Un paese che amo, il paese della mia mamma.Anche ora quando vado a RIPAFRATTA sono la figlia della "Cocca".
Un paese con una storia importante che conserva vestigia di grande rilievo.
Un paese rimasto inalterato nel tempo, non ci sono insediamenti nuovi, potrebbe essere il set di film d'epoca perché anche le case, le facciate conservano la patina del tempo.Un paese che è ancora comunità.
È l’ora di rimboccassi le maniche!
Oh via, è arrivato il momento di dà una ravanata al terreno: via le erbacce, si gira la terra, si ammolla un po’ di concime… insomma, s’inizia a pensà alla semina!
Che tu abbia un pezzetto d’orto, un giardinetto o anche solo du’ vasi sul terrazzo, non fa differenza: ognuna può dàr vita a qualcosa di verde, bello e buono.
Un orticello, anche piccino, è una gran bella soddisfazione: ti insegna a risparmià, a mangià sano, e ti fa vede con gli occhi tuoi come nasce e cresce una pianta, giorno dopo giorno.
E poi diciamocelo: in mezzo a tutto ‘sto correre, tornà a sporcassi le mani di terra è un modo per respirà, per ritrovassi un po’di più.
Far l’orto, anche in città, è quasi un gesto ribelle: è un modo per riprendeci il tempo, per ricorda’ che le cose belle si fanno con pazienza e con amore. Ogni zucchina, ogni pomodoro, ogni ciuffo di basilico è un sì alla lentezza, alla libertà e alla cura.
Chi impara a coltivà, impara anche a mette radici. E la terra, si sa, ha sempre parlato alle donne e loro hanno sempre saputo come si fa a ascoltalla, a curalla, a rispettalla. È una memoria antica, che va tenuta viva.
E così, mentre i semini crescono e diventano piante belle rigogliose, lasciamo che spuntino anche altri semi: quelli del cambiamento, della consapevolezza, dell’aiuto reciproco.
Perché coltivà, in fondo, è anche un modo per volerci bene tra di noi e soprattutto a trattà meglio questo nostro pianeta che ci ospita.
Paola Magli