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Mi torna in mente la poesia del Pascoli che la mia mamma recitava con voce dolce, enigmatica, evocativa, partecipe, ma anche solenne. Mi pare di risentirla. 
Per i miei bambini ho sempre celebrato la festa più bella dell'anno dedicata all'infanzia, quella che più di tutte appartiene alla nostra cultura.

Creavo L'ATTESA , lunga, trepidante.

Svelato il mistero del perché il Papa si è presentato .....
Sardegna, la “sentenza” di Santoro: “Todde superficiale, .....
Un tempo c'erano i cattocomunisti, i cattolici che .....
Il fu presidente Biden lascia la carica e fa un bel .....
per pubblicare scrivere a: spaziodonnarubr@gmail.com
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di Giuliano Ferrara
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di Umberto Mosso
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A cura di Tania Giordano
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di Roberto Sbragia – Consigliere provinciale Forza Italia Provincia di Pisa
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di Umberto Mosso
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Arabia Saudita
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Dalla pagina di Elena Giordano
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Mortaretti di fine anno
Botti di Capodanno
Un bollettino di guerra
che fa tremare il cielo
sussultare la terra
vibrare il cuore
con palpiti anche .....
tutta la zona:
piscina ex albergo
tutto in stato di abbandono

zona SAN GIULIANO TERME
vergogna
di Umberto Mosso
LA GUERRA DEL GAS

5/1/2025 - 17:50


LA GUERRA DEL GAS


Oggi l’Europa è alle prese con la chiusura del gasdotto che dalla Russia attraversa l’Ucraina e serve una parte degli Stati dell’est.
L’Italia, che un tempo aveva usufruito di quella infrastruttura, oggi è al riparo dagli effetti negativi della sua chiusura perché da qualche anno si rifornisce di gas dal TAP (Trans Adriatic Pipeline), il gasdotto che si allaccia in Turchia a quello proveniente dall’Azerbaigian e per più di 800 km, attraverso la Grecia, l’Albania e sotto l’Adriatico, arriva in Puglia, a Melendugno, per collegarsi alla nostra rete del Metano.
Il TAP fu fortemente voluto da Matteo Renzi, lungimirante come nel caso dei programmi contro il dissesto idrogeologico, poi cancellati da “quelli bravi” ai quali nessuno chiede mai conto, che per la sua realizzazione fu sottoposto ad attacchi politici violentissimi non solo dalla destra.
Si distinse il M5S, che contro il TAP incardinò una vincente, ahinoi, campagna elettorale alle politiche “antirenziane”. Gli ambientalisti e ultrasinistri fecero la loro parte disonorevole, spergiurando che il terminale del gasdotto avrebbe inquinato e deturpato la costa. In realtà oggi, in funzione, non è neanche visibile e il mare a Melendugno è cristallino.
Si oppose anche l’ala del PD che in Puglia faceva da battistrada alla subalternità politica verso i populisti e la sinistra neoclassica che in seguito, fatto fuori Renzi, diventerà la cifra distintiva di quel partito che, né di lotta, né di governo, inventerà la coniugazione inedita tra velleitarismo e conservazione.
Di Renzi gli imbecilli amano ricordare le conferenze all’estero, fatte mantenendo contemporaneamente le presenze più numerose tra i leader eletti in Senato, che nessuno chiama a conferire, ma che risultano più assenti di lui.
Oppure ripetono favolacce inventate dai pornografi della politica. Come l’agguato a Letta che, invece, si dimise dopo un voto negativo (pubblico) praticamente unanime del massimo organismo dirigente del PD.
O la cancellazione dell’art. 18, che fu votata dal governo Monti – Berlusconi – Bersani che continua a fare lo smemorato col compare Landini.
Oppure il suo ritorno alla testa del PD tacendo il fatto che fu voluto da oltre due milioni di iscritti che, dopo le sue dimissioni, lo richiamarono acclamandolo alle primarie.
Per alcuni, che hanno strombazzato e goduto per l’apertura di inchieste giudiziarie bacate come mele marce, valgono più le bugie scritte da un pregiudicato messo a fare lo slalom nello sporco, piuttosto che mille azioni positive che continuano a durare nel tempo.
Azioni che hanno comportato un grande coraggio per resistere alla peggiore delle opposizioni concentriche e che estendono fino ad oggi i loro effetti benefici.
Dei quali in molti si ricordano, ma tacciono, un po’ per mantenere fede al patto di esclusione e oscuramento concordato dal partito unificato dei mediocri di destra, sinistra e centro, un po’ per evitare di farsi cogliere a sputare nel piatto dove mangiano ancora oggi.
Il TAP, dunque, è una di quelle scelte politiche di governo nelle quali Renzi rischiò tutto. Come quando per ottenere la legge sulle unioni civili mise a rischio il suo incarico sottoponendosi al voto di fiducia di un Parlamento “recalcitrante”.
O quando spostò 10 miliardi “dall'alto in basso” per adeguare salari e stipendi e lo fece in modo strutturale, cioè permanente.
Alla faccia degli ipocriti che ne tollerano con sussiego la politica sui diritti civili e dimenticano che all’arrivo a Chigi Renzi trovò 20 milioni per la lotta alla povertà e quando ne usci aveva lasciato in bilancio ben 2 miliardi.
Oggi quando accendete il riscaldamento pensate che sul TAP se invece di quell’antipatico di Renzi l’avessero spuntata i simpaticoni amici del gas di Putin stareste al freddo. A meno che, in alternativa, non vi avessero fatto finanziare, a vostra insaputa, il massacro del popolo ucraino.
Poi mi chiedi perché sono Renziano?






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