Con questo articolo termina la seconda serie di interventi di Franco Gabbani, attraverso i quali sono state esaminate e rivitalizzate storie e vicende del nostro territorio lungo tutto il secolo del 1800, spaziando tra fine '700 e inizi del '900 su accadimenti storici e vite di personaggi, che hanno inciso fortemente oppure sono state semplici testimonianze del vivere civile di quei tempi.
Negli ultimi tempi, osservando le città e i loro ritmi, mi capita spesso di soffermarmi su scene che evocano una profonda tristezza: cani trasformati in oggetti, avvolti in maglioncini sgargianti e accessori scintillanti, mentre i loro padroni – uomini e donne – sembrano più interessati a proiettare un'immagine che a garantire il benessere dei loro compagni a quattro zampe.
Queste creature, private della loro identità, ci costringono a riflettere sul significato di amore e rispetto. Rimproverati, strattonati, costretti a seguire percorsi che non scelgono, diventano simboli di obbedienza muta, sempre subordinati ai desideri altrui. Molti vivono confinati in spazi ristretti, ridotti a un'esistenza fatta di passeggiate obbligate e guinzagli stretti, estraniati dalla loro natura libera e curiosa.
Cosa spinge queste persone a portare i cani ovunque – al mercato, all’Ikea, perfino in luoghi rumorosi e inadatti? I bisogni e le inclinazioni degli animali vengono ignorati in nome di un amore che, spesso, si rivela egoista e malinteso. I cani, esseri pieni di gioia e vitalità, non trovano felicità in un guardaroba alla moda o in un'inclusione forzata nelle routine umane, ma nell’opportunità di esplorare, giocare e socializzare liberamente.
Il cane, da essere vivente autonomo, è diventato uno status symbol. È triste vedere come molti lo utilizzino per colmare vuoti affettivi o addirittura lo trattino come un surrogato di relazioni umane, confondendo i ruoli con termini come “mamma” o “papà”. Questa deriva solleva domande importanti: come siamo arrivati a questo punto? Quali logiche di consumo e alienazione ci hanno portato a investire cifre enormi per acquistare cani come fossero oggetti di moda?
L’amore autentico per un animale si dimostra non nell’uso che facciamo di lui, ma nel rispetto delle sue necessità e della sua natura. Un cane desidera libertà, gioco e un affetto genuino, libero da aspettative che non gli appartengono. È nostro compito ridare dignità a queste creature, offrendo loro spazi sicuri, tempo per essere se stesse e libertà di esprimere la loro essenza.
Viviamo in un’epoca che tende a banalizzare i legami, a superficializzare l’amore. Ma l’autenticità si riconosce nella cura e nel rispetto reciproco. Solo attraverso una relazione fondata su questi valori possiamo restituire ai nostri amici a quattro zampe la libertà e la dignità che meritano, ricordandoci sempre che il loro cuore batte per un mondo più grande del nostro.
Celeste Nostalgia