Un paese che amo, il paese della mia mamma.Anche ora quando vado a RIPAFRATTA sono la figlia della "Cocca".
Un paese con una storia importante che conserva vestigia di grande rilievo.
Un paese rimasto inalterato nel tempo, non ci sono insediamenti nuovi, potrebbe essere il set di film d'epoca perché anche le case, le facciate conservano la patina del tempo.Un paese che è ancora comunità.
Nell'ambito delle celebrazioni dell'ottantesimo anniversario della Liberazione, al Fortino si presenta venerdi 4 alle 18 il libro di Franco Poggianti “Il magnifico Cecè”, edito da Effigi.
Franco Poggianti è un veterano: un giornalista “scafato” che ha lavorato a Paese Sera, alla Rai (ha diretto la redazione toscana di RAI 3); ha tenuto corsi di giornalismo, è perfino passato dall'ufficio stampa del PCI ai tempi di Berlinguer.
Questa è la prima volta che si cimenta con un racconto, un romanzo vero, altro che “quasi “ come l'Autore premette nel titolo.
E' il racconto che fa Eugenia, una giovane donna, ricostruendo la storia della vita, della morte e il lungo viaggio attraverso il fascismo del prozio Giuseppe Celani, un patrizio romano, un conte, assassinato alle Fosse Ardeatine il 24 marzo 1944.
Sono bellissime le pagine in cui si racconta del “disagio estetico” che il conte prova nei confronti del regime: “Troppo chiassosi – dice – troppo arroganti, troppo beceri. In una parola: volgari.
Detesta le loro divise lugubri, l’ostentazione della virilità, il gusto della prevaricazione, l’esaltazione della violenza.
Trova di pessimo gusto le canzonacce sguaiate, il menefrego, il minchione, gli schiaffi distribuiti a chi non fa scattare il braccio a molla nel salutoalduce, il sostanziale disprezzo per le donne, il piace- re sadico nell’umiliare i più deboli. Lo infastidisce quel camminare a petto in fuori col torace gonfio d’aria, il vociare scomposto, il voler avere sempre l’ultima parola...”
Nel frattempo il conte conduce la sua vita da “gagà”, fra gioco d’azzardo, gare automobilistiche, vita notturna nei tabarin e donne, motivo per cui gli amici gli hanno affibbiato il nomignolo di “Bellissimo Cecè”, come un personaggio di Tofano disegnato sul Corriere dei Piccoli.
Il racconto consente a Poggianti di restituirci, insieme ad una storia particolare e dimenticata, la più storia del nostro Paese di quegli anni, di quella incredibile epoca in cui un popolo intero, o quasi, si lasciò ingannare e infatuare, cedendo a pratiche di idiozia collettiva, fino alla tragedia della guerra.
Sulla vicenda delle Fosse Ardeatine, di cui Celani sarà infine une delle vittime, il racconto di Poggianti è dettagliato e spietato, in qualche modo inedito per il riferimento a fatti che forse sono romanzati, ma forse no, forse sono veri ed è come se accadessero ancora, tanto la narrazione è capace di indignarci.
Venerdi 4 aprile Franco Poggianti sarà al Fortino, per presentare il suo libro. Dialogherà con Cristiana Torti e con Paolo Fontanelli.
Il volume, edito da Effigi, sarà disponibile, grazie alla presenza della libreria Erasmo di Enrico Stampacchia.
Si consiglia di prenotare allo 050 36195