In questo nuovo articolo di Franco Gabbani si cambia completamento lo scenario.
Non avvenimenti storico- sociali, nè vicende di personaggi che hanno segnato il loro tempo.Il protagonista è questa volta è il fiume Serchio, l'attore sempre presente nella storia del territorio, con grandi vantaggi e tremendi disastri.
Ma non manca il tocco di Franco nell'andare ad esaminare grandi lotte politiche e piccoli episodi di vita comune legati al compagno di viaggio nella storia del nostro ambiente.
Fra i grandi compositori della musica è difficilissimo fare dei confronti, quasi impossibile e non resta a volte che la simpatia personale o la vicinanza del luogo natale. Se così fosse per noi non sarebbe difficile la scelta: Giacomo Puccini con le sue storie d’amore e di morte, di note e parole, ma non lontane dall’altro Mago dell’opera: Giuseppe Verdi, anch’egli sublime cantore di storie toccanti anche il più restio al melodramma.
“All’alba vincerò…” la conosciamo tutti (almeno credo), come canticchiamo “La donna è mobile…” e non entriamo nella storia dove l’amore e la morte sono i protagonisti, sarebbe troppo commovente, ascoltiamo più volentieri la musica.
Mi sono avvicinato alle opere di Puccini per il fatto che il lago è uno dei nostri amori e a Verdi per le parole che mio padre mi diceva quando, da bimbetto, mi portava in giro in Serchio in barca: “Nella barca der tu’ nonno ci montò er gobbo maledetto per un firme!”
Non sapendo che foto mettere per il “doponatale” scelgo questa strana e brutta foto, ma che mi riporta a settanta anni fa e al film “Rigoletto” (1946).
La storia dell’omonima opera verdiana è conosciuta: Rigoletto, gobbo e buffone di corte del Duca di Mantova, dopo angherie sulla sua persona deforme e alla morbosa attenzione che il duca ha per la sedotta figlia Gilda, decide di farlo uccidere da Sparafucile. Il sicario, confuso dall’abbigliamento maschile che la ragazza si era messa per sfuggire al duca, sbaglia e colpisce Gilda, avvolgendone poi inconsapevolmente il corpo in una coperta e consegnandolo a Rigoletto. Questi prende il fagotto e, aiutato da Sparafucile, lo mette in una barca per poi gettarlo in acqua quando, dalla riva del fiume, sente la canzone che il duca cantava quando era felice delle sue scorribande amorose:
La donna è mobile
Qual piuma al vento,
Muta d'accento - e di pensiero.
Sempre un amabile,
Leggiadro viso,
In pianto o in riso, - è menzognero.
È sempre misero
Chi a lei s'affida,
Chi le confida - mal cauto il core!
Pur mai non sentesi
Felice appieno
Chi su quel seno - non liba amore!
Inutile dire che il povero padre resta stupito e neanche possiamo immaginarsi il suo dolore nel vedere poi che il corpo nel sacco è quello di sua figlia.
Mio padre mi raccontava la triste storia e, non lo nego, mi venivano le lacrime agli occhi, come quando mia mamma mi cantava “Balocchi e profumi” ed io la pregavo di chetarsi!
Altri tempi!
p.s. l’attore che interpretava Il gobbo Rigoletto era il grande attore Tito Gobbi.
p.p.s. il luogo è “la pedata del Ferrucci” o “del Dal Borgo” o “delle vigne”, appena sotto il ponte della ferrovia.