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Una vicenda tutta personale viene descritta in questo nuovo articolo di Franco Gabbani, una storia che ci offre un preciso quadro sulla leva per l'esercito di Napoleone, in grado di "vincere al solo apparire", ma che descrive anche le situazioni sociali del tempo e le scorciatoie per evitare ai rampolli di famiglie facoltose il grandissimo rischio di partire per la guerra, una delle tante. 

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Molina di Quosa, 8 luglio
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Casciana Terme Lari-Pontedera, 12 luglio-3 agosto
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San Giuliano Terme, 30 giugno
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Marina di Vecchiano -giovedi 4 luglio
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Circolo ARCI Migliarino-6 luglio
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Alzarmi prestissimo al mattino
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esco subito in giardino
e abbevero i fiori
Mi godo la piacevole
sensazione
del frescolino .....
Nel paese di Pontasserchio la circolazione è definita "centro abitato", quindi ci sono i 50km/ h max

Da dopo la Conad ci sono ancora i 50km/ h fino .....
PISA
Giacomo Sanavio: il paesaggio bene comune, riflessioni sul governo del territorio

26/10/2010 - 7:38

Territorio e paesaggio: beni comuni.

Riflessioni e spunti di lavoro per il governo del territorio

 

 

 

 

PISA - Perché abbiamo voluto organizzare questo momento di riflessione su territorio e paesaggio, quali beni comuni? A seguito dell’approvazione del Piano di Indirizzo Territoriale da parte della Regione Toscana, del Regolamento di attuazione relativo al territorio rurale e dell’ulteriore adozione del PIT con valenza paesaggistica, abbiamo ritenuto necessario organizzare un momento di riflessione utile a porre le basi politico-culturali sulle quali avviare un procedimento di variante di manutenzione del Piano Territoriale di Coordinamento relativamente al territorio rurale. Questa riflessione si rende, poi, necessaria per l’applicazione della nuova normativa regionale in materia di agriturismo e addirittura urgente, intorno alla necessità di individuare una specifica disciplina sulle localizzazioni degli impianti per la produzione di energia da fonti rinnovabili da inserire nel Piano energetico provinciale, utile a salvaguardare terre fertili e paesaggio. In una necessaria visione d’insieme, appunto, che emerge con chiarezza dalla lettura dell’art. 9 della Costituzione Italiana, citato anche nel programma della giornata di studio.

 

I recenti fatti di cronaca (e, purtroppo, non solo quelli) relativi agli eventi calamitosi causati dalle precipitazioni atmosferiche in Liguria e in altre parti del paese, le pesanti conseguenze sul piano ambientale ed idrogeologico, testimoniano di scelte poco oculate nell’uso del suolo e raccontano di un territorio violentato, ponendo con evidenza l’assoluta attualità del tema del governo del territorio.

Veniamo a ragionare di "casa nostra". I dati sul consumo di suolo in Provincia di Pisa tra il 1995 e il 2005, seppure con dimensioni non eclatanti, testimoniano di un progressivo disallineamento tra il consumo di suolo a fini edificatori e la crescita della popolazione residente e dell’occupazione industriale: a fronte di una crescita in termini percentuali della popolazione del 3,18% ed un dato invariato dell’occupazione industriale, nel decennio analizzato si registra un aumento di suolo urbanizzato a fini produttivi del 78,38% e a fini residenziali del 9,50% (differenza di suolo urbanizzato totale del periodo +20,46%). La ovvia conseguenza è l’erosione del territorio rurale in modo diretto ed indiretto, con impatti sui consumi di energia e di risorse territoriali, conseguenze sulle emissioni di gas serra e, quindi, sui cambiamenti climatici; inutili consumi di suolo, se il risultato è la presenza di capannoni vuoti ed appartamenti invenduti. Se è di rendita che si tratta, più che di risposta ai bisogni, ci siamo forse dimenticati che l’origine della crisi finanziaria ed economica mondiale sta proprio nelle conseguenze della speculazione edilizia e nella rendita fondiaria?

 

E’ a partire da queste considerazione ed alla luce di queste valutazioni che si rende necessario un vero e proprio cambiamento politico-culturale. Lo sviluppo economico non può prescindere dal territorio e dalla sua centralità; né dal riconoscimento della su importante funzione sociale e collettiva.

Il territorio non è solo il suolo e la società che vi vive, ma il vero e proprio patrimonio (fisico, sociale, culturale) di cui dispone una Comunità; il valore aggiunto collettivo che, se valorizzato e difeso piuttosto che consumato e distrutto, rappresenta la risorsa fondamentale per lo sviluppo e la qualità della vita delle comunità.

 

Il paesaggio, poi, deve assumere sempre più il ruolo di riferimento territoriale per un corretto uso delle risorse. L’acqua, il suolo, la città, le infrastrutture, i paesaggi, la campagna, le foreste, gli spazi pubblici sono beni da trattare in un’ottica qualitativa e non solo quantitativa. Sono i caratteri peculiari attraverso i quali si possono superare e risolvere le più importanti crisi ecologiche (salute, clima, alimentazione, energia, biodiversità…). Ma per fare questo, allora, territorio e paesaggio devono tornare ad essere centrali nelle politiche pubbliche, ed essere considerati e riconosciuti quali beni comuni, beni cioè che non possono essere né venduti né usucapiti. In riferimento ai compiti di programmazione, il territorio deve essere considerato un bene pubblico, in quanto esso costituisce l’ambiente essenziale alla riproduzione materiale della vita umana ed al realizzarsi delle relazioni socio-culturali e della vita pubblica. Trattarli infatti come beni pubblici non è più sufficiente. Per fare cassa, ormai, si vendono anche i beni demaniali, rischio tra l’altro accentuato anche da un "certo" federalismo demaniale"!

 

Torna centrale di conseguenza la funzione del governo del territorio e quindi l’attività di pianificazione, in quanto unico strumento in grado di attenuare – anche se non risolvere – il conflitto tra rendita ed interesse collettivo.

Essendo il territorio rurale quello soggetto ad erosione, è proprio a partire dalla specificità dello stesso territorio rurale (inteso come spazio agroforestale) che occorre avviare qualsiasi riflessione in materia di pianificazione. I territori rurali sono il luogo della conservazione e riproduzione delle risorse naturali ed, allo stesso tempo, il luogo della produzione del cibo. Le terre fertili sono una risorsa limitata e non rinnovabile sottoposta a forti rischi. In Italia negli ultimi 40 anni abbiamo perso 5 milioni di ettari di terreni agricoli; in Provincia di Pisa, circa 2000 ettari in 10 anni. I rischi pertanto per una emergenza alimentare sono già visibili: il fabbisogno del consumo alimentare italiano necessita di 48 milioni di ettari di Superficie Agricola Utilizzabile; l’Italia dispone solo di 16 milioni di ettari di SAU. Accanto a questo dato, vanno aggiunti gli impatti del modello di produzione agricola industriale; un modello fortemente energivoro, che consuma circa il 60% dell’acqua potabile disponibile sul pianeta, orientato al mercato, "fatto per vendere" in grandi quantità, in qualunque stagione; che, incentivato dalle regole della globalizzazione applicate all’agricoltura, determina evidenti contraddizioni e conseguenze sul piano sociale ed ambientale in termini di inquinamento conseguente alle necessità di spostamento delle merci, consumo delle risorse, perdita di biodiversità.

 

Grandi città come New York (e non solo) stanno dedicando una crescente attenzione nei confronti di questi temi. A New York in particolare, a partire dall’analisi dei dati sanitari, si sta procedendo con finanziamento pubblico alla riapertura delle botteghe di quartiere con vendita di cibi freschi. Come Amministrazione Provinciale pisana, a partire dalle iniziative collettive nate in questi ultimi anni in forma spontanea o su impulso delle Amministrazioni locali (mercati locali, botteghe di produttori, GAS, progetti di informazione e sensibilizzazione nelle scuole) abbiamo avviato il percorso per la definizione, strutturazione e successiva adozione del Piano del Cibo del territorio provinciale, con cui ci proponiamo di mettere in relazione e di costruire quella rete di reciproca "utilità" tra i bisogni delle comunità locali e la capacità produttiva del sistema locale, facendo emergere quei legami (ora non visibili) che ci sono, allo scopo di rafforzare l’efficacia delle iniziative e rispondere a due esigenze: la tutela della salute e della qualità della vita dei cittadini da una parte; la strutturazione di un modello economico locale soddisfacente per le aziende dei nostri territori dall’altra. E’ una questione di salute e di qualità della vita dei cittadini, non solo di un problema sul piano ambientale.

 

Accanto ai rischi legati all’emergenza alimentare ci sono quelli, a cui accennavamo all’inizio, connessi all’incentivazione della diffusione degli impianti per la produzione di energia da fonti rinnovabili, rispetto alle quali c’è assoluta necessità di una specifica disciplina sulle localizzazioni che salvaguardi terre fertili e paesaggio (come dice, appunto, l’art. 9 della Costituzione Italiana).

Si sta aprendo una nuova stagione nel governo del territorio in Regione Toscana basata sui seguenti indirizzi espressi dal Presidente Rossi: contenimento del consumo di suolo; nuovo rapporto tra i livelli di governo; centralità del territorio nel nuovo Piano Regionale di Sviluppo. Il Piano di Indirizzo Territoriale, nella sua valenza di Piano paesaggistico regionale, in vari punti evidenzia la necessità impellente di tutelare il paesaggio agrario, evitando di realizzare opere ed infrastrutture, che contrastino con i connotati identitari dello stesso. La strada è indicata e noi intendiamo seguirla! Auspicando anche un processo di revisione normativa della Legge regionale 1, recuperando alcuni aspetti meglio esplicitati nella Legge 5. Quindi, rilancio della pianificazione urbanistica e territoriale, in base a principi (e quindi regole) di coesione territoriale e sociale che pongano al centro proprio il controllo dell’uso e del consumo di suolo.

Chi sono i nemici di un equilibrato governo del territorio?

 

Intanto tutti coloro che negano ruolo e necessità delle stesse Province, che sono l’ente appropriato per una pianificazione di area vasta (il livello individuato dall’Unione Europea per le politiche integrate di sviluppo territoriale);

La deregulation urbanistica. Il mercato non può assicurare la fornitura di beni pubblici, soprattutto in presenza di presupposti di irreversibilità delle scelte (il terreno urbanizzato è irrimediabilmente sottratto alla naturalità) e di produzione di esternalità che non vengono minimamente prese in considerazione se non produttive di costi o ricavi aggiuntivi; oltretutto, i mercati immobiliari sono nelle mani di troppo pochi soggetti;

La crisi della finanza pubblica, che rischia di accentuare il ricorso agli oneri di urbanizzazione o la vendita del patrimonio come uniche fonti di finanziamento per gli Enti Locali per garantire servizi alle comunità o per realizzare gli investimenti infrastrutturali.

Quali sono, invece, i possibili rimedi?

Sul piano culturale

, occorre recuperare il senso della centralità del territorio e comprendere che esiste un "limite" ecologico e sociale al consumo delle risorse naturali. Quel che serve è un diverso rapporto tra uomo e ambiente.

Sul piano normativo

, occorre definire con chiarezza i livelli di pianificazione, le competenze esclusive e la cogenza degli strumenti di programmazione. Particolare attenzione va posta ai rischi legati ad una eccessiva smania di "semplificazione" delle procedure. Non sempre i processi di semplificazione sono di per sé un bene, ad esempio: riducendo eccessivamente il numero degli attori pubblici coinvolti nel processo decisionale si può correre il rischio di una maggiore frammentazione e di una eccessiva competizione tra territori comunali.

 

Sul piano operativo

, occorre favorire l’associazionismo volontario intercomunale, da realizzarsi in materia di pianificazione con coraggio e coerenza delle scelte. La pianificazione non deve tradursi in una "sommatoria dei desiderata" delle singole amministrazioni e deve prevedere nelle scelte la partecipazione e il contributo delle Comunità locali e delle reti sociali. Rispetto a questo aspetto, in Provincia di Pisa sono state avviate l’esperienza del Piano strutturale dell’area Pisana e l’Accordo di Pianificazione dell’Unione dei comuni della Valdera. La possibilità di garantire successo a tali innovative esperienze dipenderà molto dalla messa in pratica di serie politiche di perequazione. Tali politiche non dovranno basarsi sulla redistribuzione delle scelte urbanistiche, ma sull’acquisizione di una parte delle entrate da sviluppo territoriale ripartite anche fra i Comuni che non hanno visto crescere le urbanizzazioni sul proprio territorio (ad esempio, attraverso la gestione associata di funzioni o forme consortili di gestione delle aree per insediamenti). Le scelte urbanistiche, la gestione delle funzioni e gli strumenti devono essere definiti a livello di area, superando il limite di una visione "di campanile". Sempre sul piano operativo, occorre un PTC che pianifichi territorio e risorse ambientali e che dia una "visione territoriale" unitaria e strategica e che non sia un "libro di suggestioni" senza alcuna cogenza, come, purtroppo, lo ha disegnato la L.R.1.

La giornata di lavoro dello scorso 7 ottobre ha voluto rappresentare un contributo al dibattito politico-culturale generale; ma anche l’occasione per una riflessione per il nostro comune lavoro. Un’occasione di ascolto per imparare. Perché per governare, bisogna innanzitutto conoscere e per conoscere, bisogna innanzitutto studiare, anche ascoltando riflessioni e contributi di alto valore culturale e scientifico.

Giacomo Sanavio

Assessore pianificazione territoriale e urbanistica

Provincia di Pisa

 

 

 

 

 

Fonte: Comunicato
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