In questo nuovo articolo di Franco Gabbani viene trattato un argomento basilare per la società dell'epoca, la crescita culturale della popolazione e dei lavoratori, destinati nella stragrande maggioranza ad un completo analfabetismo, e, anzi, il progresso culturale, peraltro ancora a livelli infinitesimali, era totalmente avversato dalle classi governanti e abbienti, per le quali la popolazione delle campagne era destinata esclusivamente ai lavori agricoli, ed inoltre la cultura era vista come strumento rivoluzionario.
LUNGOMONTE - Si è ucciso un bambino di undici anni e mezzo impiccandosi con una cintura nella cameretta del fratello più piccolo. Si chiamava Filippo, era studente di seconda media; primo della classe, bambino speciale che eccelleva un po’ in tutto.
Ieri è tornato a casa e in silenzio, con chissà quale sofferenza repressa e taciuta a tutti, ha pianificato la sua fine. Si è ucciso. Era sciopero e la scuola era finita prima, intorno alle 11. A casa non c’era nessuno. La mamma, Elisabetta, infermiera, e il suo compagno, Andrea, erano al lavoro. E il bambino più piccolo, nato dalla loro unione, era all’asilo. Col papà, Riccardo, si sentiva più volte al giorno e si era sentito al telefono al mattino. Filippo è rientrato, si è chiuso a chiave dentro, ha risposto alla telefonata di controllo della mamma, poi ha scritto un biglietto ai suoi, se lo è messo in tasca ed è andato nella cameretta del fratello. Ha preso una cintura, l’ha stretta attorno al collo, l’ha attaccata alla culla del fratellino e si è lasciato andare a terra, seduto. Si è impiccato così.
Così lo ha trovato il compagno della mamma, che poco prima dell’una ha bussato a lungo alla porta di casa, un terra-tetto, senza ricevere risposta. Poi, intuendo che qualcosa di terribile poteva essere accaduto, ha preso una scala e l’ha attaccata alla facciata ed è entrato in casa forzando la finestra della cameretta, al primo piano. La scoperta del corpo del bambino è stata annunciata da un urlo lacerante che ha richiamato i vicini. L’uomo ha chiesto aiuto, ha telefonato al 118, poi ha liberato Filippo dalla stretta intorno al collo e, sconvolto, ha cercato di rianimarlo, come i soccorritori arrivati poco dopo. Ma non c’è stato nulla da da fare: anche secondo il medico legale, la morte del bambino risalirebbe a più di mezz’ora prima. Eppure Filippo, insieme a due compagni di scuola, aveva progettato una gita in bici: dovevano sentirsi verso le 11.30. Ma il programma era cambiato in corsa, una volta usciti di scuola, perchè la mamma di uno dei due non aveva accordato il permesso. La gita non si faceva più e Andrea, uno dei due amici con cui si era accordato, aveva provato a chiamarlo, per avvisarlo o per decidere per un piano B. Ma Filippo buttava giù il telefono. Rispondeva alle chiamate dell’amico e chiudeva. Un comportamento apparso dapprima incomprensibile, ma fin troppo chiaro dopo, una volta scoperta la disgrazia,