Con questo articolo termina la seconda serie di interventi di Franco Gabbani, attraverso i quali sono state esaminate e rivitalizzate storie e vicende del nostro territorio lungo tutto il secolo del 1800, spaziando tra fine '700 e inizi del '900 su accadimenti storici e vite di personaggi, che hanno inciso fortemente oppure sono state semplici testimonianze del vivere civile di quei tempi.
Mi sono sempre domandato perché se cerchiamo di importare da altri paesi cose belle e buone, non si hanno gli stessi risultati di casa loro.
Un esempio è il banano, poi l’ananas, il magnifico koala, le renne… eccetera, ma quelle dannose sono attratte dal Bel Paese tipo: il granchio blu, il gambero rosso, le cimici arlecchinate e tutta una serie di piccoli insetti.
Primo fra tutti gli “alieni” è il magnifico Ibis sacro che da un po' di tempo attira l’attenzione dei fotografi e dei semplici osservatori (articolo qui già pubblicato il 3 gennaio) e che desta sempre curiosità.
Ornitologi e studiosi si aspettavano l’arrivo in massa del suo scuro fratello, l’Ibis nero e io “credevo” di averlo individuato: stesso habitat, stesso modo di pascolare in branco, stessa forma del corpo, tanto da farmi coniare il nome del titolo, ma mancava un particolare: il ciuffetto sul capo e il becco po’ più ricurvo. E allora chi è questo misterioso sosia dell’ibis?
Chi è?
È il mignattaio (il nome la dice lunga), un nuovo inquilino dei campi umidi e dove se non nella bonifica? Si mescola ai suoi “parenti” con lo stesso modo di mangiare, volare e il suo mantello nero si macchia del bianco del vicino tanto da far apparire un sosia, un ibisbis!