In questo nuovo articolo di Franco Gabbani si cambia completamento lo scenario.
Non avvenimenti storico- sociali, nè vicende di personaggi che hanno segnato il loro tempo.Il protagonista è questa volta è il fiume Serchio, l'attore sempre presente nella storia del territorio, con grandi vantaggi e tremendi disastri.
Ma non manca il tocco di Franco nell'andare ad esaminare grandi lotte politiche e piccoli episodi di vita comune legati al compagno di viaggio nella storia del nostro ambiente.
AGGIORNAMENTO SULLA SIRIA...
Per coloro che non sono usciti a informarsi sulla situazione unternazionale, un aggiornamento che può essere utile per capire l'evoluzione delle cose.Avevo detto, in un precedente post, che sugli sviluppi futuri sarebbe stato molto utile conoscere la fine del dittatore Assad. sarebbero state condizioni del tutto diverse quelle che lo avrebbero visto da una parte vivo, e dall'altra morto (qualcuno aveva accennato un possibile incidente aereo).
Sappiamo invece, e ne abbiamo avuto conferma, che Assad ha ricevuto Asilo politico a Mosca, cosa che avevo immaginato, ma in un certo senso anche sperato, e spiegherò perché. Lo scenario che si sta delineando, che peraltro toglie sempre più argomenti a quelli che ho sempre chiamato "pacifisti nostrani", rivela con maggiore chiarezza quella che era la situazione che si era determinata in Siria (e trascurata peraltro dai suddetti). La Siria era diventata, in pratica, una concentrazione di forze e armamenti militari di due stati, Russia e Iran, che in quel territorio avevano installato vere e proprie basi e installazioni militari, pur con caratteristiche diverse tra loro, i "pacifisti nostrani", quelli che "l'imperialismo è sempre americano", non lo sapevano... (perché se lo sapevano e facevano finta sarebbe peggio).
La presenza iraniana era costituita da un pulviscolo di concentrazioni, rappresentate nella cartina sottostante, con caratteristiche ben diverse rispetto ai nostri canoni militari, e più simili a "concentrazioni di guerriglieri" con molte armi, missili e vari altri materiali (da cui il flusso di forniture che Ezbollah ha sempre ricevuto per poter continuare a sparare missili e bombe su Israele anche se sotto attacco). Da un po' di tempo queste strutture hanno subito notevoli attacchi, e conseguenti distruzioni e danni, e questo, oltre ad indebolire l'azione di Ezbollah, ha indotto l'Iran, non solo per i danni subiti lì, a MOLLARE Assad, e iniziare un graduale ritiro da quelle posizioni.Questo, per ora, riguardo all'IRAN.
Quanto alla Russia è del tutto diverso. La Russia in Siria, oltre ad una presenza militare non trascurabile (l'esercito siriano, come abbiamo visto si è dissolto) ha quattro Basi importanti: la Base navale di Tartus, che è il porto (praticamente del tutto russo) che gli consente l'accesso diretto al Mediterraneo;la base aerea di Khmeimim, un importante aeroporto militare, con proiezione mediterranea, in cui sono dispiegati i caccia Su-24, Su-25 e Su-34 e Su-35, nonché gli aerei da trasporto An-124 e Il-76, nonché ricognitori ed elicotteri;la base aerea militare di Tiyas, la più grande base aerea, formalmente siriana, tra le città di Homs e Palmira con almeno 8 squadroni tra mig25 e Su24 (per la cronaca uno squadrone può essere composto fino a 24 aerei);- la base aerea di Shayrat, anch'essa solo formalmente siriana, con altri tre squadroni di aerei russi (Mig e Su), e con la particolarità secondo cui si ritiene che contenga anche un deposito di armi chimiche (che peraltro Assad in passato ha usato).Ora, dopo questi dati, il primo "pacifista nostrano" che mi fa sproloqui sull'imperialismo "unico", e sul fatto che i russi solo si difendono, li prendo a pernacchie.
Detto questo, l'asilo offerto da Mosca ad Assad rende evidente che la Russia non intende "mollare", come sembra fare l'Iran ma, al contrario, intende difendere le posizioni. La presenza del dittatore a Mosca (e si presume dei suoi contatti, e di un suo piccolo staff al seguito) garantisce ai russi anche un minimo di conoscenza in più delle residuali forze militari Siriane ancora presenti sul territorio.Si deduce, dalla situazione, che il disimpegno iraniano abbia ulteriormente indebolito il collante ideologico, e che la Russia veda la sua posizione fortemente indebolita e a rischio, tant'è che le 5 unità navali russe cui era stato ordinato, per precauzione, di uscire dal porto di Tartus, sono ancora in mare aperto.
D'altra parte i ribelli stessi sono stati bombardati dagli aerei russi in difesa di Assad, fino alla sua fuga, e quindi tra i ribelli e i russi stessi dovranno essere prese nuove misure, cosa che si sta tentando già adesso, per non scatenare ulteriore caos. La precarietà di questi nuovi equilibri consentirà comunque a chi dovrà dialogare con la Russia per l'Ucraina (non certo l'Italia, che in questa fase conta proprio poco) di mettere sul piatto anche la situazione siriana, e di poter dire a Putin: "attento a come ti muovi, che basta un attimo a buttare all'aria ancora di più la situazione Siriana, rivoltando i ribelli contro di te, che hai sostenuto fino all'ultimo chi li a sempre bastonati. Cosicché la Russia, già indebolita da vari fattori, per una guerra in cui si è impelagata da quasi tre anni, e che la "consuma", ha modo di provare su di sé anche ciò che ha sempre fatto con gli altri, ovvero ritrovarsi con un "teatro" sul quale esercitava il suo pieno controllo, che si sfalda e destabilizza sotto i suoi occhi.
Questa è la situazione al momento, almeno secondo me, un segnale di normalizzazione potrà essere fornito dalla destinazione delle navi allontanate da Tartus, se rientreranno in porto, significherà che la situazione si sta normalizzando ma in quale direzione e con quali sviluppi è ancora presto per dirlo.