In questo nuovo articolo di Franco Gabbani si cambia completamento lo scenario.
Non avvenimenti storico- sociali, nè vicende di personaggi che hanno segnato il loro tempo.Il protagonista è questa volta è il fiume Serchio, l'attore sempre presente nella storia del territorio, con grandi vantaggi e tremendi disastri.
Ma non manca il tocco di Franco nell'andare ad esaminare grandi lotte politiche e piccoli episodi di vita comune legati al compagno di viaggio nella storia del nostro ambiente.
…Soli, mangiando un panino in due,
io e te Soli,
le briciole nel letto Soli,
ma stretti un po' di più,
solo io, solo tu…
…Sei bella quando vuoi, bambina, donna e poi,
non mi deludi mai: è così che mi vai.
Soli, lasciando la luce accesa
Soli, ma guarda nel cuore chi c'è: io e te
Soli, col tempo che si è fermato
Soli, però finalmente noi
Solo noi, solo noi.
Così cantava l’Adriano quasi trent’anni fa e quel malinconico “soli” era per indicare una coppia che usava quel nome non per evidenziare il dispiacere della solitudine, ma per esaltare la loro magnifica unicità.
Ormai non posso cantare più “soli”, la vita passa veloce e l’arbitro urla: dai dai sei solo al traguardo, solo ma non felice.
Tanto per addolcire l’atmosfera: ciancio alle bande!
Qui ci sono non due amanti soli, ma due riflessi di soli pianeti se solamente, e fantasticamente, fosse giorno, ma è notte e allora sulla pelle oscillante, il pelo dell’acqua del Serchio, l’uomo sopperisce con il suo sole artificiale.