leggi su questa materia ed a tenere ben custoditi in appositi e adatti locali simili animali, e a non permettere che vadano vagando a pascolare per le Vie e Piazza pubbliche. E tutto ciò sotto le pene comminate dai Regolamenti di polizia e dalla recente legge di pubblica sicurezza del 20 Marzo 1865". (2)
VINO E LOCOMOTIVE
Nei primi anni cinquanta del diciannovesimo secolo sopraggiunse una grande calamità nella raccolta del vino, determinata dal propagarsi della crittogama (3) , una muffa responsabile della malattia della vite.
Alcuni contadini la considerarono come la naturale conseguenza della “vecchiaia” dei vitigni, altri sussurrarono che era un flagello voluto da Dio, bisognava perciò sopportarlo, aspettando la liberazione da parte della Provvidenza, piuttosto che opporsi alla Divina volontà col ricorrere alla solforatura, o ad altro umano espediente.
Altri ancora dissero che a causare la crittogama era il fumo delle locomotive e, il Governo Granducale, nel tentativo di far cessare questa credenza popolare, emanò una circolare di questo tenore:
CIRCOLARE
Diretta dal Ministero dell’Interno alle Autorità Governative e ai Gonfalonieri del Granducato.
Ill.mo Signore
Al ricominciare dello sviluppo della crittogama, che da qualche anno in alcuni luoghi diminuisce, ed in altri distrugge uno dei più ricchi prodotti delle nostre campagne, sono ritornate ad agitare la mente dei poveri contadini quelle stesse ubbie che anche nell’anno decorso dovemmo lamentare, ed a combattere le quali unirono i Vescovi la loro voce a quella del Governo, cercando per mezzo dei Parrochi di far conoscere come simile calamità non potesse essere e non fosse effetto del fumo che si sprigiona dalle locomotive, ma un fenomeno derivante da ignota cagione, e che egualmente danneggia le province solcate dalle strade di ferro, non che quelle ove esse non esistono, siccome fra noi verificasi nell’Aretino, nel Grossetano, e nell’Isola stessa dell’Elba.
Proprio è dell’uomo volere ad ogni modo scoprire la cagione dei mali che l’affliggono, e dove non sa trovarla accagionarne qualche cosa, onde avere su che scaricare il proprio cruccio; ed in tutte le calamità, che tratto tratto hanno afflitto l’umana famiglia si è dovuto sempre far fronte alle erronee opinioni, che si sono diffuse nel popolo, ed impedire talor colla forza, che esso non trascendesse ad atti illegali e violenti.
Ora per quanto sia poco da apprendersi, che in Toscana, ove l’educazione alla vita civile si è diffusa in tutte le classi, possa verificarsi alcun disordine, pure interessa grandemente, sia tolta dalla mente dei campagnoli l’erroneo supposto, e col persuaderli che le Strade Ferrate non hanno alcun rapporto col minaccioso flagello, sia tolta l’avversione che contro di esse viene concepita.
Ma molto più interessa che sia impedito a chicchessia di alimentare tale pregiudizio, dovendo tanto le Autorità politiche che le Municipali a ciò sorvegliare, spendendo le prime tutto il rigore che la legge e l’interesse della quiete prescrivono per punire chiunque si faccia del medesimo propagatore, o chi tenti eccitare ad usare atti violenti contro le Strade Ferrate.
Questo ministero conoscendo di quanto zelo siano animati i signori delegati e i signori Gonfalonieri, non dubita che si gli uni che gli altri si adopereranno nella sfera delle loro competenze a prevenire qualunque disordine. I primi col punire ed ammonire, i secondi col persuadere, col fare apprendere a quali conseguenze poterebbe una qualche mal consigliata violenza portare a oneste e brave persone, non d’altro colpevoli che d’essersi lasciate affascinare dall’errore. (4)
Sempre a proposito della crittogama della vite, nel 1856 Frank Lawley, appartenente a una famiglia originaria di Canwell, cittadina inglese della contea di Statford e che aveva acquistato dai beni granducali la fattoria con annessa villa padronale di Montecchio (nei pressi di Calcinaia), fu uno dei primi proprietari terrieri ad introdurre nei vigneti, di una delle sue proprietà, la solforatura delle viti e, tra gli scherni dei suoi contadini, riuscì a far accettare il nuovo rimedio allo oidium (crittogama della vite).
LAVORARE PER LE FESTE
Si è detto in passato di come Scipione Salviati, proprietario, dal 1850, della Tenuta di Migliarino e della Fattoria di Vecchiano, avesse regolamentato tutte le attività che si svolgevano all’interno delle sue tenute.
A questo scopo, era stato predisposto anche un regolamento per i braccianti (manodopera salariata) che prestavano la loro opera giornaliera nelle fattorie per la conduzione delle “terre a mano”.
Numerose erano le disposizioni che riguardavano il loro licenziamento, una di queste riportava: “E’ vietato il lavoro nei giorni in cui c’è obbligo di messa”
Questa norma, però, non riguardava solamente le proprietà Salviati, era, al contrario, dettata dall’autorità Governativa e dalla Curia, alla cui osservanza era tenuta tutta la popolazione. Nel, “Carteggio e Atti dell Autorità Civili” N. 25” dell’Archivio Storico Diocesano di Pisa, infatti, a questo proposito, si legge:
(Copia di memoria diretta dal Provveditore della Camera di Sopraintendenza Comunitativa di Pisa all’Ing. Ispettore per il Servizio Idraulico Lorenzo Materassi).
Il Provveditore della Camera di Sopraintendenza Comunitativa del Compartimento Pisano è venuto a conoscere che Lunedì giorno della Concezione fu lavorato sulle ripe del Serchio dirimpetto ai panconi di Avane, e ciò senza preventiva autorizzazione.
Si trova perciò il Provveditore predetto nel dovere di contestare all’Ing. Ispettore per il Servizio Idraulico Lorenzo Materassi la somma sorpresa con cui ha dovuto ricevere una tale notizia e, qualora sussista il fatto, lo invita a procurare in quanto può da esso dipendere che non si rinnovi in avvenire, tanto più che una contravvenzione agli ordini Religiosi e Civili commessa con scandalo di un’intera popolazione non può trovare scusa nella necessità del lavoro, potendo questo all’occorrenza, come si è sempre praticato, venire permesso, usata sempre la debita reverenza alla Chiesa.
E che l’irregolarità di tali fatti che non sono mai disgiunti dallo scandalo abbiano sempre conseguenze perniciose perchè immorali, lo prova l’accaduto nella circostanza sopra espressa, venendo assicurato che alla domanda fatta da alcuni che si trovavano presenti al lavoro, e dal Parroco del Luogo sulla ottenuta licenza, furono fatte repliche offensive per l’Autorità Ecclesiastica dalla quale la licenza medesima doveva ottenersi.
Il prefato Ispettore pertanto è invitato dal sottoscritto a prendere le occorrenti informazioni all’effetto che siano conosciuti gli autori di un contegno così biasimevole ed irriverente, onde possa procurarsi che ne siano ad esempio altrui severamente ammoniti. (5)
NOTE
(1) Archivio di Stato di Pisa : Atti civili al tempo di Natale Pagni Potestà dei B: di S. Giuliano. Dal primo Giugno 1806 al Maggio 1807. Inventario N. 34, N. d’ordine 343.
(2) Chicca P.: Almadoc. Centosessant’anni di cronaca vecchianese, Litografica Felici, Pisa 2000. p. 62.
(3) E’ un fungo parassita che attacca la vite.
(4) Archivio Storico Comune di Vecchiano: Documento da catalogare.
(5) Archivi Storico Diocesano di Pisa, Corrispondenza e Atti delle Autorità Civili, N. 25 da 1860 a 1878.