In questo nuovo articolo di Franco Gabbani si cambia completamento lo scenario.
Non avvenimenti storico- sociali, nè vicende di personaggi che hanno segnato il loro tempo.Il protagonista è questa volta è il fiume Serchio, l'attore sempre presente nella storia del territorio, con grandi vantaggi e tremendi disastri.
Ma non manca il tocco di Franco nell'andare ad esaminare grandi lotte politiche e piccoli episodi di vita comune legati al compagno di viaggio nella storia del nostro ambiente.
CHI HA VINTO IN SIRIA?
Sulla nuova situazione in Siria c’è tutto da capire prima di esprimere un giudizio compiuto. Di certo, tuttavia, si può essere felici che il regime sanguinario della famiglia Assad sia stato comunque sconfitto e l’ultimo dittatore costretto a riparare dai suoi complici russi.
Inoltre si può affermare che da questa partita escono sconfitte la Russia e l’Iran, i due regimi che sostenevano Assad, e questo indica, oltre la propaganda, lo stato di difficoltà di Mosca e Teheran. La prima dissanguata dalla guerra di aggressione all’Ucraina e dalle sanzioni occidentali, la seconda, oltre che dalle sanzioni, dal crescente isolamento decretato nei suoi confronti dal mondo sunnita, che ha assistito con malcelato compiacimento alla disfatta di Hamas e di Hezbollah, le propaggini terroriste dell’Iran siita in medio oriente.
Ma chi ha vinto? I ribelli siriani sono una coalizione di forze diverse, in alcuni casi, come la Turchia e i curdi, storicamente avversarie. La loro unità, soprattutto dal punto di vista militare, che in quel quadrante è quello fondamentale per la conquista e il mantenimento del potere, si deve all’abilità politica di Abu Mohammed al-Jolani, caso più unico che raro trattandosi di un quadro di formazione militare.
Al-Jolani, sunnita e nato come jihadista di Al Qaeda dalla quale si distacca, a suo dire, non condividendo la strategia dell’Isis, è segnalato da anni per la sua attività di costruzione politica del fronte anti Assad e, di conseguenza, anti russo e anti iraniano. Tuttavia sulla sua testa permane una taglia da 10milioni di dollari messa dagli Usa.
L’altro vincitore è Erdogan, da sempre nemico di Assad e dell’Iran, con un rapporto ambiguo con la Russia, e che contende all’Arabia Saudita la leadership sunnita dell’area e ha un conflitto aperto coi curdi che, appoggiati dagli Usa almeno fino ad oggi, fanno parte dei vincitori contro Assad. Comunque la Turchia è un Paese Nato con un ruolo non indifferente per la tenuta dell’Alleanza Atlantica in quel quadrante cerniera tra Russia e Medioriente. Una situazione complessa e di difficile previsione per l’estrema mobilità politica e militare dei tanti protagonisti. Da rilevare i segnali di moderazione mandati in questi giorni da al-Jolani. Che si è detto rispettoso delle minoranze siriane e ha ricevuto l’accredito del Vescovo cattolico di Damasco, del Nunzio Apostolico della Santa Sede in Siria e dei Drusi che hanno una certa influenza in Libano.Al-Jolani ha dichiarato anche che ci sarebbero le condizioni per risolvere il conflitto tra mondo sunnita e Israele. La nuova situazione siriana apre uno spazio di intervento da parte dell’UE e all’Italia, particolarmente coinvolta per il suo ruolo potenziale nel Mediterraneo. Sarà in grado l’UE di esercitare la sua presenza, nonostante la crisi di Francia e Germania?Che ruolo eserciteranno gli Usa di Trump orientati (solo apparentemente?) al non interventismo politico? Riuscirà Israele, per ora giustamente alla finestra, a capitalizzare l’indubbio vantaggio politico che può ottenere dal prevalere dei paesi arabi sunniti nei confronti dell’Iran, per il raggiungimento della pace e della sua sicurezza come premessa della soluzione definitiva del conflitto arabo-israeliano?
Oggi sono più gli interrogativi che le risposte, ma la sensazione è che si siano create più possibilità di pace rispetto a ieri.
Anche per quanto riguarda l’Ucraina. Ma questo è un altro discorso.