Il 15 novembre p.v. L'Amministrazione Comunale di San Giuliano Terme apre la stagione del Teatro Rossini di Pontasserchio, con la direzione artistica di Martina Favilla - Presidente dell’Associazione Antitesi Teatro Circo. Una proposta artistica originale e di grande rilevanza, sostenuta dal Comune di San Giuliano Terme, Regione Toscana, Ministero della Cultura, che posiziona la città di San Giuliano Terme come area della cultura e della multidisciplinarietà con particolare attenzione all’inclusione sociale e alle nuove generazioni, con metodologie innovative.
Una nuova rubrica leggera per far rivedere, se non ricordare, la vecchia pubblicità che appariva, a volte invadente, nei quotidiani e nelle riviste di poco dopo l'inizio del ventesimo secolo.
Molte delle nostre rubriche settimanali hanno la loro uscita nel giorno di domenica, giorno sacro e perfetto per antonomasia, momento adatto per una lettura più “rilassante” dopo le beghe lavorative della settimana e l’assillo politicizzante dei media.
Cominciamo con quello che è il re di questa stagione: il nettare degli dei, il vino e cominciamo, ovviamente dirà qualcuni, da Migliarino.
Già perché da Migliarino è cominciata la fortuna di uno dei vini più ricercati d’Italia: il Sassicaia.
La storia è questa:
negli anni cinquanta Veronelli scrisse un libro, ora introvabile, dedicato a “I Vini d’Italia” dove riporta una curiosa notizia ripresa da uno scritto del veneto Cibotto. Questi scriveva che era stato nella villa Salviati dove si era spenta da poco Franca Florio, la “regina” di Palermo, ospite della figlia Igiea sposata ad Averardo Salviati.
Cibotto parla anche del vecchio duca Pietro, il più formidabile collezionista di multe dell’automobilismo italiano della sua epoca.
E soprattutto loda il vino dei duchi ottenuto dalle viti di Cabernet. Il vino si chiamava “Marie” in onore della madre di Pietro che aveva avuto quel vitigno da Bordeaux.
Ebbene, il marchese Mario Incisa, quando decise di fare un gran vino rosso nella tenuta acquisita a Bolgheri sposando Clarice della Gherardesca, mise a dimora sulle pendici di Castiglioncello le piantine del Cabernet ricevute dai suoi amici Salviati.
Nacque così il celebre Sassicaia.
Passiamo ora ad un altro vino nostrale di Avane, senza nomi altisonanti ma ottimo prodotto e poi ad un altro vanto italiano: il Brolio.
Siamo nel Chianti, terra madre di tutti i vini e precisamente a Brolio che, circondata da imponenti bastioni, esisteva già nel IX secolo. Il suo nome deriva dal germanico “broilo” che significa “orto” e ci testimonia che al tempo del ducato longobardo di Tuscia esisteva qui uno stanziamento. Dal 1141 il castello appartiene alla famiglia Ricasoli. Già a quell’epoca l’economia di queste grandi tenute si basava sulla vite e l’olivo, per arrivare nel Seicento quando Brolio esportava vino fino in Olanda.
In un documento del 1696 conservato negli archivi di famiglia, il barone Ricasoli dichiara davanti a un notaio che una botte caricata su una nave a Livorno contiene veramente vino di Brolio. Una lettera di un mercante inglese del 1722 ci fa sapere che il vino di Brolio è molto apprezzato dal Duca di Norfolk, favorito della Regina.
Nell'Ottocento a Brolio abitava il Barone Bettino Ricasoli. Dopo anni vissuti in campagna, Bettino svolse un importante ruolo politico che ne fece uno degli artefici dell’unità italiana. Nel 1859 fece votare l’annessione del Granducato di Toscana al Piemonte diventando Presidente del Consiglio del nuovo Regno d’Italia alla morte di Cavour. Veniva chiamato il “Barone di ferro” per la sua inflessibilità, ma era rispettatissimo anche dai suoi avversari per la sua integrità morale. Il suo “siamo onesti!” è diventato proverbiale.
Negli stessi anni di questa pubblicità apparve sulle riviste anche questo vino abbinato alla “Lotteria di Tripoli” a quel tempo facente parte dell’impero coloniale italiano.
Non vi azzardate a chiedere un “rosso” al Bertocchini!
Lui commercia solo vino nero, non rosso!