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Con questo articolo termina la seconda serie di interventi di Franco Gabbani, attraverso i quali sono state esaminate e rivitalizzate storie e vicende del nostro territorio lungo tutto il secolo del 1800, spaziando tra fine '700 e inizi del '900 su accadimenti storici e vite di personaggi, che hanno inciso fortemente oppure sono state semplici testimonianze del vivere civile di quei tempi.

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zona SAN GIULIANO TERME
vergogna
di Mario Lavia
Prospettiva Margherita-Il riformismo che si muove intorno e dentro al Pd può fare solo bene alla sinistra

17/1/2025 - 9:07

Prospettiva Margherita-Il riformismo che si muove intorno e dentro al Pd può fare solo bene alla sinistra

Nel partito di Schlein è complicato far convivere istanze lontane tra loro, per cui avrebbe senso formare una forza autonoma alleata con i dem (come propone Renzi). Questo potrebbe portare un po’ di chiarezza, finalmente, nel mondo progressista

Il mondo del riformismo interno ed esterno al Partito democratico si muove, come stanno notando, con un interesse forse non previsto, un po’ tutti i giornali. Vedremo quali novità usciranno dai due convegni di domani a Milano (“Comunità democratica”) e a Orvieto (“Libertà eguale”). Certo, i problemi dei riformisti non sono pochi, ma almeno c’è vita.

Sul Manifesto ieri un osservatore di sinistra, Antonio Floridia, esortava all’organizzazione di una corrente di pensiero, e non solo di pensiero, di un’area neomarxista, a emulazione delle due altre iniziative prima ricordate: bene, purché tutto questo non sia un travestimento delle correnti intese come depositarie di quote per la formazione delle liste.

Ma tornando all’area allargata dei riformisti, il problema di fondo riguarda se fare o non fare un nuovo partito, quella che in giornalistichese si definisce la “nuova Margherita”, cioè un soggetto più centrale (meglio che centrista) rispetto al Partito democratico, che si ponga lungo la doppia linea europeismo-modernizzazione.

Il direttore della rivista Il Mulino, Paolo Pombeni, ha scritto che «la spinta ad una aggregazione politica che a sinistra si ponga fuori dal Partito democratico pur rimanendo alleata con esso ha la sua forza: partiti realmente plurali al proprio interno sono rari e certo non si collocano nel contesto attuale». Se non interpretiamo male, significa che per come è diventato il Partito democratico, specie in questo ultimo tratto, è molto complicato far convivere in esso istanze e culture lontane tra di loro. Per certi versi, è la stessa posizione cui, pur muovendo da opposti lidi, perviene la sinistra dem che vuole un Partito democratico spostato su posizioni più radicali e poi una “gamba moderata” sua alleata.

In fondo anche Matteo Renzi dice di voler lavorare, non per esserne il leader, a una forza autonoma ma alleata con i dem. L’area di Libertà eguale, pur senza rigidità, invece è ancora dentro lo schema veltroniano del catch all party, almeno fino a che la “vocazione maggioritaria” sarà una prospettiva realistica. Questo venticello riformista potrebbe portare a un chiarimento interno con una rifondazione della componente che si chiamava “Base Riformista”, quella che al congresso sostenne Stefano Bonaccini in opposizione a Elly Schlein (la cui leadership non è in discussione, al netto dei prossimi appuntamenti elettorali), anche con la ridiscussione del ruolo di Bonaccini.

Infine bisognerà capire il senso che avrà “Comunità democratica”. Probabilmente finirà con l’essere la componente di Graziano Delrio e dei cattolici democratici del Partito democratico, che chiederà maggiore spazio e ruolo all’interno di un partito spostato su posizioni giudicate laiciste e radicaleggianti, il che vuol dire anche una richiesta di posti al vertice. Per la segretaria del partito, a quanto si dice, questo sarebbe un problema non suo ma tutto della minoranza, l’ex Base Riformista. Pasticci tipici di una fase di transizione, in attesa degli eventi.





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