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Un esperienza di crescita di gruppo famiglia grazie a due meravigliosi cucciolotti.

RAFEE, figlia di una galga spagnola abbandonata incinta, salvata da un associazione .Tutti i cuccioli sono stati adottati.

UGO meticcio di una cucciolata abbandonata. Saputo successivamente che insieme ai fratellini è stato protagonista di un servizio TV sui cani abbandonati..

dispiace un po' per i vari Andrea, Tommaso, Giovanni .....
Resta da capire se con scappellamento a dx o sx. O .....
sono borborismi -ndr: borborigmi- mantrici, piu chiaro .....
Elena Schlein:
“Bisogna abbracciare prospetti dinamici .....
per pubblicare scrivere a: spaziodonnarubr@gmail.com
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Incontrati per caso...
di Valdo Mori
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da Jessy Taylor
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Cara mamma amica zia donna
sorella compagna nonna
che non porti d'abitudine
il tacco a spillo
ma guardi a fronte alta
il mondo con dignità. . . .....
tutta la zona:
piscina ex albergo
tutto in stato di abbandono

zona SAN GIULIANO TERME
vergogna
da Il Post
In Europa la propaganda sulla pace dell’estrema destra assomiglia molto a quella dell’estrema sinistra

11/3/2025 - 8:59


In Europa la propaganda sulla pace dell’estrema destra assomiglia molto a quella dell’estrema sinistra
Spesso sono quasi identiche, e ora anche il PD di Elly Schlein sembra adottare la stessa retorica, tra molte ambiguità

«Pace o guerra?». È questa la domanda intorno alla quale sta ruotando la propaganda di Matteo Salvini sui temi di politica estera, in questi giorni. Ma questa alternativa apparentemente banale non viene presentata solo dalla Lega. Campeggia infatti da tempo anche nei manifesti elettorali di BSW, il partito di sinistra radicale tedesco guidato da Sahra Wagenknecht. Non è una coincidenza casuale. Questa semplificazione del dibattito intorno al piano di riarmo promosso dalla Commissione Europea ha connotato la retorica di molti partiti europei di estrema destra e di estrema sinistra, che pur partendo da posizioni ideologiche diverse si trovano però ad alimentare una medesima narrazione antieuropeista, complottista e nazionalista.

È una convergenza tra opposti intorno ad alcuni temi e alcune parole chiave di immediata presa sull’elettorato, che spesso viene definita rossobrunismo (da rossobruno: l’unione, cioè, del rosso della sinistra e del bruno, ovvero nero, della destra).

In queste settimane le consonanze tra questi partiti radicali, e in parte anche di partiti più moderati come il Partito Democratico di Elly Schlein, in giro per l’Europa sono evidenti soprattutto intorno al tema della guerra. Le loro posizioni vengono definite «pacifiste» o «antibelliciste», e sono di fatto contrarie al sostegno militare all’Ucraina e al piano di investimento definito dalla presidente della Commissione Ursula von der Leyen, che ha l’obiettivo di far raggiungere all’Europa una maggiore autonomia nel settore della difesa.


Che queste complesse questioni possano essere liquidate ponendo la semplice preferenza per la pace anziché per la guerra è un po’ la semplificazione che le destre e le sinistre estreme hanno trovato per cercare consenso. Lo hanno fatto, oltre alla Lega, anche altri suoi alleati nel gruppo europeo dei Patrioti: Fidesz, il partito del primo ministro ungherese di destra Viktor Orbán, ha insistito molto sul fatto che molti paesi abituati alla guerra dovranno presto andare verso la pace, perché la gente vuole la pace ovunque in Europa; le parole di Orbán sono state poi riprese come slogan anche dai dirigenti dell’FPÖ, il Partito della libertà austriaco di estrema destra: «Gli uomini forti fanno la pace, gli uomini deboli fanno la guerra».

In Spagna gli estremisti di destra di Vox, rifiutando ogni dialogo col capo del governo socialista Pedro Sánchez sul piano di riarmo europeo, hanno celebrato le iniziative del presidente statunitense Donald Trump come un «primo passo verso la pace» per il quale «dobbiamo festeggiare» (Trump tra le altre cose ha ripreso il dialogo diplomatico con la Russia e ha sospeso gli aiuti e le forniture militari all’Ucraina). Al contrario, dall’altro lato ci sono «Sanchez e Feijóo [il leader dei popolari, ndr] e i loro pochi alleati europei», che «sono gli unici che vogliono che questa guerra continui».

E sulla stessa linea c’è, tra gli altri, anche Alternative für Deutschland (Afd), il partito di estrema destra tedesco da cui anche i Patrioti avevano preso le distanze per le posizioni filonaziste di alcuni suoi dirigenti. «Creare la pace senza armi», sta scritto sui loro cartelli, con tanto di colomba e ramoscello d’ulivo a corredo (simbolo ricorrente anche nei post di Sahra Wagenknecht).

 
Ma di tono molto simile sono i post e gli slogan fatti circolare dal Movimento 5 Stelle, che è al contrario alleato in Europa coi partiti della sinistra radicale di LEFT e che è molto vicino proprio al partito di Wagenknecht. Il Movimento ha indetto per il 5 aprile una manifestazione per dire «No all’Europa della guerra», e invece «Sì all’Europa come casa della pace», che è grosso modo quel che ha fatto anche Salvini domenica scorsa (nel caso della Lega, oltreché per la pace in Ucraina, si è manifestato anche per la “pace fiscale”, cioè per una sorta di condono degli arretrati delle tasse non pagati all’erario da una parte dei contribuenti italiani).
L’obiettivo più ricorrente di queste propagande è Ursula von der Leyen, descritta in vario modo come una bellicista, e non di rado raffigurata con espressioni truci e minacciose (come in questo caso sui social di Alleanza Verdi e Sinistra), o ancora più emblematicamente, con giubbotti antiproiettile ed elmetti indosso. In questo senso, si fa fatica a distinguere la retorica e i fotomontaggi usati dal M5S, che si colloca nella sinistra radicale, e quelli dell’FPÖ di estrema destra in Austria.

Questo paradosso mediatico e politico riguarda in parte anche il PD, la cui segretaria Schlein ha assunto fin dall’inizio una posizione risolutamente contraria al piano di riarmo europeo. Mercoledì, proprio sul piano della comunicazione, c’è stato un cortocircuito: lo staff della segretaria ha diffuso sui canali social del partito un’immagine nella quale, partendo da un retroscena di Repubblica, di fatto il PD rivendicava in maniera ironica e maliziosa di avere la stessa linea di Salvini sulla guerra. Si faceva riferimento a una riunione avvenuta il giorno prima a Palazzo Chigi, durante la quale la presidente del Consiglio Giorgia Meloni aveva rinfacciato al leader della Lega di parlare come il PD sulla questione del riarmo.
Il post aveva alimentato subito malumori e polemiche, che erano poi cresciute ancora nel fine settimana: nell’ambiguità di quel post, infatti, tanti esponenti più moderati del PD hanno individuato le incoerenze e le doppiezze di Schlein sul sostegno all’Ucraina e sul piano di riarmo. Giovedì scorso, durante una riunione dei leader dei partiti socialisti europei, Schlein è rimasta infatti sostanzialmente isolata: lo stesso Sánchez, che è da tempo il punto di riferimento di Schlein in politica estera e quello con cui lei cerca sempre di stare in sintonia, ha preso le distanze dalla sua posizione, che è stata alla fine stigmatizzata anche dall’olandese Frans Timmermans.
 
È vero che molti leader socialisti hanno criticato i limiti e le storture del piano di riarmo voluto da von der Leyen, con critiche ribadite anche nel comunicato finale, ma tutti sono stati concordi nel sostenerlo e poi provare semmai a perfezionarlo.
Le ambiguità del PD andranno risolte nei prossimi giorni. Lunedì sera si riuniranno gli europarlamentari, probabilmente insieme alla stessa Schlein, per decidere cosa fare in vista delle due risoluzioni sul piano di riarmo e sul sostegno all’Ucraina che verranno votate al Parlamento Europeo tra mercoledì e giovedì. Nel partito c’è molta agitazione: se Schlein deciderà di imporre al gruppo la sua linea, il PD si troverebbe in contrasto col resto del Partito socialista europeo, e voterebbe dunque contro il piano di riarmo verosimilmente con le sole delegazioni bulgara e maltese, e di fatto in sintonia con molti partiti di estrema destra.

Ma se così fosse, una parte degli europarlamentari meno vicini a Schlein si esprimerebbe quasi sicuramente in dissenso, e più in generale la cosa avrebbe delle ripercussioni all’interno del partito, specie nell’area più moderata e cosiddetta “riformista” vicina all’ex ministro Lorenzo Guerini, visto che il posizionamento internazionale del PD è sempre stato uno dei temi su cui Schlein ha fatto maggiore fatica a tenere insieme le varie correnti del partito.

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