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Oggi è deceduto Oliviero Toscani.
Era ricoverato presso l'ospedale di Cecina per l'aggravarsi della sua malattia, l'amiloidosi, malattia rara e incurabile.Rimane la sua opera rivoluzionaria nel mondo della fotografia.
Lo ricordiamo con le parole di Paola Gavia, che ha avuto il privilegio di conoscerlo e di essere fotografata da lui per una campagna mondiale

. . . l'ultima volta che parlai con il renziano Massimo .....
La nuova vita di Luigi Di Maio continua con una conferma .....
La vicenda del sindaco di Udine, se è come mi è .....
Non capisco tutto questo scrivere. . . Se nei documenti .....
per pubblicare scrivere a: spaziodonnarubr@gmail.com
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di - Maestra Antonella
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Arabia Saudita
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Incontrati per caso...
di Valdo Mori
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Dalla pagina di Elena Giordano
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Il cielo è quasi sempre imbronciato
di pessimo o di cattivo umore
e nel suo tenace perdurare
appiccica addosso il malumore
Grondano i tetti, gli .....
tutta la zona:
piscina ex albergo
tutto in stato di abbandono

zona SAN GIULIANO TERME
vergogna
di Paolo Pombeni
Ancora il dilemma del centro

15/1/2025 - 16:14

Ancora il dilemma del centro

Mentre nei sondaggi cresce il gradimento di Giorgia Meloni, in una politica abbastanza stanca si torna a discutere del dilemma di una formazione centrista in grado di contrastare la corsa alla radicalizzazione, in Italia per la verità ora un poco ridimensionata (anche per il fenomeno dell’astensionismo), ma in altri paesi europei in espansione specie sulla destra (basterà citare i casi di Germania e Austria, ma anche in Francia il fenomeno tiene ancora banco e persino in Gran Bretagna si riaffaccia sulla scena).
Da noi la situazione è abbastanza diversa per quanto riguarda il destra-centro e per quanto riguarda il centro sinistra. Nel primo caso Forza Italia, con l’appendice di “Noi moderati” di Lupi, sta saldamente occupando quell’area, pur con presenze geograficamente a macchia di leopardo: abbastanza forte in alcune aree, molto debole in altre.

Non si può dire che eserciti un peso decisivo nella coalizione di governo, ma certo è efficace nel contrastare il salvinismo consentendo alla Meloni anche di tenere a freno qualche nostalgia barricadiera dei suoi.

Poi FI ottiene qualche poltrona nelle spartizioni (vedi quel che avviene per il rinnovo dei giudici della Consulta), ma non riesce ad imporre qualche sua battaglia significativa come quella sul cosiddetto “ius scholae” per la cittadinanza ai giovani immigrati. Rimane insomma a metà del guado, perché, come del resto il suo competitore leghista, non ha modo di prospettare alternative all’attuale coalizione di maggioranza e dunque deve stare al gioco complessivo.
Tutt’altro scenario sul versante che si continua a definire di centrosinistra. Qui sulla scena ci sono quantomeno quattro attori. Due sono gli ormai tradizionali raggruppamenti di Renzi e Calenda, uno è una compente storica (esiste da 25 anni) fino a poco fa confinata nel ruolo di gruppo di opinione, una che è a tutti gli effetti una new entry: ci riferiamo all’associazione “Libertà Eguale” animata da Enrico Morando e da Stefano Ceccanti, e al gruppo denominato “Comunità democratica” che è promosso da Graziano Del Rio.
Si tratta di soggetti piuttosto diversi fra loro. Renzi e Calenda hanno organizzato due piccoli partiti attorno alle loro figure: partiti più che personali e questo è il loro primo limite. Magari Italia Viva è più chiusa ed Azione un minimo più aperta, ma nessuno dei due partitini ha una vera e propria vita politica nel senso di creare comunità aperte e in grado di espandersi offrendosi come veicolo per formare nuove classi dirigenti diffuse.

Sono gruppi di professionisti della politica che appaiono all’esterno solo grazie all’imporsi dei loro capi.
La differenza è che Renzi è sempre più un corsaro politico che si infila nelle crepe del sistema e gode delle sue indubbie capacità manovriere, mentre Calenda ha maggior spessore come analista della contingenza politica, ma non riesce poi a trovare lo spunto vincente per proporre una visione capace di aggregare consensi di tipo ideale e di prospettiva.
Tutt’altro discorso per gli altri due soggetti che abbiamo citato. “Libertà Eguale” è un think tank consolidato che elabora analisi e che sinora si è tenuto fuori dalla politica politicante. Anch’esso è fatto in gran parte da figure che hanno una storia alle spalle, ma in più di vent’anni di attività ha sempre avuto un approccio plurale senza leaderismi. È stato un elaboratore di critiche alla politica della sinistra in nome di un’ispirazione riformista, senza potere però consolidare un consenso ampio che superasse lo steccato del partito di intellettuali.
La nuova formazione denominata “Comunità Democratica” non si sa ancora cosa intenda essere. Si presenta come una ripresa della tradizione politica del cattolicesimo democratico, senza peraltro essere in grado di definire bene cosa di essa si voglia rielaborare tranne la nostalgia per una presenza gloriosa. Benché rifiuti qualsiasi ritorno ad una qualche forma di “partito cattolico” (il che sarebbe ben strano, visto che la maggior parte dei suoi convocati appartengono a quella componente che rifiutò il dogma del partito unico dei cattolici), per quel che se ne sa al momento propone generici ritorni di qualche slogan come solidarismo, pacifismo, municipalismo, ecc.
Tutto questo movimento per il centro è seguito con un certo interesse dai mezzi di comunicazione nella convinzione che ci sia uno spazio elettorale significativo (10%, secondo alcuni addirittura 15%) che aspetta di accogliere quei cittadini che non ne possono più delle sterili contrapposizioni fra i mantra di destra e quelli di sinistra. La domanda che ci poniamo è però se basti questo sentimento per aggregare dei voti che pesino sulla struttura della politica italiana. La domanda se questa operazione si possa fare in un contesto di sistema sempre più orientato al bipolarismo non sappiamo quanto sia posta nei termini giusti.
La nostra struttura in questo momento è ancora legata ad un bipolarismo di coalizioni e ciò significa che rimane comunque spazio per l’articolazione all’interno di ciascuna di una pluralità di componenti. Ciò banalmente significa che la spinta ad una aggregazione politica che a sinistra si ponga fuori dal PD pur rimanendo alleata con esso ha la sua forza: partiti realmente plurali al proprio interno sono rari e certo non si collocano nel contesto attuale.
Altrettanto vero è però che uno dei limiti di cui soffre la nostra politica attuale è la scarsità, se non addirittura la mancanza di centri di elaborazione per produrre una “lettura” di questo momento storico e dei grandi problemi che pone. Centri efficienti capaci di questo lavoro potrebbero esercitare un notevole impatto sulla attività di molti partiti senza impelagarsi nelle piccole battaglie politiche del giorno per giorno.
Il vero snodo che si pone in questo momento è se e come le varie formazioni che aspirano ad occupare il centro sapranno riorganizzarsi in due componenti: una che formi un partito non personale, plurale ma capace di agire come una unica istituzione che si impone sui suoi membri; una che si attrezzi seriamente per essere il “pensatoio” della svolta politica sempre più inevitabile nella congiuntura storica che stiamo vivendo.

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