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Un paese che amo, il paese della mia mamma.Anche ora quando vado a RIPAFRATTA  sono la figlia della "Cocca".

Un paese con una storia importante che conserva vestigia di grande rilievo.

Un paese rimasto inalterato nel tempo, non ci sono insediamenti nuovi, potrebbe essere il set di film d'epoca perché  anche le case, le facciate conservano la patina del tempo.Un paese che è  ancora comunità.  

. . . come minimo si risponde due volte altrimenti .....
. . . siamo a M@ sterchief. Sono anni che giri/ ate .....
. . . Velardi arriva buon ultimo.
Il primo fu il .....
Nulla obbligò a buttar giu il Conte 2, se non la .....
per pubblicare scrivere a: spaziodonnarubr@gmail.com
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Incontrati per caso...
di Valdo Mori
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di Angela Baldoni
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Incontrati per caso...
di Valdo Mori
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Qualcuno mi sa dire perche' rincoglionire
viene considerato un inevitabile passaggio
alla fine del faticoso viaggio
vissuto da tutti con coraggio?
Il .....
tutta la zona:
piscina ex albergo
tutto in stato di abbandono

zona SAN GIULIANO TERME
vergogna
di Umberto Mosso
BASTA! SIA ALLE GUERRE, SIA AI FINTI PACIFISTI.

13/4/2025 - 20:25

BASTA! SIA ALLE GUERRE, SIA AI FINTI PACIFISTI.


E’ impressionante leggere tante brave persone sollecitare una condanna del governo israeliano per le stragi a Gaza e non sentire nessuna di loro dire una sola parola di condanna per la strage del popolo ucraino ad opera del governo russo, né per le vittime del 7 ottobre.
Qui ho pubblicato a più riprese note critiche e aperte proteste contro le decisioni del governo Netanyahu, riprendendo anche le voci dall’interno di Israele e del mondo ebraico contro la politica della destra confessionale, che si garantisce la permanenza al potere prolungando la guerra .
Proseguo pubblicando di seguito un articolo di David Grossman uscito sul New York Times un anno fa. Perché è ancora attuale e sta ad indicare che, nonostante tutto, in Israele è ancora viva la fiamma della democrazia e dell’umanità. Che c’è da sperare che prima o poi prevalga.
Quelle parole dovrebbero incoraggiare tutti a liberarsi della schiavitù ideologica e a ridare un senso umano alle battaglie per la pace.
Invece non ho trovato la stessa onestà nei profili “pacifisti” social. Alla giusta protesta per l’uccisione di bambini e civili palestinesi, sono anni che oppongono il silenzio e si girano dando le spalle ai bambini e ai civili uccisi dai russi in Ucraina e alle vittime innocenti di Hamas.
Non hanno nessuna credibilità quando accusano gli altri di non vedere Gaza mentre, senza alcuna vergogna, non solo non vedono i crimini di Hamas, ma chiedono che il popolo Ucraino sia disarmato e consegnato ai suoi aguzzini. Una condanna a morte di massa della quale vorrebbero emettere sentenza. Davvero pietà l’è morta!
******
DAVID GROSSMAN, dal New York Times del 1 marzo 2024:
“I palestinesi faranno i conti da soli. Io, come israeliano, mi chiedo che tipo di persone saremo quando la guerra finirà. Dove indirizzeremo il nostro senso di colpa – se saremo abbastanza coraggiosi da provarlo per ciò che abbiamo inflitto a palestinesi innocenti? Per le migliaia di bambini che abbiamo ucciso. Per le famiglie che abbiamo distrutto.
E come impareremo, per non essere mai più sorpresi, a vivere una vita piena sul filo del rasoio? Ma quanti vogliono vivere la propria vita e crescere i propri figli sul filo del rasoio? E quale prezzo pagheremo per vivere in costante vigilanza e sospetto, in perenne paura? Chi di noi deciderà di non voler – o di non poter – vivere la vita di un eterno soldato, di uno spartano?
Chi resterà qui in Israele, e quelli che resteranno saranno i più estremi, i più fanaticamente religiosi, nazionalisti, razzisti? Siamo condannati a guardare, paralizzati, mentre l’audacia, la creatività, l’unicità di Israele viene gradualmente assorbita nella tragica ferita dell’ebraismo?
Queste domande probabilmente accompagneranno Israele per anni. Esiste, tuttavia, la possibilità che una realtà radicalmente diversa sorga per contrastarle. Forse il riconoscimento che questa guerra non può essere vinta e, inoltre, che non possiamo sostenere l’occupazione all’infinito, costringerà entrambe le parti ad accettare una soluzione a due Stati che, nonostante i suoi svantaggi e i suoi rischi (primo fra tutti, che Hamas prenda il controllo della Palestina in un’elezione democratica), è ancora l’unica praticabile?
Questo è anche il momento per gli Stati che possono esercitare un’influenza sulle due parti di usarla. Non è il momento della politica spicciola e della diplomazia cinica. È un momento raro in cui un’onda d’urto come quella che abbiamo vissuto il 7 ottobre ha il potere di rimodellare la realtà. I Paesi coinvolti nel conflitto non vedono che israeliani e palestinesi non sono più in grado di salvarsi da soli?
I prossimi mesi determineranno il destino di due popoli. Scopriremo se il conflitto che dura da più di un secolo è maturo per una risoluzione ragionevole, morale e umana.
È tragico che questo avvenga – se davvero avverrà – non per speranza ed entusiasmo, ma per stanchezza e disperazione. D’altra parte, questo è lo stato d’animo che spesso porta i nemici a riconciliarsi, e oggi è tutto ciò che possiamo sperare. E quindi ci accontenteremo. Sembra che abbiamo dovuto attraversare l’inferno stesso per arrivare al luogo da cui si può vedere, in una giornata eccezionalmente luminosa, il bordo lontano del cielo.”
David Grossman





















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