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Nei suoi numerosi articoli sulla storia del territorio, Franco Gabbani ha finora preso come riferimento, personaggi o avvenimenti storici, inquadrandoli nella cornice degli usi e delle norme dell'epoca.

Questa volta prende spunto da situazioni e argomenti curiosi, spigolature come le chiama.

Al di là dei fatti precisi, quello che colpisce particolarmente, è il linguaggio usato nei documenti, non solo formale e involuto, come da sempre ci ha abituato la burocrazia, ma spesso anche di difficile comprensione, esplicitando l'evoluzione continua della lingua e dei termini. 

. . . . . . . . . . . . . . . cadono una ad una anche .....
leggo sulla testata online Pisa today che si è verificato .....
. . . che sei amico curioso, chiedi all'amico del .....
. . . dicci ndove, il come ed il perché la minoranza .....
per pubblicare scrivere a: spaziodonnarubr@gmail.com
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Incontrati per caso...
di Valdo Mori
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Dalla pagina di Elena Giordano
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storie Vere :Matteo Grimaldi
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Che sia scricciolo o pettirosso
aquila o colibrì
vorrei tanto essere un uccelletto
Mi domando spesso cosa ci faccio qui
Non amo viaggiare, troppo .....
tutta la zona:
piscina ex albergo
tutto in stato di abbandono

zona SAN GIULIANO TERME
vergogna
Incontrati per caso...
di Valdo Mori
ALBERTO FREMURA e la TORRE di CALAFURIA

29/10/2024 - 18:29


Del mio rapporto con Alberto Fremura ho già scritto su queste colonne il 2 gennaio 2023.

Dopo solo tre mesi il Maestro, che si era trasferito a Fenis in Valle d’Aosta dalla figlia Cristina, ci ha lasciato volando su quelle nuvole in cielo da lui dipinte tante volte.
Adesso il Maestro manca a tanti amici ed ammiratori ed a me numerosi e indimenticabili ricordi affollano la mia mente.

Una amicizia di lunga data durata oltre trenta anni e ricca di incontri, viaggi, giornate e notti trascorse insieme con numerosi aneddoti da raccontare.


La Torre di Calafuria è stata per lungo tempo la sua dimora preferita o meglio il suo Bunker, proprio come quello vero costruito ai piedi della Torre durante la seconda guerra mondiale e tuttora ben visibile.
Qui il Maestro ha creato molti dei suoi capolavori artistici: quadri, acquarelli, disegni, vignette, litografie.

La curava “come un’amante” mi disse una mattina mentre salivamo le scale esterne e lui aveva in mano la tanichetta d’acqua che giornalmente si portava dietro per le necessità quotidiane.


Una notte il Maestro disegnava sul tavolo posto all’ultimo piano della torre mentre io, in rispettoso silenzio, ascoltavo il rumore delle onde che si infrangevano sugli scogli sottostanti ed il garrito dei gabbiani aspettando il sorgere del giorno.

Furtivo scattai la foto che qui ripropongo. (FOTO 1)


Fino agli anni ’80 il Maestro dopo aver ascoltato i vari giornali-radio, alle 19 faceva partire come fuori sacco la vignetta per il quotidiano e finalmente si dedicava a dipingere i suoi quadi o a disegnare le
illustrazioni per i rotocalchi e i volumi da pubblicare.
Poi il fax rivoluzionò le abitudini; una sera durante una spedizione mi disse sornione 

“Pensa, siamo già al 15° anno dell’ERA FAXISTA”.


Non parlava molto ma delle volte creava definizioni pungenti ed esilaranti.
Un giorno gli portai una cartolina, recuperata in n mercatino di antiquariato, indirizzata a sua moglie Lia: gli brillarono gli occhi nel prenderla ed inserirla in un album di ricordi. Lia era mancata dando alla luce la figlia Arianna.

Fu quella l’unica volta che mi parlò della sua bimba che, anche lei, lo lasciò troppo presto in una triste solitudine.

L’unico ritratto della bambina l’ho trovato in un acquerello pubblicato su un catalogo di mostra.


Facemmo insieme un lungo viaggio ad Ariano Irpino per partecipare ad un incontro organizzato dalla rivista umoristica La Peste, dove rimanemmo due giorni in compagnia di scrittori, politici ed artisti. Ricordo, tra gli altri, Gustavo Selva e Pasquale Squitieri.

Fremura fu al centro dell’attenzione tra i relatori ed il numeroso pubblico.
Nel 1995 partecipò anche alla grande mostra sull’erotismo MIELE svoltasi al Palatrussardi Milano esponendo opere originali, bellissime e fuori dal comune.

Purtroppo mi disse dopo, ma senza convinzione, che andarono perdute. (FOTO 2)

Leribotte dentro la Torre erano garantite dal sottostante ristorante Rossi che ci portava gustose specialità di pesce oltre al famoso cacciucco.

 

Annaffiato dal buon vino mangiavamo sopra il tavolo rotondo del primopiano sotto lo sguardo severo ed inquisitore del Savonarola perfettamente ritratto dal Maestro.

Nel Giugno del 2001 Fremura tenne, presso la Libreria Antiquaria Andrea Vallerini di Pisa una mostra della sua ultima produzione.

In una vetrina esterna posizionammo una vignetta raffigurante Pannella disteso sullettino durante una visita mentre il Dottore posando lo stetoscopio sul suo cuore diagnosticava che “..era tutto una questione di Quorum”.

 

Il caso volle che Pannella si trovasse a Pisa proprio quel giorno per visitare il Carcere di Don Bosco e transitando in Via dei Mille con indosso una sgargiante giacca blu, visitò la mostra apprezzando in modo particolare la vignetta a lui dedicata, ma non chiese l’originale.

Cosa che invece facevano spesso gli altri politici oggetto delle attenzioni di Fremura. (FOTO 3)

 

Fremura, un pennino graffiante e beffardo, era molto apprezzato anche all’estero fin dagli anni ’70 tantoche il più famoso periodico umoristico mondiale, l’inglese Punch pubblicava una sua rubrica definendolo come uno dei“ world’s major cartoonist”.(FOTO 4)

 

I rapporti con i direttori dei quotidiani che ospitavano le sue vignette non erano sempre idilliaci.

Montanelli voleva interferire anche sugli argomenti delle vignette, cosa impensabile per Fremura.

Infatti la collaborazione con Il Giornale durò poco tempo.

Con Feltri, quando nacque Libero nel 2001, ci furono numerosi contatti e alcuni invii di vignette di prova tra cui una stupenda del Direttore seduto su di una panchina con accanto Fremura che appoggiava la sua manodestra sulla sua spalla come a proteggerlo.

Ricordo che la vignetta fu pubblicata come immagine promozionale per la campagna abbonamenti.

Feltri però era troppo orgoglioso e geloso della popolarità di Fremura che avrebbe oscurato il suo immenso ego e rimandava a sempre l’inizio del rapporto di collaborazione.

Quando poi l’anno seguente l’editore del quotidiano Stefano Patacconi si suicidò, inabissandosi con la sua Mercedes nelle acque antistanti il porto di Rimini, terminarono anche le speranze di una possibile collaborazione con la neonata bandiera della destra italiana.

 

Vicino a Venturina c’era una meravigliosa villa Medicea perfettamente conservata all’esterno ma completamente rivoluzionata all’interno con interventi architettonici all’avanguardia.

Accompagnai il Maestro in questo luogo a dipingere per alcuni giorni.

 

Era un caldo autunno e potevamo passeggiare e fare colazione presso una piccola trattoria del posto con prosciutto e formaggi locali.

Alberto, pur non essendo un gran mangione, apprezzava le prelibatezze della nostra cucina.

Il salone della villa era stato affrescato daTalani che con i suoi musicisti dalle variopinte cravatte svolazzanti aveva dipinto tutti i lati della sala.

Soluzione artistica di pregio ma ritenuta dal Proprietario troppo seria tanto da richiedere a Fremura un intervento di “alleggerimento”.

Alberto aggiunse un affresco sul lato della cucina raffigurante un grasso cuoco intento a spennare un pollo e all’interno della sala una coppia di popolani in canottiera lui ed in vestaglia trasparente lei, che si affacciavano da una finestra versando sui musicisti il contenuto di un vaso da notte !

 

Ma la sorpresa più bella arrivò alla fine della giornata quando, premendo il tasto di un telecomando, il Maestro fece iniziare l’apertura del tetto e il contemporaneo innalzamento del caminetto, che come per incanto sparì. Il salone rimase illuminato solo dal cielo stelato sopra di noi.

 

Emozioni rare,uniche e indescrivibili.​

Un giorno arrivando alla Torre Alberto apparve sul ballatoio per gettarmi la chiave per aprire la porta d’ingresso.

Entrando notai due lunghi pacchi di cartone.

Mi accolse con la consueta cordialità e mi chiese se potevo accompagnarlo a fare una commissione.

Risposi di si e caricammo i contenitori in auto.

Il tragitto fu breve: arrivati di fronte all’Hotel Rex entrammo in un convento di suore chiuso e disabitato.

Salimmo al primo piano dove in una grande sala c’era un lungo tavolo in legno.

All’interno dei pacchi c’erano due poster che, una volta accoppiati, rappresentavano i famosi Cavalli di Toscaniche, all’epoca erano ben visibili su grandi cartelloni pubblicitari sulle strade delle principali città italiane, creando non pochi scandali e polemiche per la loro dirompente crudezza nell’atto dell’accoppiamento.

Osservai incuriosito il Maestro che al muso del cavallo bianco sovrappose un disegno già predispostoraffigurante l’ Italia mentre sul muso del cavallo nero applicò il volto di un sorridente e soddisfatto Prodi all’epoca Presidente del Consiglio.

 

Non ho più chiesto che fine fece il manifesto così modificato.(continua)

 

FOTO 1 – Il Maestro al tavolo di lavoro di notte dentro la Torre di Calafuria

FOTO 2 – Volantino Grande Mostra sull’erotismo MIELE

FOTO3 – Aldo Paradossi intervista per Canale 50 il Maestro presso la Libreria Antiquaria Andrea Vallerini aPisa

FOTO 4 – Una pagina dell’aprile 1975 sul settimanale inglese PUNCH

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