L'analisi del nuovo articolo di Franco Gabbani si sposta questa volta nel mondo di un associazionismo antesignano, le confraternite, necessarie per togliere dall'isolamento e dal mutismo le popolazioni delle campagne, anche se basate esclusivamente sui pricipi della religione.
E d'altra parte, le confraternite, sia pur "laiche", erano sottoposte alla guida del parroco.Sono state comunque i primi strumenti non solo di carità per i più bisognosi, ma soprattutto le prime esperienze di protezione sociale verso contadini ed operai.
Il mago di Atreju - È di nuovo arrivato il momento di scaricare Conte, ma il Pd se lo lascerà ancora sfuggire
Il leader dei Cinquestelle è stato applaudito alla kermesse meloniana, tanto da sembrare il capo dell’opposizione a un governo Schlein. Ma non è più giusto ignorarlo. Il Partito democratico deve rispondere colpo su colpo. E anche Avs dovrebbe prendere posizione contro il suo trasformismo politico
«Conte sembra il leader dell’opposizione a un governo Pd», scrive il Manifesto – un giornale che non ha mai avuto una particolare avversione per il leader del M5s – parlando dell’incredibile performance dell’ex avvocato del popolo alla festa di Fratelli d’Italia di sabato scorso.
Non è tanto il fatto che la platea di Atreju lo abbia applaudito varie volte sino al punto che l’ex portavoce di Giorgia Meloni, Mario Sechi, lo ha sfottuto con un «Presidente, sta per prendere la tessera di Fratelli d’Italia?». La questione vera è che Giuseppe Conte è andato sulla luna mentre Elly Schlein sta sulla terra: mai la distanza tra i due teoricamente alleati è stata così siderale.
La leader del Pd, dietro l’invidiabile compostezza dei toni e la glacialità dei ragionamenti, in realtà ha capito che per questa stagione non c’è niente da fare. L’anguilla-Conte non si farà prendere dalla rete piddina, sguscerà ogni volta con i suoi discorsi umidicci, gli scavalcamenti a destra e a manca, gli slogan basici, elementari – ancora le battutine sulle Ztl, come se lui venisse dalle miniere e non fosse un azzimato legale – quando non addirittura cialtroni e infingardi, come sulla «pace» e il «disarmo», bandiere nobili insozzate in comizi da quattro soldi tipo «è la Nato che vuole perseguire il confronto militare con la Russia», una posizione realmente putiniana che lo pone molto vicino a costituire un problema per la sicurezza nazionale.
Sempre sabato, nell’assemblea nazionale del Pd (di stampo un po’ cubano: un lunghissimo discorso della segretaria e zero discussione, Schlein ha detto una cosa vera: non si può star sempre lì a litigare, e poi fare un accordo all’ultimo minuto, specie di fronte a un centrodestra che bene o male si presenta alle elezioni unito da trent’anni. Quello che Schlein critica è esattamente la ciccia del travaglismo che ispira l’avvocato: nessuna alleanza organica col Pd («Non siamo un cespuglio»), liberi tutti e poi si vede. Così sono capaci tutti.
È l’apoteosi dell’irresponsabilità nel senso etimologico del termine: non prendo posizione, non svelo i miei piani, un giorno vado in piazza con la sinistra, il giorno dopo prendo gli applausi dai postfascisti parlando male della sinistra, et voilà, non c’è trucco e non c’è inganno mentre chiaramente qui è tutto inganni e trucchi, più qualche stramberia copiata da Goffredo Bettini, che però la dice meglio, tipo questa: «Sono di sinistra? Se sinistra oggi significa combattere il governo nel solo nome dell’antifascismo, non ci sto».
Ma che diavolo vuol dire? A parte i centri sociali, chi è che fa battaglia contro Meloni «nel solo nome dell’antifascismo»? Sono diversivi. Scuse. Equivoci consapevolmente alimentati. Giochi di parole. Come la confusione fessacchiotta tra sinistra e progressismo. Può darsi, chissà, che Schlein stia capendo che caduto Beppe Grillo non è che Conte sia meglio. A questo punto non è giusto ignorarlo all’insegna dello slogan un po’ evangelico del «testardamente unitari», no, qui bisogna replicare, rispondere colpo su colpo, levargli la voglia di prendere il mondo per i fondelli. Lasciando da soli gli ultimi vecchi giapponesi del Pci a fare il tifo per questo cappellaio matto. E anche la «nuova sinistra» di Alleanza verdi sinistra, per coerenza, dovrebbe prendere posizione contro il trasformismo di un politico senza faccia a suo agio nel pantano del tatticismo. Soprattutto, potrebbe essere la volta buona che il Pd torni a fare il Pd, coltivando il suo orto ancora arido qui, sulla terra, senza inseguire il mago di Oz andato sulla luna.