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Un esperienza di crescita di gruppo famiglia grazie a due meravigliosi cucciolotti.

RAFEE, figlia di una galga spagnola abbandonata incinta, salvata da un associazione .Tutti i cuccioli sono stati adottati.

UGO meticcio di una cucciolata abbandonata. Saputo successivamente che insieme ai fratellini è stato protagonista di un servizio TV sui cani abbandonati..

dispiace un po' per i vari Andrea, Tommaso, Giovanni .....
Resta da capire se con scappellamento a dx o sx. O .....
sono borborismi -ndr: borborigmi- mantrici, piu chiaro .....
Elena Schlein:
“Bisogna abbracciare prospetti dinamici .....
per pubblicare scrivere a: spaziodonnarubr@gmail.com
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Incontrati per caso...
di Valdo Mori
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da Jessy Taylor
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da Film & Motivazione
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Cara mamma amica zia donna
sorella compagna nonna
che non porti d'abitudine
il tacco a spillo
ma guardi a fronte alta
il mondo con dignità. . . .....
tutta la zona:
piscina ex albergo
tutto in stato di abbandono

zona SAN GIULIANO TERME
vergogna
di Mario Lavia
Le provinciali-Quando in Europa si fa sul serio, Meloni e Schlein mostrano tutta la loro inadeguatezza

8/3/2025 - 13:31

Le provinciali-Quando in Europa si fa sul serio, Meloni e Schlein mostrano tutta la loro inadeguatezza

La premier è uscita ridimensionata da questi giorni decisivi per il futuro del continente. La leader dell’opposizione ha tenuto una posizione bislacca e sempre più isolata tra i Socialisti e Democratici


Due donne allo specchio, Giorgia Meloni e Elly Schlein, e si quadruplica l’immagine di una difficoltà politica, di isolamento, di minorità. Di qualcosa che non va. E in un certo senso una potrebbe vedere nei problemi dell’altra la propria insufficienza, in questa fase s’intende, perché restano comunque le “cape” del governo e dell’opposizione e da quegli scranni nessuno le tirerà giù, almeno in tempi brevi. Però qualcosa sta succedendo a entrambe: perdono terreno, in modo diverso.

La vicenda europea, cioè la grande novità rappresentata dell’unità dei Ventisette sul Piano per il riarmo, frutto di una comune valutazione dei rischi che l’Europa corre, ha mostrato le due leader in un angolo. Entrambe non amano la svolta europea impressa da Francia e Germania (e su un piano più generale, Gran Bretagna). Tra l’altro le due leader sono accomunate da odio, o come minimo grande antipatia, per Emmanuel Macron, che quella svolta europea ha ispirato: nell’ex missina non si è spenta la diffidenza per la democrazia alla francese; nella donna di sinistra forte è il fastidio per quel borghesissimo parigino, Macron fa ombra a Meloni e ha isolato Jean-Luc Mélenchon “il rosso”: detestabile, per le due italiane.

Mai come in questi giorni la presidente del Consiglio accumula contraddizioni, proposte bislacche, si lamenta, cerca spazio come un naufrago che annaspi nel lago della politica: le era stato fatto credere di saper nuotare e invece no, galleggia a stento. Così non le resta che acconciarsi alle decisioni altrui al massimo alzando il ditino per dire: ho portato a casa il fatto che non si toccheranno i fondi di coesione, che è una mezza balla perché nessuno ha mai pensato di imporre l’uso di quei fondi per implementare le spese militari. La realtà di una Meloni ininfluente al Consiglio europeo fotografa l’inizio della sua marginalizzazione nel grande scontro mondiale: conta più Donald Tusk di lei, per dire. Addio al “ponte” e ai sogni di gloria, nemmeno il boss della Casa Bianca se la fila più: quello, se va bene, parla con Macron e Keir Starmer.

Questo ridimensionamento sulla scena internazionale può avere un ricasco psicologico negativo, giacché se guarda lo stato pietoso del governo in politica interna Giorgia ha davvero da mettersi le mani nei capelli: ora devono pure risarcire i migranti sequestrati da Matteo Salvini. Però alla premier, che forse per educazione politica ha un riflesso, diciamo, di disciplina, va riconosciuto che non è una che a decisioni prese metta i bastoni tra le ruote: sul riarmo probabilmente traccheggerà all’italiana, però non ostacolerà il processo avviato al Consiglio europeo straordinario.

Curiosamente, la stessa bubbola dei fondi di coesione è stata usata da Schlein, come le ha spiegato un socialdemocratico tedesco nella riunione del Pse: «Guarda, Elly, che noi i fondi di coesione li utilizziamo per finanziare i länder».
Invece lei, che in questa vicenda ha fatto la peggiore figura da quando guida il Partito democratico, insiste: seppure migliorato il Piano dei Ventisette non va bene lo stesso. E giù supercazzole. Ormai lo dice solo lei tra la gente che conta: i Socialisti e Democratici al Parlamento europeo «accolgono con favore la proposta ReArmEu e le conclusioni del Consiglio Europeo di ieri», hanno scandito.

Umiliata sarebbe dire troppo, ma sconfessata, ecco, isolata, ignorata. Anche se i fan inventano chissà quali risultati, questo si può dire: Elly Schlein – messa la testa fuori dal castello incantato del Nazareno, dove tutti (con luminose eccezioni, da Paolo Gentiloni a Pina Picierno che non a caso quel palazzo non frequentano) fanno la corsa a darle ragione – è smentita nella sua stessa casa politica europea. Era andata a Bruxelles, Elly, «per ottenere il sostegno dei nostri fratelli e sorelle in Europa» per dire sì a una difesa comune e no al riarmo dei singoli Paesi europei». E non deve essere stato piacevole sentirsi dire dai fratelli e sorelle di andare a giocare nella sua cameretta, che i grandi hanno da fare.

Vale per la segretaria del Partito democratico come per la presidente del Consiglio: le crisi cominciano così, quando nessuno ti ascolta.





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