Il 15 novembre p.v. L'Amministrazione Comunale di San Giuliano Terme apre la stagione del Teatro Rossini di Pontasserchio, con la direzione artistica di Martina Favilla - Presidente dell’Associazione Antitesi Teatro Circo. Una proposta artistica originale e di grande rilevanza, sostenuta dal Comune di San Giuliano Terme, Regione Toscana, Ministero della Cultura, che posiziona la città di San Giuliano Terme come area della cultura e della multidisciplinarietà con particolare attenzione all’inclusione sociale e alle nuove generazioni, con metodologie innovative.
Il proverbio di oggi:
Meglio una mano….
che cento consigli!
Il modo di dire:
Da che pulpito viene la predica!
Frase che ha lo stesso significato di un’altra frase dialettale “cencio dice male di straccio” che in italiano potrebbe tradursi con “senti chi parla!”
Dal libro “Le parole di ieri” di G.Pardini
Lett: PUNTATA. [Colpo di punta. Parte di un’opera che si pubblica ad intervalli].
In dialetto aveva anche il significato di pugno, cazzotto.
“Ti stiocco ‘na puntata!” rappresentava un approccio assai più minaccioso di “ti do’ un pugno”.
Il termine è equivalente a picchio, muglione, lecca, golino.
Lett: PUNTO. [In frase negativa niente affatto].
Stranissimo modo, ma molto efficace, di indicare una negazione: niente, per niente.
“Un ce n’ho punto!”: non ne ho per niente!
"Un mi garbi punto!": non mi piaci per niente. In questo caso la frase non va intesa in senso negativo, di critica, bensì in senso moderatamnete affettivo, cioe una preoccupazione per la salute, per un comportamento o altro.
“T’è garbato?” “Punto!”, in questo caso, invece, ha un significato di totale negatività.
“Un i stò punto bene!” : non mi sento per niente bene!
“Un ci si vede punto” : non ci si vede per niente!
Da notare la costante sostituzione del “non” con il dialettale “’un”.
Lett: nc.
Non esiste un corrispettivo italiano a questo termine indicante, in Toscana, il seno femminile.
Probabilmente originato dall’atto del poppare (puppare) dalle mammelle, trova in altri dialetti espressioni diverse come poppe, cioccie, zinne, tette.
Quest’ultimo è il termine attualmente più utilizzato in campo nazionale grazie anche al largo uso che se ne fa in spettacoli cinematografici e televisivi. Un argine a questo dilagare è stato tentato, alcuni anni or sono, da Francesco Nuti con la canzone “Tu c’hai le puppe a pera” che ha avuto
un discreto successo tuttavia il termine puppe non ha avuto, in campo nazionale, quel consenso ottenuto da altri termini dialettali toscani (vedi trombare).
Di puppe vogliamo ricordare anche alcune sue curiose variazioni labroniche: puppemoscie, puppallegre (quelle ciondolanti nel cammino), puppeghiacce, puppemorte (puppe delle suore), puppecee (senza capezzolo).
Il lemma “tette” rimane quindi quello più utilizzato in campo nazionale pur rimanendo convinti della superiorità del nostro puppe, voce che ha una sonorità ed una rotondità che meglio si adatta ad esprimere la bellezza e dolcezza del seno femminile.
Curiosa variante è il lucchese “puppore”.
Piazza della Pupporona è una piazzetta del centro storico di Lucca che prende il nome da una statua di una figura femminile col seno scoperto.
Nota: la foto dei Balilla sul lungarno di Pisa è stata gentilmente concessa da Alberto Giuntini