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Un paese che amo, il paese della mia mamma.Anche ora quando vado a RIPAFRATTA  sono la figlia della "Cocca".

Un paese con una storia importante che conserva vestigia di grande rilievo.

Un paese rimasto inalterato nel tempo, non ci sono insediamenti nuovi, potrebbe essere il set di film d'epoca perché  anche le case, le facciate conservano la patina del tempo.Un paese che è  ancora comunità.  

. . . come minimo si risponde due volte altrimenti .....
. . . siamo a M@ sterchief. Sono anni che giri/ ate .....
. . . Velardi arriva buon ultimo.
Il primo fu il .....
Nulla obbligò a buttar giu il Conte 2, se non la .....
per pubblicare scrivere a: spaziodonnarubr@gmail.com
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Incontrati per caso...
di Valdo Mori
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di Angela Baldoni
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Incontrati per caso...
di Valdo Mori
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Qualcuno mi sa dire perche' rincoglionire
viene considerato un inevitabile passaggio
alla fine del faticoso viaggio
vissuto da tutti con coraggio?
Il .....
tutta la zona:
piscina ex albergo
tutto in stato di abbandono

zona SAN GIULIANO TERME
vergogna
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Rimembranze.

23/1/2025 - 17:51


Nulla di più appropriato dell’intestazione della sezione per raccontare piccole storie che mi sono accadute negli anni che lavoravo nel mondo per il Ministero degli affari esteri nella sezione I.C.E. (Istituto Commercio Estero).

Noi, un gruppo di sei o sette tecnici ogni uscita, ci occupavamo dell’allestimento dei padiglioni dell’Italia nelle fiere campionarie nei vari continenti. Un lavoro, a volte faticoso, che doveva essere completato la sera prima dell’inaugurazione ma che poteva anche impegnare le prime ore dell’apertura per cause non certamente dovute a nostra negligenza come successe per la fiera di Dar es Salaam.

Tutto l’occorrente, padiglioni e allestimento interno, era stato spedito dal porto di Napoli in anticipo calcolato, ma imprevisti monsoni tropicali avevano bloccato la navigazione e il tempo passava e noi fremevamo e gli altri paesi gioivano e le scommesse sull’apertura o meno dell’Italia era diventato uno sport che coinvolgeva gli abitanti e le nazioni partecipanti.

Lavorammo tre giorni e tre notti senza riposo e gli altri 15 ore, ma ce la facemmo con titoloni sui giornali locali che osannavano il Tricolore. Venne un po’ di tremarella e strizzotti al petto quando entrarono le autorità e i primi visitatori con la speranza che non strusciassero le pareti appena appena finite di verniciare!

La sera fummo invitati ad una cena all’ambasciata che, guarda caso, era confinante con quella della Cina, paese permaloso, ma che non fece rimostranze quando, spinti da una tifosa ambasciatrice, alzammo di due o tre metri il pennone che portava la nostra bandiera!
La mattina dopo, quando i colleghi dormivano ancora, sono andato a dare una mano per tirare la sciabica con amici locali che mi avevano dato una mano, anzi più mani.

Tre pesci palla spinosi, un pesce ago secco e duro e tante alghe! 

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