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Un paese che amo, il paese della mia mamma.Anche ora quando vado a RIPAFRATTA  sono la figlia della "Cocca".

Un paese con una storia importante che conserva vestigia di grande rilievo.

Un paese rimasto inalterato nel tempo, non ci sono insediamenti nuovi, potrebbe essere il set di film d'epoca perché  anche le case, le facciate conservano la patina del tempo.Un paese che è  ancora comunità.  

Ma se Trump invade la Groenlandia, territorio danese .....
Perché, si può anche scegliere i menù ? Allora .....
. . . ndove?
Nsenno' fai come Mario del Franceschi .....
. . qualcuno mi saprebbe dire in quale fascia oraria .....
per pubblicare scrivere a: spaziodonnarubr@gmail.com
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di Angela Baldoni
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Incontrati per caso...
di Valdo Mori
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Incontrati per caso...
di Valdo Mori
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passano gli anni
cambiano i volti belli
ma i tuoi occhi sono rimasti
quelli di allora
ed è nei tuoi occhi che vedo
l'amore che non è mutato

e .....
tutta la zona:
piscina ex albergo
tutto in stato di abbandono

zona SAN GIULIANO TERME
vergogna
Di Andrea Paganelli
Povera Russia tutti la odiano la vogliono invadere

16/3/2025 - 16:12


POVERA RUSSIA... TUTTI LA ODIANO E LA VOGLIONO INVADERE. 

("La Russia non ha mai invaso nessuno).



PREMESSA 

Per i tifosi "benaltristi", cultori del "ma anche..", quelli del "allora gli americani?!..", dico che mi ritengo "erede legittimo" di quella cultura politica, riconducibile a persone come Enrico Mattei, Aldo Moro, e ci metto pure Adriano Olivetti (spiato per anni dalla CIA), cosicché si capisca che non posso essere annoverato "tout court" tra i "tifosi" degli americani... il testo è lungo (sono come al solito meticoloso) ma può essere letto anche a pezzi. 



INIZIO

Va molto di moda oggi, soprattutto da parte dei putiniani di casa nostra, descrivere la Russia come un Paese "sotto attacco", odiato da tutti, e soprattutto sostenere che, nella sua storia, si è sempre e solo difeso, e non "ha mai invaso nessuno". 

Andiamo allora ad approfondire questo apetto, scorrendo la storia, e i fatti, degli ultimi 80 anni. 

Senza tornare troppo indietro (la prima guerra di Crimea, iniziata anch'essa dallo Zar, è di quasi due secoli fa), sta di fatto che, già dalla seconda guerra mondiale, l'Unione Sovietica (sciolta poi negli anni 90) ha occupato militarmente, e annesso, diversi paesi, a quell'epoca con il placet della Germania nazista, per mezzo del protocollo segreto Molotov-Ribbentrop del 1939.

Non farò grandi commenti, mi limiterò solo a descrivere i fatti, iniziamo.. 

POLONIA

La Polonia fu smembrata e spartita nel 1939. La "spartizione", e l'occupazione, metteva la Polonia orientale in mano ai sovietici, l'altra parte se la presero i nazisti. L'Urss non si fermò alla Polonia, e proseguì poi, con la Lettonia, l'Estonia, la Lituania, parti della Finlandia orientale, e pure la Romania orientale, senza che nessuno (soprattutto i nazisti) si opponesse (ne parleremo dopo).

La Polonia fu il primo paese ad essere occupato dall'Unione Sovietica durante la seconda guerra mondiale, che tra l'altro per la storia russa (modificata dal regime di Putin) non inizia nel 1939 ma nel 1941.

Dopo la fine della Guerra l'Urss mantenne la maggior parte dei territori occupati, solo un'area di circa 21.000 km quadrati (approssimativamente una fascia di 200 km per 100) con 1,5 milioni di abitanti venne restituita alla Polonia, comunque sempre sotto il controllo militare dell'URSS
Nella divisione post-bellica della Germania, oltre ai territori della Germania dell'est, l'URSS ha anche occupato e annesso, nel 1945, la Transcarpazia dalla Cecoslovacchia.

Le truppe sovietiche, infine, sono rimaste stabilmente di stanza in Polonia dal 1945 al 1993, (niente di strano, c'era la guerra fredda, ma si tratta di una presenza sempre ufficialmente negata). Solo nel 1956, con gli accordi ufficiali tra il regime comunista polacco e l'Unione Sovietica si riconobbe la presenza di quelle truppe. 

Il Governo in esilio della Polonia invece è esistito fino al 1990
AESI BALTICI E FINLANDIA

Dopo essere esistiti come paesi indipendenti per vent'anni, Estonia, Lettonia e Lituania, furono occupate e annesse illegalmente nel giugno 1940, sempre attraverso il Patto tedesco-sovietico. L'occupazione avvenne a seguito del rifiuto dei tre paesi di ospitare basi militari sovietiche sui loro territori. Così, in poco tempo, l'Urss attuò un blocco aereo e navale, con forze soverchianti e conseguente occupazione militare, seguita da elezioni truccate (1940), e dette inizio alla "sovietizzazione".

La "sovietizzazione" fu interrotta dall'occupazione nazista nel 1941. La controffensiva dell'Urss ristabilì il controllo sovietico nel 1944-45, e così venne ripresa l'attività di sovietizzazione, fino a circa il 1950. 

Ci furono collettivizzazioni forzate dell'agricoltura, ed anche deportazioni, dal 1947 al marzo 1949. 

Le fattorie private venivano confiscate e gli agricoltori obbligati ad unirsi alle fattorie collettive (come 15 anni prima in Ucraina). Nacque anche un movimento di resistenza (denominato "fratelli della foresta") che rimase attivo fino alla metà degli anni '50. 

Dopo decine di migliaia di morti (anche tra i sovietici) il movimento venne represso, anche con condanne a lunghe pene detentive e deportazioni, che diminuirono solo dopo la morte di Stalin nel 1953.

Anche se la resistenza armata fu sconfitta, la popolazione rimase di indole "antisovietica", e questo ha aiutato il popolo baltico a organizzare un nuovo movimento di resistenza verso la fine degli anni '80, a riacquistare l'indipendenza nel 1991, e a sviluppare poi, più rapidamente, una società più libera e moderna.

UNGHERIA

L'invasione dell'Ungheria nel 1956 fu l'intervento armato più cruento delle truppe sovietiche per reprimere la rivolta ungherese (che segnò profondamente la storia e le coscienze della sinistra in Italia). La rivolta del 1956 fu una sollevazione popolare contro il regime sovietico, e fu scatenata da una manifestazione pacifica di studenti e operai, che scesero in piazza, a Budapest il 23 ottobre 1956, in solidarietà con i lavoratori polacchi di Poznan e con il politico polacco Wladyslaw Gomulka (destituito con l'accusa di deviazionismo). 

La settimana dopo i carri armati sovietici invasero le vie di Budapest. La rivolta fu soffocata nel sangue, morirono circa 2.652 Ungheresi e 720 soldati sovietici. 

Il capo del governo ungherese, Imre Nagy, fu arrestato, condannato a morte, e giustiziato. Fa rabbia leggere la storia di come fu tradito, arrestato con un inganno, e poi giustiziato, ma questo è un'altra discorso. 

CECOSLOVACCHIA 

Anche la Cecoslovacchia subì una invasione da parte dell'Urss, e questa la ricordo bene perché  ero già un ragazzino. Avvenne nel 1968, anche quella fu una "operazione speciale" (denominata "Operazione Danubio"), l'Urss volle la partecipazione anche degli altri paesi del "Patto di Varsavia", ma la Romania e l'Albania si rifiutarono e la Germania Est fornì solo un piccolo numero di specialisti.

Nella fase iniziale furono circa 250 000 soldati ad essere impiegati nell'occupazione, aumentando via via, fino a raggiungere il numero di 500 000 nella sua fase finale. La Cecoslovacchia rimase inerme salvo proteste di civili (più famoso il caso di Jan Palach, ma furono altri 5 a darsi fuoco in quei giorni).

 Persero la vita 137 civili cecoslovacchi, e 500 furono gravemente feriti durante l'occupazione.

L'invasione fu decisa dal Cremlino per fermare il processo di liberalizzazione avanzato da Alexander Dubček con la nota "Primavera di Praga", e ripristinò, al contrario, la supremazia dell'ala autoritaria del Partito Comunista Cecoslovacco. 

La "Primavera di Praga" fu molto seguita anche dalla sinistra italiana, nella quale, allora, cominciavano ad emergere posizioni più democratiche (Enrico Berlinguer diventerà per la prima volta deputato proprio nel 1968). 

AFGHANISTAN 

L'invasione e la guerra in Afghanistan durò circa 10 anni (1979-1989), vide impiegato un massiccio contingente di truppe terrestri e aeree dell'Unione Sovietica in appoggio alle forze armate del governo Karmal (preferito dal Cremlino), contro vari raggruppamenti di ribelli e guerriglieri afghani noti come "mujaheddin", appoggiati materialmente e finanziariamente da un gran numero di nazioni estere, sulle quali si è costituita la solita "mitologia" di propaganda contro l'occidente, perché tra queste non c'erano solo gli USA, il Regno Unito e Israele, ma anche il Pakistan, l'Egitto, la Cina e l'Iran.

Il conflitto (che fa parte della guerra civile afgana) ebbe inizio con l'invasione del Paese a opera dell'esercito sovietico, proprio per deporre il presidente, Hafizullah Amin, e rimpiazzarlo con l'amico Babrak Karmal (altra "operazione speciale"). 

L'intervento militare dell'URSS provocò così una recrudescenza della guerriglia afghana contro il regime, già da tempo molto estesa nel Paese: i combattenti "mujaheddin", divisi in più schieramenti e partiti, che non ebbero mai una guida unitaria nel corso del conflitto, intrapresero così una lunga lotta armata contro le forze sovietiche occupanti il paese, aiutati dalle armi, dai rifornimenti e dall'appoggio (non ufficiale, ma pubblicamente ben noto) di Paesi come gli Stati Uniti, il Pakistan, l'Iran, l'Arabia Saudita, la Cina e il Regno Unito.

Dopo più di nove anni di guerra, che provocarono vaste distruzioni, nonché ampie perdite di vite civili e militari, l'occupazione sovietica terminò con una ritirata generale delle truppe, conclusa il 15 febbraio 1989.

L'Afganistan viene definito da alcuni storici come il "Vietnam sovietico", facendo un parallelo con la guerra del Vietnam intrapresa dagli Stati Uniti.

MOLDAVIA E TRANSNISTRIA 

nel 1991, dopo lo scioglimento dell'Urss, molti cittadini Moldavi iniziarono a chiedere l'unificazione con la Romania, e anche che la lingua "moldava" (a cui si chiedeva di riferirsi come rumeno) venisse scritta in alfabeto latino e non in cirillico.

Vari contrasti sfociarono, nel 1992, nella guerra di Transnistria (la regione a est), che, dopo la sanguinosa battaglia di Tighina, portò alla vittoria dei separatisti filo russi, con un intervento dell'esercito russo, ancora oggi è presente nell'area, a difesa del regime transnistriano (mai riconosciuto dalla Comunità internazionale), vane le richieste moldave di ritirarsi da quello che è ancora legalmente Territorio moldavo.

La storia cammina, e il 25 luglio 1998 Putin, dopo due decenni di servizio all'interno, diventa capo dell’Fsb, l’agenzia di intelligence erede del Kgb. Il 25 marzo 1999 diventa segretario del consiglio di sicurezza, e il 9 agosto dello stesso anno viene infine indicato da Eltsin come nuovo premier, e suo successore in vista delle elezioni presidenziali, Di lì in poi è sempre rimasto al potere.

PRIME GRANE - DAGHESTAN

La prima grana da gestire si verificò in Daghestan, una delle 85 "provincie" della Federazione Russa, a est della Georgia. La guerriglia islamista cecena aveva occupato dei villaggi, dichiarando l’indipendenza. Putin non si era ancora insediato, ma da subito agì come se fosse già nel pieno delle sue funzioni, e in quattro settimane, con l'esercito, la questione fu risolta, anche lì con numerosi morti.

GEORGIA

La Repubblica Socialista Sovietica Georgiana (RSS era il prefisso di quasi tutte le repubbliche dell'Urss) dichiarò la sua indipendenza all'inizio del 1991 con la dissoluzione dell'Unione Sovietica. Le vicende georgiane si svolgeranno, per diverso tempo, anche a cavallo del passaggio della presidenza tra Putin, Medvedev e di nuovo a Putin. Le prime difficoltà iniziarono in Ossezia del Sud e in Abcasia regioni a contatto con la Russia, nelle quali si scatenarono disordini ad opera di separatisti sostenuti dalla Russia stessa (i "separatisti", che poi vengono aiutati dall'esercito russo, ricorrono quasi sempre in molte vicende). 

Dopo vari scontri armati, una forza congiunta di peacekeeping (interposizione), composta da truppe georgiane, russe ed ossete, rimase di stanza nei territori. Continuavano comunque gli incidenti tra i separatisti e l'esercito georgiano, con i ribelli che erano anche in grado di bombardare le città oltre il confine, nonostante le forze di interposizione.

Per farla breve, dopo vari ulteriori incidenti, l'esercito russo (e non le forze di interposizione) avanzò in Georgia, occupando diverse città, trattenendosi in quelle aree ben oltre il cessate il fuoco, lasciado così il tempo ai ribelli osseti di distruggere gran parte dei villaggi, ed attuare una pulizia etnica ai danni della popolazione georgiana. 

Prima di ritirarsi, le truppe russe smantelleranno e distrussero tutte le installazioni militari georgiane, riconoscendo l'indipendenza dell'Abcasia e dell'Ossezia del Sud dalla Georgia, ragione per la quale il governo georgiano interruppe le relazioni diplomatiche con la Russia.

Quella guerra, comunque rapida e piccola, ha provocato 192.000 sfollati e sebbene molti siano tornati alle loro case dopo il conflitto, oltre 20.000 persone, per lo più di etnia georgiana, sono rimaste sfollate fino al 2014. Anche il ritiro delle truppe si è rivelato una farsa, dato che la Russia ha continuato a occupare l'Abcasia e l'Ossezia del Sud con il proprio esercito, in violazione dell'accordo di cessate il fuoco del 12 agosto 2008.

Nel 2021, infatti, la Corte europea dei diritti dell'uomo ha stabilito che la Russia "mantiene il controllo diretto" sulle regioni separatiste ed è tutt'ora responsabile di gravi violazioni dei diritti umani che si verificano nelle regioni.

CECENIA

Una questione che fece molto clamore (oggi dimenticata) fu quella della Cecenia, nella quale disordini e attentati si susseguivano ininterrottamente. Negli ultimi due episodi, prima dell'offensiva, a Buynaksk e Volgodonsk, i morti civili furono 307. 

Nota a margine: alcune evidenze, e resoconti, suggerirono che a mettere le bombe sarebbe stato il servizio segreto federale russo, per incolpare gli insorti ceceni. 

Tra chi sosteneva questa versione dei fatti ci furono la giornalista Anna Politkovskaya e l’ex agente segreto Alexander Litvinenko, la Prima fu uccisa a colpi di pistola nell’ascensore del suo condominio il 7 ottobre 2006, il secondo è morto per avvelenamento il 4 dicembre dello stesso anno.

Il 1 ottobre 1999 iniziò quindi una nuova offensiva militare sulla Cecenia, che fu feroce e brutale. 

I militari russi non si facevano scrupoli a colpire la popolazione civile. L’episodio più noto, il 21 ottobre, fu quando un missile russo bersagliò il mercato della capitale cecena Grozny, nel quale morirono 140 persone, tra cui donne e bambini, con centinaia di feriti. Otto giorni dopo un aereo russo bombardò addirittura un convoglio di profughi, tra i 25 morti c’erano anche volontari della croce rossa e giornalisti. Emersero poi racconti di stupri e violenze sulla popolazione civile, e di stragi a sangue freddo. 

SIRIA 

Sostanzialmente, da quando è al potere, Putin non ha mai smesso di fare guerre. A settembre 2015, già  annessa la Crimea, la Russia entrò attivamente nel conflitto in Siria, a fianco del dittatore Bashar Assad, contro le fazioni ribelli.  L’intervento russo, piuttosto massiccio, fu determinante, perché consentì al regime di Damasco, ormai allo stremo, di riconquistare gran parte del paese, a prezzo di feroci azioni di repressione. Putin ne trasse vantaggio, costituendo in Siria vari avamposti militari, oltre ad un affaccio diretto sul mediterraneo mediante il porto di Tartus. In quell'occasione tutto ciò avvenne per il ritiro dalla scena della tanto odiata amministrazione americana guidata da Trump.

Inutile allargare il discorso sugli scempi e le atrocità commesse dal regime siriano, sappiamo tutti poi come è finita, e dove Assad si è rifugiato.

Inutile anche parlare dei numerosi incidenti e scontri di confine, nel corso degli anni, con la Cina, anche questi rappresentano una lunga storia, fino ai giorni nostri, con diversi morti i veri e propri scontri anche tra le truppe regolari, così come la presenza militare russa, assai diffusa e numerosa oggi in molti paesi africani, ma passiamo alla conclusione 

UCRAINA 

L'Ucraina ha una lunga storia di contrasti, dure repressioni, e sottomissione all'Urss. L'Holodomor, sempre negato (e rimosso) in Russia, appartiene ormai alla storia passata (ma solidamente radicato alla memoria e alla cultura del popolo ucraino), la cronaca ci racconta la storia più recente, e non c'è bisogno di ripeterla, anche se la propaganda russa, e i filo putiniani italiani (tutti naturalmente "pacifisti") forniscono versioni più originali. 

Vale la pena quindi di ricordare solo pochi fatti, diciamo "antefatti", che smontano le costruzioni di parte....

Nel 1994, l'Ucraina era ormai una nazione indipendente, ed era la terza potenza nucleare al mondo, aveva infatti ricevuto in eredità dall'Urss, 2.000 testate nucleari, nelle basi sul proprio territorio. 

Sottoscrisse così un protocollo, per il rispetto del quale fungevano da garanti gli Stati Uniti, la stessa Russia, il Regno Unito, la Cina, e la Francia, con cui si impegnava a consegnare le 2.000 testate alla Russia, in cambio della integrità territoriale e della inviolabilità dei propri confini, che i "garanti", appunto, in quanto tali si inpegnavano a "garantire"...

Di lì in poi sono accadute molte cose, che le cronache ci hanno raccontato, ma il modo di fare informazione, oggi, è spesso "scollegato", si approfondisce poco. Ad esempio, il fatto che di lì a poco iniziarono dei disordini con i separatisti (che come abbiamo visto non mancano mai) sostenuti militarmente dai cosiddetti "omini verdi", mercenari senza mostrine, che la Russia ha sempre disconosciuto come propri militari, salvo dopo anni integrarli nel proprio esercito attraverso la Brigata Wagner. 

Cominciarono anche varie proteste della popolazione contro il governo fo russo in carica, oggettivamente corrotto. 

La versione russa, del "colpo di Stato" di Zelensky, è smentita dai fatti, perché le proteste, conosciute come rivoluzione di Maidan, iniziarono nel 2013, e portarono alla fuga di Janukovyč in Russia nel 2014. La causa di tali proteste fu la sospensione dell'accordo di adesione all'Unione Europea. 

In quell'anno, sempre "a difesa dei residenti di lingua russa (comunque cittadini ucraini) la Russia occupò e decise di annettere la Crimea. 

Ma tornando al Presidente destituito, questo venne sostituito ad interim, pur per poco tempo, da un altro membro del parlamento (Turčynov), nel frattempo si provvide ad indire nuove regolari elezioni, che portarono alla presidenza Petro Porosenko sempre nel 2014. 

Zelensky, arrivò alla presidenza 5 anni dopo, nel 2019, sconfiggendo il presidente in carica con regolari elezioni, supervisionate peraltro dall'OSCE (con ispettori sul posto), l'organismo Internazionale di cui la stessa Russia fa parte, ma che non fa più entrare nei propri territori. Quindi, di quale "colpo di mano" parlino i putiniani, e la propaganda russa, non si capisce... 

IL RESTO È CRONACA e anche oggi, come tutti i giorni, la Russia bombarda l'Ucraina, come fa da più di tre anni...

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20/3/2025 - 10:16

AUTORE:
Andrea Paganelli

Potremmo anche spingerci alle origini del mondo, e alla nascita della vita sulla terra, otterremmo ciò che abbiamo imparato, ovvero che le cose cambiano e si evolvono. Per gli scenari politici internazionali la cosa è un po' diversa, se è sbagliato fermarsi al contingente, è altrettanto sbagliato partire da molto lontano. Potremmo, ad esempio, prendere spunto dalla cultura Romana, che ha dominato il mondo conosciuto per quasi due millenni, considerando che continua a condizionare il mondo moderno ancora oggi, facendo ormai parte del DNA di molte civiltà. Che cosa dovremmo reclamare?
Oltre alle cose della storia, conta anche il tipo di approccio di chi esercita il potere in quel momento, e le azioni compiute aiutano a comprendere meglio il contesto. Solo per questo ho elencato l'atteggiamento riservato ai paesi che la Russia ha sempre "dominato", non certo per fare una lezione di storia quanto semmai per rendere evidente l'approccio, smentendo i propagandisti che badano a dire che la Russia si è sempre e solo difesa", tutto qua. Potrei fare (per evidenziare approcci diversi) l'esempio di Corrado Belci, chi era, mi si dirà? Era un deputato democristiano e giornalista che fu protagonista degli accordi di Osimo, la vicenda delle terre istriane con la Jugoslavia, nel dopoguerra. Dov'è il punto? Semplice era Istriano lui stesso, e certo non sarà stata facile per lui quel tipo di mediazione. Oggi però quel confine non esiste più, e i cittadini europei si spostano liberamente su quei territori.
Questo, solo per dire che, oltre alle condizioni oggettive, contano le persone. Putin non ragiona così, tra lui e Gorbacev ci sono differenze enormi, il secondo è stato un politico, il primo resta un militare, peraltro molto aggressivo e spregiudicato, abituato, per la sua lunga esperienza nel KGB a camminare anche fuori dalle leggi e dalle regole, militare soprattutto nella testa, che interpreta il mondo secondo quella chiave di lettura, essenzialmente fatta di sfere di influenza e dominazioni territoriali. Ha peraltro recuperato una versione culturale (molto gretta) che diffonde con la propria propaganda, secondo la quale il popolo russo è "superiore" agli altri (nell'ultimo discorso è arrivato a dire "Dio è con noi"), non a caso proprio nei tempi remoti citati, quelli degli Zar, gli ucraini venivano definiti i "russi piccoli". L'elencazione delle varie vicende dei vari paesi, che hanno provato la dominazione russa, serve solo a rendere evidente questo tipo di approccio rispetto all'esterno, come ho detto la storia (recente) serve non per dare lezioni ma per comprendere meglio un contesto, in sostanza un paese, che è già il più grande del mondo, che per sentirsi sicuro della sua "dominazione" ha bisogno di una serie di paesi, ai propri confini, da poter controllare militarmente. Ed è forse questo il problema, la risorsa militare quale ultimo appiglio per continuare ad esercitare un ruolo che non c'è più. L'economia Russa è oggi poco più grande di quella della Bulgaria, è di tipo primario (risorse minerarie ed estrattive), i prodotti russi non hanno alcun mercato, versa in condizioni di crisi economica con mutui a tassi di oltre il 20%, e una inflazione a due cifre. Il modo di inserirsi in ogni contesto internazionale, non è (anche per questo) basato su collaborazioni, partenariati etc. ma su interventi (nascosti o meno) e azioni militari. La Russia in sostanza non ha nessun tipo di attrattiva sugli altri paesi, che desiderano solo affrancarsi da quest'ultima Avrebbe semmai tutto l'interesse a puntare essa stessa sull'integrazione europea (in pace), facendone peraltro parte, mentre fa esattamente l'opposto e guarda all'Europa come un nemico. Gorbacev era tutt'altra cosa e Putin è deleterio per il proprio paese e per chi lo circonda. Degli "omini verdi" (che poi sono militari russi) sparsi nei vari paesi africani, ne parlo un altra volta.

17/3/2025 - 14:02

AUTORE:
Pedro

Più che la Storia poté la Geografia.
Agli albori della civiltà, 50 mila 30mila anni fa, le popolazioni dell’estremo oriente, attraverso lo stretto di Bering, ( Russia-Alaska) migrarono attraverso il continente delle Americhe: nord e sud, per essere considerati, sino alla scoperta dell’America (1492), i cosiddetti nativi americani…, con le loro culture e tradizioni. Furono annientati, dopo qualche millennio di “solitudine”, (1550-1900) dagli anglo-americani, spagnoli, portoghesi… (parliamo di pellerossa, indios, azechi, inca…ecc.) per esportare il “progresso”, le tradizioni e la civiltà degli europei.
Erano popoli con caratteristiche somatiche orientali e diverse dai popoli europei (indo caucasici.)
I popoli dei conquistatori occidentali hanno esportato ed imposto le loro/nostre tradizioni, i linguaggi e la religione ebraico-cristiana.
Non avvenne o avvenne solo parzialmente per quei popoli dell’estremo oriente, facenti parte dell’impero zarista russo, oggi Federazione Russa. Mentre la Russia europea, (Mosca- S. Pietroburgo…), pur mantenendo le tradizioni russe si è sempre sentita facente parte della cultura, delle tradizioni e delle vicende d’Europa.
Parliamo di una nazione federata con una estensione territoriale esagerata, con 9 o 10 fusi orari, dove a Rostov si fa colazione, mentre nella penisola Kamchatka si preparano per la nottata. Questa superficie enorme che delimita i confini della Federazione Russa (europea e asiatica) è abitata da decine di etnie, con culture, costumi, religioni …diverse. Senza dimenticare le ricchezze minerarie, forestali, faunistiche e floreali…
Se si prende in considerazione il periodo storico dell’era moderna, ( 1800-1945: la rivoluzione napoleonica, quella anglo-americana, e le ambizioni italiche, asburgiche e teutoniche), non si può negare che a partire da quei periodi della Storia occidentale moderna, ci siano state ambizioni espansionistiche. La conquista e la civilizzazione dei popoli conquistati è da secoli una peculiarità europea occidentale, e appartiene solo parzialmente alla Russia dell’Asia orientale.
Oggi chi è al potere in Russia, così come ai tempi dell’URSS, nell’era degli armamenti missilistici e nucleari, non tollera ai propri confini occidentali o meridionali, nazioni, i cui governi si espongano attraverso alleanze, in modo ostile, a torto o a ragione.
PS: Caterina II la Grande (1729- 1795), la zarina che fece grande e civile la Russia degli Zar era di origine tedesche o polacche: (nata a Stettino oggi Polonia).
La Rivoluzione russa del 1917 che fece “tremare l’Europa” (prima nazione europea ad estendere il voto politico elettorale alle donne), ancora oggi resta un evento storico politico divisivo, in Europa e nel mondo.