L'analisi del nuovo articolo di Franco Gabbani si sposta questa volta nel mondo di un associazionismo antesignano, le confraternite, necessarie per togliere dall'isolamento e dal mutismo le popolazioni delle campagne, anche se basate esclusivamente sui pricipi della religione.
E d'altra parte, le confraternite, sia pur "laiche", erano sottoposte alla guida del parroco.Sono state comunque i primi strumenti non solo di carità per i più bisognosi, ma soprattutto le prime esperienze di protezione sociale verso contadini ed operai.
Questa mattina alcuni tecnici del Parco (Francesca Logli responsabile settore forestale), della provincia (Alberto Panicucci responsabile settore forestale) e dell'Arpat (Gabriele Gilli esperto fitopatologico,) accompagnati da un componente la Famiglia (Iacopo Salviati), si sono recati a verificare quello da noi esposto in questo giornale il 20 settembre.
Si prende nota ben volentieri dell'interesse che le istituzioni, naturalistiche chiamiamole, hanno mostrato per questo Monumento del parco e dell'intera nostra comunità.
Dopo aver visto nell'articolo precedente la maestosità della Quercia del Cinto, con i suoi grandi rami e la chioma allargata e fronduta, nel lontano 1970, eccovi ora lo stato attuale.
Gli esperti intervenuti hanno preso l'impegno di lavorare congiuntamente per cercare di salvare lo storico esemplare.
Noi lo crediamo sinceramente e ringraziamo a nome di coloro che sono stati, almeno una volta, all'ombra del pluricentenario albero.
u.m.